Le nuvole all’orizzonte sono nere, la terra fredda come una tomba.
Raffiche di vento sferzano le piante e ciò che rimane di poche capanne.
Un rombo, lontano.
Orde affamate avanzano selvaggiamente, prima della tempesta.
Le armi sono pronte ad uccidere, le menti eccitate oltre il limite del delirio.
Tu dovrai combattere se vorrai sopravvivere.
Noi siamo gli ultimi barbari, noi gridiamo al cielo la nostra vendetta.
La tua vita, come la tua morte, sono nelle nostre mani.
Nessuna pietà vi sarà per te, ma non preoccuparti perchè noi siamo i potenti della guerra.
Vita fatta di battaglie divine ed armi consacrate al sacrificio, umani vite immolate al Dio Odino, al cospetto del supremo essere di tutto l’universo.
Tu dovrai combattere per i tuoi diritti, perchè noi non abbiamo paura, noi siamo gli eroi della profonda notte.
Cavalchiamo nelle tenebre, i nostri destrieri sono forti e potenti, siamo come un fiume in piena che rompe l’argine e che spazza la pianura, seminando morte e terrore.
Noi non abbiamo una patria, ma ogni luogo è nostro, ogni donna ci deve fare godere, ed ogni uomo deve soccombere al nostro arrivo.
Noi siamo invincibili, le nostre braccia sembrano costruite di fuoco ed acciaio, le stelle e la luna sono la nostra guida, ma non preoccuparti perchè noi siamo solamente degli assassini…
La miseria a l’altrui agonia ci rendono di giorno in giorno più forti…
“Combatti e sopravvivi !!!” ecco qual è la nostra legge.
Vedo: vittorie nella notte, vittorie nei giorni a venire, vittorie nel mondo, vittorie e distruzione, vittorie… eterne !!!
Noi siamo gli ultimi barbari, e fino alla fine noi combatteremo con i nostri cuori.
Ma ora le battaglie sono lunghe, ed il nemico sempre più agguerrito.
Vedo cadere al mio fianco i miei compagni, travolti dal loro stesso destino. Vedo che gli occhi degli uomini non sono più impauriti, ma sono carichi d’odio e decisione.
“Combatti e sopravvivi !!!” mi ripeto, ma vedo che la fine dei miei giorni sta già arrivando a grandi falcate.
L’ultimo mio compagno è crollato ora, colpito da un fendente al volto.
Il suo cavallo sta girando solo, e presto troverà la morte in quel precipizio, là in fondo.
Un colpo al mio cavallo.
Cado.
Stringo forte la spada, so che ormai i miei minuti sono contati.
Ma non posso arrendermi, non posso fermarmi. Il mio credo dice che dovrò combattere fino a che vi sarà una goccia di sangue nel mio corpo, finchè i pensieri saranno collegati fra loro e non saranno divenuti una nebulosa davanti ai miei occhi.
Ti vedo, straniero.
Vedo nel tuo sguardo non odio, ma rispetto. Anche tu sei un guerriero, perciò capisci che pur essendo il sapore della vittoria inebriante, spegnere la vita di un altro valoroso come te è come uccidere sè stessi.
Esitazione nelle tue braccia; la stessa che è costata cara a molti altri come te, ma che ora fa di te un uomo forte, temibile, e soprattutto valoroso.
Vedo la punta insanguinata, orrendo decoro di una parte dei miei compagni, degli ultimi barbari.
Lui alza la spada ed io rispondo.
Il colpo è energico e scintille scaturiscono dal contatto delle lame.
Mi guardo per un attimo attorno, e mi accorgo che sono veramente l’ultimo.
Ormai è chiaro che sto combattendo contro me stesso, ma ciò che sta scritto è deciso.
Un altro colpo, ed un altro ancora.
Dalle bocche escono nuvole di fiato e spruzzi di saliva.
Paro il colpo e rispondo, cado a terra e giro su me stesso.
Mi rialzo ed affondo, ma lo straniero scansa, e qualcosa mi tocca alla gamba.
Stramazzo al suolo e la spada mi sfugge di mano.
Un taglio profondo nella mia coscia mi indica solo una via d’uscita: la morte.
Sorrido.
E` strano come ci si comporta davanti a fatti che ci sfuggono di mano.
Lo straniero mi guarda, sorride pure lui.
La grossa spada, piena di tacche e bagnata dal mio sangue è riposta nel fodero.
Allora io apro bocca.
Io sto morendo per il mio orgoglio, per cui uccidimi o straniero.
Io voglio morire in questa terra con le mie armi.
Tu, ora, sei l’unico vincitore ed io il perdente.
Ti offrirò la mia vita la quale è ormai alla fine ed io, ricordatelo, sarò l’ultimo barbaro.
Questa è la fine della mia agonia e tu, ora, con il mio sangue potrai finalmente vivere libero…
L’uomo si avvicina e mi porge un otre di pelle di montone pieno d’acqua.
Anche se il tuo acerrimo nemico sta morendo, tu ti senti in dovere di rispettarlo, e di alleviargli un poco il suo trapasso.
Bevo, con ingordigia.
Rivoli d’acqua mi scendono dai lati della bocca, tamponando quel bruciore alla gola tipico di chi ha combattuto e sta morendo.
Gli passo l’otre e, approfittando della sua vicinanza, sfodero il coltello e lo colpisco in pieno petto.
Nei suoi occhi l’incredulità di un bambino, il perdersi nel nulla.
Neanche un urlo e, velocemente, la morte.
Sorrido e mi alzo.
Il taglio alla gamba è meno profondo del previsto. Anche stavolta la copertura di cuoio sotto i pantaloni di pelo ha fatto il suo dovere.
Pulisco il mio coltello sul viso dello straniero e raccolgo la spada.
Stavo morendo, ma improvvisamente mi sono ricordato che io sarei stato…