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Face

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Face

Non c’è alcun dubbio sul fatto che Antonia Bird sia efficacemente eclettica, ma “Face” è un po’ troopo convenzionale a partire dalla sceneggiatura per finire alla regia. La presenza dell’applauditissimo
Robert Carlyle (“Riff Raff”, “Il prete”, “Go Now”, “Trainspotting”…) e del cantante dei Blur Damon Albarn, sconosciuto agli over 25, non basta per la sufficienza.
“Face” è la storia di cinque piccoli criminali che organizzano un colpo grosso e pericoloso. La rapina riesce a metà e proprio da questo momento inizia il film vero e proprio. La spartizione del bottino è impossibile perché i cinque sono ai ferri corti l’uno con l’altro: c’è chi ha deciso che il colpo deve essere l’ultimo, chi sogna di tenersi tutto il ricavato e chi invece lo fa un po’ per gioco. Qualcosa continua a non andare per il verso giusto, dato che ad uno ad uno i componenti della banda vengono uccisi. Il film diventa un thriller ed il tentativo di portare alla luce le contraddizioni di un paese come l’Inghilterra che a volte non sembra offrire di meglio che una pinta e una rapina, viene offuscato dal finale convenzionale con tanto di bellona militante. Insomma, il film è certamente godibile e si guarda volentieri fino in fondo mo dopo “Il prete” dalla Bird ci si aspettava qualcosa di più profondo, dato che si pensava all’orribile “Una folle stagione d’amore” come ad una sbandata temporanea imposta da qualche contratto frettoloso. Non è così, sembra. “Face” è ben girato, ha una buona fotografia e gli attori sono all’altezza ma gioca tutte le carte della scontatezza e del “già visto”. Credo che da una rapina fallita si possa estrarre qualcosa di meglio.
Carlyle è come al solito molto bravo ma dopo avere dimostrato con
“Trainspotting” di essere in grado di interpretare qualcosa di diverso dal proletario inglese da pub potrebbe lasciare perdere film come questo.

Michele Benatti

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