Da Meeting, suadenti tavole di Licini che rifulgono al riverbero dei
SOLI di Saetti e accanto alle rigorose sculture astratte lignee di
Tramotin Narciso ha sempre seguito l’avventura futurista, con Enzo
Benedetto, con le modulazioni astratto-cinetiche di Diulgheroff, le aereopitture di Farfa, le strutture plastico-cinetiche di Minorosso, che guardava all’alto magistero di Boccioni; dulcis in fundo, le rarefatte astrazioni di W. Tulli Niccoli è eclettico, ma nella qualità, con Sacchi e Sugheri di Burri, le raffinate strutture e bassorilievi in carta di Floreani e le tenso-strutture di Scheggi, nonchè le strutture luminose di Fukushi Ito.
Squisite Tavole quasi parolibere e libri d’artista, poesie visive del raffinato Luciano Caruso da Cavalieri, con altri esponenti DOC della poesia visiva e del “gruppo ’63”, Marcucci, Miccini, Ori, Pignotti, insieme agli spartiti di Chiari.
Sembra interpretare le poesie di Gozzano, Ermanno Barovero, con quelle
‘Rose che non colsi…’ della ‘Signorina Felicita’ lasciando le figurazioni stringate per efflorescenze Life Size un po’ Naif; accattivante anche Fissore con le sue entità verdeggianti; sempre originale, Mondino, con installazioni fittili.
Alla G7, accanto alle suggestive creazioni di L. Bartolini, gli
“Alberi”, sfilano le Foglie di P. Bernardoni, accanto alle Carte di
Guerzoni e alle delicate accumulazioni dei Poirier e alle sculture scenografiche di Nagasawa.
Tucci Russo, talent scout di annoso fiuto, ospita le pregnanti installazioni scenografiche di Tony Cragg, ammirato alla Biennale veneziana ’91.
Valente espone le tensostrutture modulari di Atchougarry; tra i
Maestri DOC, l’esponente del secondo Futurismo Bruno Munari, coi Libri illeggibili.
Molto originali, le opere rammendate di Rodolfo Vitone, che fanno bella mostra da Valmore, insieme a Accame e Caruso, segnici d’annata; gli strumenti musicali di Guzzetti, le raffinate astrazioni informali di M. Mussio, in compagnia di Miccini, Sanesi e altri paroliberi della poesia visiva Pignotti e Ori e l’ottimo affabulatore onirico Xerra.
Famiglia astratta ben calibrata da Zammarchi, tra cui emerge l’ottimo
Brunori, nel cui nome, vicino a Forlì è sorta, un paio d’anni addietro, una Fondazione che raccoglie opere sue e della consorte, la raffinata pittrice Vittoria Lippi.
Auspicabile il recupero qualitativo del padiglione, dedicato alla ceramica; dopo la defezione di Lispi, transfuga di quel di Firenze,
Artefiera ha dedicato la competente e briosa titolare del GP SERVICE, che accoglie in un settore speciale, sponsorizzato dalla Fiera, opere fittili di artisti di disparata estrazione e provenienza. Ospiti del
GP SERVICE, Wanda Fiscina con un’articolata installazione di policrome formelle, che risentono della solarità del Mediterraneo; riesuma i fasti cupi del bucchero etrusco, Anna Spallaccia, che intacca le atre superfici fittili di una miriade di segni di tipo simbolista; delle sculture astratte in terracotta patinata, presenta l’architetto
Giuliana Chiodini; Sonia Villa presenta le sue straordinarie strutture abitative in bilico tra la moda, la pubblicità e il design, dando prova di eclettico estro creativo; Valeria Fosca dovrebbe alleggerire le strutture delle sue opere in terracotta e scegliere il rigore plastico, in nome di un’auspicabile ‘arte del levare’.
Una vasta area della ceramica dovrebbe essere gestita con il tramite degli Istituti d’arte e dei Musei specializzati che nel Bel Paese sono davvero pochi e anche con un Ente che promuova la scultura e il design ceramico.
Fa rivivere i fasti dei tornei medievali, Carlo Zoli con improbabili guerrieri in bronzo e in ceramica.
Vasta rappresentanza hanno avuto le opere in vetro: Artenova valorizza opere ammalianti nel bagliore policromo della trasparenza vitraria di
De Rocco, il naif Vigliaturo, la premiata ditta Paolo Valle/Riccardo
Licata Berengo.
Da Invernizzi, rifulge la grande stagione astratta di varia accezione, tra cui i MAC Aricò, Colombo; il sublime simbolista della luce,
Guarnieri ci fa delibare le sue rare fazioni tonali.
Da Appiani, le sapide figurazioni espressioniste di Pignatelli, le raffinate affabulazioni di Graziella Marchi.
Ad Artecentro, grande carrellata astrattista, Futurismo, Mac, fino agli Spazialisti e ai Segnici.
Si è convertito al vetro, Paolo Valle, con l’alter-ego Licata.
Alla Bac di Venezia, subiamo il fascino discreto del tocco gentile di
Paolo Baruffaldi in acqueforti d’intonazione simbolista e alcune belle sculture di Giancaterino con piccoli bronzetti di suadenti nudini.
Splendide prove grafiche al Bulino, con gli spartiti cromatici di
Boille, Pasmore, le astrazioni appena percettibili di Santomaso e riprove della raffinata maestria di Guido Strazza.
Una bella fauna variopinta di talenti emergenti da Maria Cilena, a parte l’astratto-segnica Doc Irma Blank; De Marchi, con le sue scritture cuneiformi a rilievo che presentano affinità con il Braille, i Plumcake e l’ottimo scultore Trotta.
Da Contini non si possono censurare gli ottimi Domenico Gnoli, che era anche raffinato grafico, gli affranti fantasmi di Ida Barbrigo, in buona compagnia del ferrigno consorte Music, con gli avvincenti scultori Giacometti, gli inossidabili Cavalieri di Marini e le struggenti figure di Arturo Martini.
Da Contino, le ultime prove di Arienti che ora impiega nivee superfici, crivellate di fori (forse ha guardato a Fontana), lo splendido Kapoor, ammirato alla Biennale del ’91, polimaterici neo-dada di Panamarenko.
Rino Costa ci fa fare un’escursione nell’astratto con Biasi e il gruppo Enne le Spirali di Crippa, i Sacchi e i Cretti di Burri, una bella installazione dell’ottimo scultore Maraniello, Tagli di Fontana e superfici policrome accecanti del versatile Ravà.
Alta tribù astratta di marca da Vecchiato, tra cui cito il raffinato grafico Albers, il rivestitore di strutture Christo, splendide prove di Rauschenberg che ora è protagonista di un’esauriente antologia all’8,75 di Reggio E., il segnico Scanavino e l’affabulatore di scritture liriche, Tancredi.
Protagonista di strutture in vetro l’architetto Pesce, in buona compagnia del bravo Alessandro Cadamuro che ha dato vita a strumenti musicali vitrei.
Sempre avvincente Luigi Onrani con i suoi policromi autoritratti Life
Size, in sculture Pop, costellate di microstrutture policrome.
Derbylius è editore di rara perspicacia, nell’offrire opere originali d’autore, tra cui opre esponenti del Futurismo, oltre a esporre opere originali di emergenti, come Umbaca.
Lo squisito gusto grafico dell’editore di grafica Della Pergola ci offre una messe di superbi talenti di varia estrazione; la toccante levità dei “libri” e dei bassorilievi cartacei di Walter Valentini, le policrome ‘carte’ di Luciano Bartolini, che è stato attore di una splendida retrospettiva alla G7; ottime prove di L. Carboni, la consumata abilità di De Vita riemerge in certe, ammalianti affabulazioni surreali; Silvio Lacasella un talento grafico in ascesa, i collages di Piattella, le suadenti figurazioni di Alberto Rocco, ottime prove di Stelluti, le fantasie pseudoanimaliste di Trubbiani; dulcis in fundo, l’inedito ottimo grafico siciliano Sandro Bracchitta, con micro-bassorilievi sfolgoranti di sicuro avvenire.
Kermesse Artefiera (II)
Giuliana Galli