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Regia: Daniele Lucchetti
Interpreti: Silvio Orlando, Anna Galiena,
Fabrizio Bentivoglio
Produzione: Italia 1995
Distribuzione: Cecchi Gori
Durata: 1 e 10′
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Nonostante sia uscito già da due anni “La scuola” è un film che merita di essere visto. Sarà che rappresenta un’età già lontana della nostra vita, sarà per la semplicità e l’acume con cui la storia si racconta o semplicemente perché gli attori (Anna Galiena, Silvio Orlando e
Fabrizio Bentivoglio) sono comunque una buona garanzia per suscitare l’interesse dello spettatore. Tratto dal libro di Domenico Starnone, il film è ambientato in una delle tante scuole delle nostre periferie cittadine, da cui il regista prende spunto per raccontare la nostra scuola.
E’ la scuola italiana con tutte le sue caratteristiche peculiari ad essere analizzata. I suoi protagonisti sono gli scrutini, la biblioteca, le gite (momento in cui più facilmente studente e professore confondono e scambiano i loro ruoli, tanto che lo studente dà consigli d’amore o d’approccio al professore imbranato), i corridoi, le scale, (i luoghi dove più facilmente avviene l’incontro) gli studenti, ma soprattutto in questo film gli insegnanti acquistano il massimo rilievo.
E’ attraverso i loro personaggi che si dipana tutta la storia, sin dall’inizio dell’anno scolastico, quando ciascuno di loro fa richiesta di essere favorito nell’orario delle lezioni. La trama non è ricca di colpi di scena, a parte il finale, anzi il movimento è relativamente lento e indolente, quanto può esserlo il pomeriggio afoso di un giorno di giugno, con la macchina carica, pronta per partire per le vacanze.
Il professore Vivaldi (Silvio Orlando) è sicuramente il più simpatico:
è l’insegnante che avremmo voluto sempre avere. Infatti è ritornato nei panni del professore nel nuovo film di Riccardo Milani “Auguri
Professore”. Ne “La Scuola”, nonostante la sua timidezza è il paladino dei ragazzi e dei loro problemi fino all’estremo delle sue forze.
Tanto coinvolto nella sua missione da non accorgersi degli atteggiamenti degli altri nei suoi confronti!
In fin dei conti gli insegnanti sembrano interpretare gli studenti con qualche mania in più: c’è il primo della classe, la bella, l’intellettuale, la sportiva, l’isterica, l’amico di tutti, lo sbruffone, ecc., ecc. Ciascuno di loro rappresenta quello che eravamo o vorremo essere, quello che non siamo e forse diventeremo. Gli insegnanti si dimostrano cinici, ambiziosi, arrivisti, insolenti, incapaci, ma anche buoni, disponibili, capaci di amare ed in cerca di amore e di affetto. Mostrano nella loro pienezza quelle caratteristiche, peculiarità caratteriali che sono ancora in embrione negli studenti.
Tuttavia l’istituzione scolastica è in disfacimento, si sgretola facilmente come il tetto della biblioteca sulle cui macerie si festeggia (senza la festeggiata) il pensionamento di chi ha dedicato tutta una vita ai ragazzi e alla loro educazione. E’ la scuola, a cui però già guardiamo indietro con un pizzico di nostalgia, nonostante siano passati solo alcuni anni da quando l’abbiamo lasciata.
E su tutto c’è una mosca, quasi cieca e sbandata, che è la massima espressione di un ragazzo che rivela il suo io attraverso questo insetto fastidioso che percorre i corridoi ormai vuoti, che a giugno, alla fine dell’anno scolastico, mostra i segni ingialliti di un altro anno passato e dell’allontanarsi di momenti beati.
La scuola, come età della vita, come momento di grande congregazione e affiatamento, dove avvengono le nostre metamorfosi. Perché avvengano non è necessario un lungo intervallo di tempo, basta anche l’arco di un anno scolastico e alla fine tutto ciò che si era stabilito all’inizio appare come sbiadito, ingiallito, lontano nel tempo.
Le riprese sono ammantate della luminosità del sole dei primi caldi di giugno con delle iperboli che si realizzano nei voli di questa mosca-ragazzo di cui conosciamo il rumore ma non il viso. E’ come a giugno finiscono le lezioni, terminano anche gli amori, le lotte interne, le preoccupazioni delle interrogazioni.