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New York per singles

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New York per singles

Quattro “spoken stories” da New York accomunate dallo stato coniugale imperturbabilmente single e dal tentativo di trovare compagna attraverso le inserzioni per cuori solitari. Il risultato è una lunga chiacchierata con questi quattro personaggi che diventa ora spassosa ora tragica ma sempre molto godibile. L’opera prima di Nicholas Barker
è intrisa della sua fortunata esperienza televisiva alla BBC, per la quale ha realizzato due serie di successo.
Non aspettatevi un “film”, quindi, ma quattro confessioni-intervista sulla base di una sceneggiatura un po’ reale e un po’ ritoccata dal regista stesso. Personaggio 1. Un’italo-americana col mito della
Loren, e ci somiglia pure, cerca molto semplicemente qualcuno che la mantenga perché le sue spese superano lo stipendi mensile. Semplice, no? Il suo “personale” attrae una certa categoria di persone che le mostra puntualmente l’uccello e poi vorrebbe scoparla in un vicolo; lei stessa ammette che il suo look “mignottesco” non le dà certo una mano! Personaggio 2. 40enne, 1m63cm, tipo semplice, tradizionale e tranquillo. Gli annunci però sono tanto precisi quanto impietosi: sembra che a New York si cerchino solamente persone più alte di 1 metro e 74 centimetri. Così, dopo essersi iscritto a tutti i corsi possibili e partecipato alle inaugurazioni più varie, su consiglio dell’esperto, decide di sedersi, non mettere più nessun annuncio e aspettare. Possibile che 9 centimetri valgano la solitudine?
Personaggio 3. Una ragazza di almeno 100Kg, moderna e simpatica ha il terrore (la sua famiglia è addirittura rassegnata) di non sposarsi entro i 30 anni. Ha molte esperienze ma nessuna va al di là del secondo appuntamento. Ha una crisi ma riprende fiducia. Quarto e ultimo personaggio. Dopo una gioventù spensierata e ricca di belle donne, uno scapolo incallito non vuole rassegnarsi alla vecchiaia in arrivo. Non ha troppe pretese, solo trovare qualcuna che “entri nel suo appartamento”, un facile giro di parole per dire “qualcuna da scopare”. Un solo momento di incertezza quando si chiede se valgono di più quattro belle donne in gioventù o una vecchiaia da solo.
“Unmade beds”, dimenticavo che questo è il titolo, per me è molto intrigante, ma i gusti sono gusti. Nessuna trama o sviluppo di storia, nessuna scena d’azione, tanti interni d’automobile o d’appartamento.
Ciò che mi è veramente piaciuto è stato l’inframezzare i vari spezzoni delle interviste con delle riprese mute alle finestre di palazzi di
New York, come a simboleggiare la vastità di una città di 10M di abitanti attorno a quattro semplici storie.

Michele Benatti

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