L’ultima rivelazione?
Detto moderno
Quando si tratta di parlare di un seguito è sempre difficile scegliere come impostare il discorso. Infatti, anche sforzandosi, si rischia di fare un confronto uno: uno con il precedente limitandosi a controllare quali siano state le migliorie, se i difetti che si erano riscontrati nel primo capitolo sono stati corretti, e così via. Il compito si fa tremendamente arduo quando ci si trova di fronte titoli come quello di questo mese. Tomb Raider – The Last Revelation è, infatti, il QUARTO capitolo di una saga cominciata all’incirca nel 1996. In quell’anno la mitica Core (già autrice di un capolavoro della mia infanzia, il grande RPG nordico Heimdall, con relativo seguito di minor tono) decise che era ora di rivoluzioni: era qualche anno che bazzicava Doom e la prospettiva innovativa in prima persona non era più così innovativa; occorreva rivoluzionare. Per rivoluzionare occorreva qualcosa di veramente rivoltoso, qualcosa che non sarebbe passato inosservato: dopo anni di brain storming ecco nascere lei. Per anni gli unici protagonisti dei videogames erano stati degli uomini o in ogni modo personaggi maschili, forse anche per questo il gentil sesso era molto restio ad avvicinarsi al mondo delle macchine per giocare: è, infatti, facile per noi ragazzi immaginare di essere Duke Nukem e Commander Keen ma per chi per anni si è proiettata su modelli di riferimento femminili (Barbi in testa) non è un gioco da ragazzi, se mi passate la battuta.
Dicevamo nacque lei: Lara Croft. Lara si rivelò il personaggio perfetto per scagliare TR nell’Olimpo dei videogiochi; apprezzata da tutti chi per una ragione chi per due (chi vuole intendere intenda, gli altri in roulotte) la signorina Croft si è creata un seguito veramente notevole ed è stata supportata da una campagna pubblicitaria mai vista per un personaggio virtuale. Oggi è addirittura dotata di un background con tanto di data di nascita e preferenze alimentari. Con l’avanzare degli anni, la nostra eroina si è fatta più tonda, poligonalmente parlando, e sempre più sexy tanto che i PR non mancano mai di elencare la presenza di piccante tanga di sotto ai mini-pantaloni di Lara: la visuale di gioco non manca poi di mantenere questo dettaglio sempre in evidenza.
Un’altra caratteristica preponderante di questo vg è il viaggio: non manca TR, in cui non ci si trovi a vagare per varie locazioni in tutto il mondo ed, anche se si permane per un certo periodo in una stessa nazione, i livelli sono incredibilmente differenti.
Dopo questa mini-introduzione per i non-TR-speaking-people, possiamo iniziare a dipanare la matassa di quest’ultimo capitolo.
Innanzi tutto, il luogo: Egitto. Una terra intrisa di misteri e credenze, in cui i morti non smettono mai di camminare e se lo fanno è solo perché attendono il momento propizio per risorgere. Là, dove gli dei dalla testa d’animale decidono del destino degli uomini, sono nati e perdurano miti che, tuttora, affascinano migliaia di persone e che sono secondi solo a quelli ellenici. I game designer della Core hanno deciso che era più opportuno non disperdere le energie ricreando mille background diversi: concentrarsi su un paese solo (e che paese) avrebbe favorito giocabilità e divertimento. Mi sento di affermare che questo è riuscito loro in pieno.
In secondo, le migliorie del motore. Oltre alla già citata trasparenza abbiamo splendide nebbie volumetriche abbiamo una maggiore gestione degli spazi aperti ove, però compaiono cieli e sfondi in bitmap non proprio al massimo ma niente di più. In effetti, dopo al quarto capitolo c’era d’aspettarsi di più ma dal punto di vista grafico siamo come dire alle solite. Sempre rimanendo in ambito visivo, inutile citare il pluriennale bug dei poligoni intersecanti: citando direttamente dal "Premiato Manuale del VG", dicesi bug dei poligoni intersecanti quell’errore di programmazione che permette a parti di personaggi di penetrare all’interno di strutture immobili. Di questo bug TR ne ha fatto una vera leggenda; non esiste capitolo della saga che non ne sia afflitto: poiché siamo ormai al IV episodio e il motore è quasi lo stesso, anche se secondo la Core è stato riscritto da zero già due volte, siamo veramente stanchi di entrare con le braccia all’interno dei muri. AAA Urgesi patch!
A livello sonoro i miglioramenti non sussistono, in quanto già il precedente capitolo supportava EAX per cui no news.
I filmati sono come al solito un insieme di full-motion video e utilizzo del motore. Qui il tempo si è sentito. I primi sono eccezionali, un vero proprio film prerenderizzato con musiche all’altezza di una produzione hollywoodiana e una sceneggiatura senza una pecca. I secondi presenti nei momenti clue dell’avventura si riveleranno presto fondamentali: quando tirate una leva o spingete un pulsante un filmato realizzato con l’utilizzo di un’ideale telecamera volante, vi mostrerà il risultato della vostra azione, che di volta in volta sarà la comparsa di una scala, l’apertura di una porta oppure la trasformazione dell’acqua in un terreno attraversabile.
Contrariamente al precedente episodio, ove gli enigmi erano davvero irrisolvibili sin dal secondo livello, questa volta i progettisti della Core hanno creato una curva d’apprendimento più armonica, in modo da permettere anche ai neofiti di apprendere le tecniche necessarie per comprendere e superare i livelli più avanzati. Proprio a questo scopo è stato creato il primo livello una sorta di flashback sul passato di Lara: infatti, in questo troviamo la signorina Croft a 16 anni quando in compagnia del professor Tal dei Tali si avventurava nella foresta cambogiana per esplorare un misterioso tempio. In questa fase, sarete "costretti" dal vostro prof. d’avventura a compiere tutte le azioni base che vi troverete ad utilizzare durante le vostre vicissitudini in Egitto: dal salto all’utilizzo delle corde (novità di questa puntata) niente vi rimarrà oscuro.
Grazie a questo tipo di progettazione, l’avventura scorre liscia come l’olio e sono veramente rari i punti nei quali si deve occorrere alla soluzione per "saltarci fuori".
Infine, un gioco che piacerà sicuramente agli appassionati della serie ma con qualche riserbo visto che, come da citazione introduttiva, quello che vi ritroverete davanti sarà sempre e in ogni caso il solito TR, un po’ più bello e giocabile ma sempre lo stesso. Consigliato ai neofiti che saranno felici di un gioco al passo con i tempi e non è solamente un banco di prova per il loro PC, divertente e con una longevità che ripaga dell’acquisto.
Ci sentiamo il mese prossimo,
Tomb Raider IV
Repetita iuvant ma scocciant.
Simone Rebucci