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Giovanna Gentilini

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Giovanna Gentilini

(Galleria Torre strozzi 8/21 Dicembre)

L’artista diplomata all’Accademia di Bologna è pittrice figuratrice sensibile che trasfigura liricamente serti floreali attraverso la tecnica labile e insidiosa dell’acquerello, in simboliche rese del dato sensibile, scampoli policromi di corolle diafane, protese a captare la luce. Non hanno nulla dell’asettico lindore da campionario di Linneo. Sembra invece di sfogliare un erbario di Alberto Magno, non rientrando nell’ambito di quelle Kunstwunderkammer, già cari agli eruditi collezionisti delle curiosità in natura.
E’ un Hortus conclusus, quel giardino della fantasia di Giovanna, sciorinato su fondi perlacei, punteggiati di petali vividi.
“Amo i fiori che non colsi…” esalava Guido Gozzano, indirizzando un omaggio floral-poetico, in un madrigale alla Signorina Felicità.
Come nei “Fiori di Ida” di Andersen, le varietà floreali acquisiscono autonomia di movimento, per proiettarsi in un vortice di danze festose.
E sono Iris, dalle sfumature languidamente violacee ad impreziosirsi di polvere d’oro, operando un sortilegio magico, come quello che il folletto Puck sparge sulle ciglia dei dormienti nello shakespeariano
“sogno di una notte di mezza estate”, proiettandoli in una sfera
“altra da sè”, in un sogno che diviene fonte di metamorfosi; oppure sono sterlizie, varietà partenogeneticamente e simbioticamente autoriproduttive, in sè conchiuse, come Monadi, ad avvincersi con le loro corolle sinteticamente algide, soffuse di fulvo fulgore, intaccato da brividi violetti.
Oppure sono Ibis, ad attirarci con le loro sapide corolle fiammeggianti, riverberando barbagli di porpora opalescente che sembrano lievitare, per librarsi a lambire il velo impalpabile del cielo.
Come ne “la danza dei fiori” dello Schiaccianoci di Chaikowski, questi fiori flessuosi fluttuano seguendo pause nelle superfici a risparmio del foglio, che diviene campo di forze, oppure, siglando movimenti in uno spartito cromatico.
Forse l’autrice è avvertita del Linguaggio simbolico dei fiori che si inviano messaggi cifrati aromatico-cromatici sub specie floreale, in un recente passato.
La brava artista dovrebbe essere valorizzata in un’antologica esaustiva, in una struttura pubblica, in cui accostare a questi struggenti fiori anche raffinati paesaggi simbolisti in cui la creatività si traduce simbioticamente in lacerti guizzanti del dato sensibile, in una tecnica consumata, in una pittura inavvertita, di getto.

Giuliana Galli

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