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Maastricht

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Maastricht1

 

Nessuno ricorderebbe il Buon Samaritano

se avesse avuto solo buone intenzioni.

Aveva anche i soldi…

Margaret Thatcher

Con la firma del Trattato di Maastricth2 (ufficialmente noto come Trattato sull’Unione Europea3), è stata inaugurata l’ultima e, fin ora, più ambiziosa fase del progetto di integrazione europea, che porterà inevitabilmente, secondo il parere di chi scrive, alla costruzione di una vera e propria Federazione Europea, in un futuro non troppo lontano e nonostante la resistenza che, già oggi, oppongono quelle Nazioni più gelose della propria sovranità statuale.

Le disposizioni che lo compongono sono articolate in sette “Titoli”, ed ordinate con lettere dell’alfabeto (art.A, B, C ecc.) anziché con la numerazione consueta negli atti internazionali.

Sono norme in parte a se stanti, in parte destinate a sostituire o ad integrare articoli dei Trattati CEE, C.E.C.A.4, EURATOM.

Il Titolo I5, art.A, enuncia che gli Stati membri “…istituiscono fra loro una Unione Europea.”6

In realtà, nella prima parte del Trattato, sono numerose le affermazioni volte a creare una unione più stretta dal punto di vista politico, per fare dell’Europa una “protagonista” sulla scena internazionale, attraverso la attuazione di una propria PESC (Politica Estera e di Sicurezza Comune).

Alla luce, però, di quanto avviene quotidianamente, la retorica di queste affermazioni appare in tutta la sua evidenza. Alcuni dicono che le decisioni sul futuro dell’Europa sono state già prese e ora non c’è modo di tornare indietro: forte integrazione economica e semplice cooperazione (di fatto “consultazione”) politica per la difesa e sicurezza dell’Unione, nei settori della Giustizia e degli Affari Interni (Titoli V° e VI°).

Ma qui le resistenze sono molto forti; una diversa situazione anche in questi campi, comporterebbe la scomparsa delle competenze degli Stati Nazionali, che in certi casi (Francia, Regno Unito) sono membri permanenti, con diritto di veto, del Consiglio di Sicurezza dell’ONU.

Questo spiega l’impaccio dell’Europa verso situazioni di crisi (Jugoslavia, Albania), che richiederebbero reazione pronta ed energica, ma che fanno dire al Ministro degli Esteri Inglese, Malcom Rifkind: “…ci sono occasioni in cui il sovranazionalismo è necessario, ma l’attaccamento primario dei Popoli allo Stato Nazionale è legittimo e favorevole”.

Ma, in questa sede, mi voglio limitare al dato più propriamente giuridico del contenuto del Trattato in materia di Unione Economica e Monetaria (UEM).

Rifacendosi al “Rapporto Delors7“, sono state individuate tre fasi per il completamento dell’UEM, la prima delle quali era già iniziata al momento della firma del Trattato (febbraio 1992).

A partire, infatti, dal 1° luglio 1990, si è avuta la realizzazione giuridica e di fatto, del mercato unico, con la piena liberalizzazione della circolazione di persone8, merci, servizi, capitali (già prevista dall’Atto Unico Europeo (1987) per il 1/01/1993).

La seconda fase è partita l’1/01/1994 (secondo l’art.109E del Trattato C.E. modificato); durante questa fase si deve realizzare la “convergenza” fra le economie dei Paesi membri (il che non significa uniformità assoluta di esse, si vuole soltanto evitare un divario eccessivo tra le varie nazioni, differenza che potrebbe rendere altamente instabile un mercato di 360 milioni di persone).

Gli indicatori del rispetto dei criteri di convergenza (richiamati dall’art.109J, e precisati da uno dei 18 protocolli che integrano il Trattato) sono:

1. L’INFLAZIONE. Il tasso di inflazione per ogni Paese candidato, non deve superare di più del 1,5% la media del tasso dei tre migliori Paesi, nell’anno precedente l’esame finale che si terrà nel 1998. Il tasso tendenziale annuo italiano è del 2,2%.

2. LE FINANZE PUBBLICHE. Il disavanzo pubblico (cioè il debito dello Stato sul bilancio annuale) nell’anno precedente, non deve essere superiore al 3% del P.I.L.9. Inoltre, l’indebitamento globale dello Stato non deve superare il 60% del P.I.L. (in Italia tale rapporto supera il 130%).

3. I TASSI DI INTERESSE. A lungo termine non dovranno superare di più del 2% di quelli medi dei 3 Paesi che avranno la minor inflazione (attualmente in Italia il Tasso Ufficiale di Sconto10 è del 6,75%).

4 . LA MONETA. Nei due anni che precedono la verifica dei criteri di convergenza, la moneta nazionale deve aver rispettato il proprio margine di oscillazione nell’ambito S.M.E.11.

La verifica del rispetto di questi parametri è affidata all’I.M.E., Istituto Monetario Europeo, creato all’inizio della seconda fase nel 1994.

Questo organismo monetario, composto da un Presidente e dai Governatori delle Banche Centrali, è un embrione della futura Banca Centrale Europea, unico soggetto emittente la moneta unica “EURO“.

Il passaggio alla terza fase avrebbe dovuto essere deciso con votazione a maggioranza qualificata dal Consiglio Europeo nel 1996. Un apposito protocollo al Trattato prevedeva, infatti, le scadenze possibili: il 1/01/1997 o il 1/01/1999.

Dato che entro la fine del 1996, la maggioranza dei membri (almeno 7 Paesi) non rispettava i parametri, allora la terza fase inizierà automaticamente il 1/01/1999 a prescindere dal numero dei Paesi12 in regola.

Creata l’Unione, le Banche Centrali Nazionali continueranno ad esistere, ma i loro poteri saranno delegati dalla BCE. Queste entità costituiranno insieme il Sistema Europeo delle Banche Centrali (S.E.B.C.), il cui Statuto è definito in un protocollo allegato.

Per ora, dunque, si sta procedendo risolutamente verso l’U.E.M., fra le preoccupazioni dei Governi dell’Opinione Pubblica, le opinioni di autorevoli economisti Americani (e non solo), che considerano gli “obblighi di Maastricth, una vera follia”, e le dichiarazioni di Jacques Santer, Presidente della Commissione Europea, che si dice “ottimista” sulla partenza “puntuale” dell’UEM.

Ogni appuntamento di Vertice dei Governanti può essere fondamentale per la realizzazione dell’UEM nei tempi stabiliti, compreso il consueto Consiglio Europeo di Giugno ad Amsterdam, quando si concluderà il semestre di Presidenza Olandese, proprio come nell’ottobre del 1991, quando ci si riunì a Maastricht13.

Alberto Monari

Risparmio e parsimonia debbono essere

il principio guida nella spesa pubblica

Mao Tse Tung


[1] Città dei paesi bassi, di 117.000 abitanti, capoluogo della provincia del Limburgo, situata sulla riva sinistra del fiume Mosa, presso il confine belga. Di origine romana (Traiectum ad Mosam), fu per molti secoli soggetta a varie dominazioni (Normanni, Spagnoli, Francesi, Svedesi). Qui, si è tenuto il Consiglio Europeo (riunione dei Capi di Governo degli, allora, 12 Paesi facenti parte della C.E.E.), durante il semestre di presidenza dei Paesi Bassi, il 9-10 dicembre 1991, Vertice in cui si decise l’adozione del Trattato sull’Unione Europea. Questo fu formalmente stipulato, nella stessa città, il 7 febbraio 1992. È entrato in vigore il 1° novembre 1993.

[2] Fonte: Tito Ballarino “Lineamenti di Diritto Comunitario”, IV edizione, CEDAM edit., Padova 1993.

[3] Il Trattato istitutivo della Comunità Economica Europea e della Comunità Europea dell’Energia Atomica (EURATOM), fu firmato a Roma 40 anni fa, il 25 marzo 1957, fra i sei Paesi fondatori Italia, Francia, Germania, Belgio, Lussemburgo, Paesi Bassi, a cui poi si aggiungeranno, nel corso degli anni, altri 9 Paesi europei. Il Trattato originario è stato modificato, più o meno profondamente nel corso di questi 40 anni, male due variazioni più importanti si riferiscono all’Atto Unico Europeo, firmato il 17/02/1986 ed entrato in vigore il 1/07/1987, ed appunto il Trattato di Maastricth del 1992-93.

[4] La Comunità Europea del Carbone e dell’Acciaio, fu la prima forma comunitaria istituita fra i 6 Paesi citati nella nota precedente, in Europa con il Trattato di Parigi del 18 aprile 1951. Fornì il modello per l’istituzione della C.E.E. nel 1957, volendo porre fine all’antagonismo franco-tedesco e sviluppare la produzione la produzione di beni carbo-siderurgici, creando un mercato comune senza ostacoli alla libera circolazione delle merci e alla libera concorrenza nel settore.

[5] Vedi per un panorama completo dei principali Strumenti internazionali in materia economica: “Codice del Diritto e delle Organizzazioni Internazionali” a cura di A.Verilli, Ediz. Simone, Napoli 1995.

[6] Questo termine rappresenta un compromesso fra le istanze sostenute dal Cancelliere Kohl (che parlava di “finalità federale” del nuovo Trattato), del Presidente Mitterand (che parlava di “Stati Uniti d’Europa” in cui la Francia avesse un ruolo di supremazia), e della Signora Thatcher , favorevole ad una pura e semplice zona di Libero Scambio commerciale fra i Paesi europei.

[7] Programma di base per realizzare l’UEM, ispirato dall’ex Presidente della Commissione Europea Jacques Delors ed elaborato da un apposito Comitato, è stato presentato al Vertice Europeo di Madrid del 1989 ed in seguito sostanzialmente recepito nel Trattato di Maastricht.

[8] Questo obiettivo è stato precisato con l’accordo di Shengen, del 14/06/1985, che prevede la effettiva libertà di circolazione delle persone, attraverso una graduale soppressione dei controlli alle frontiere. Ciò necessita di un’integrazione dei sistemi di controllo e protezione informatici contro terrorismo, traffico di droga, e criminalità organizzata in genere. L’Accordo è stato firmato dall’Italia il 27/11/1990, è entrato definitivamente in vigore nel 1994, ma il nostro Paese non si è ancora adeguato, dal punto di vista degli adempimenti amministrativi e della informatizzazione delle Dogane.

[9] Prodotto Interno Lordo

Valore complessivo dei beni e servizi finali, prodotti sul territorio nazionale in un determinato periodo di tempo (di norma un anno). Nel marzo 1997, prima della “manovra di aggiustamento” dei conti pubblici annunciata dal Governo, il rapporto tra disavanzo e P.I.L. in Italia era del 3,82%.

[10] Il T.U.S. rappresenta il saggio di interesse applicato dalla Banca d’Italia sulle anticipazioni di risconto e anticipazione concesse dalle Banche ordinarie. Di regola, è il tasso più basso del mercato del credito, che serve come punto di orientamento per tutti gli altri tassi. Esso è strumento fondamentale di Politica Monetaria. Un aumento del T.U.S. comporta aumento del costo del denaro e frena il credito, una diminuzione favorisce l’espansione del credito.

[11] Il Sistema Monetario Europeo ha come scopo la creazione di una zona di stabilità monetaria. Nel 1979 è stato introdotto l’E.C.U (European Currency Unit), valuta/paniere il cui valore è definito come la somma delle monete C.E., ponderate per tener conto del peso di ciascun Stato membro. Ogni moneta ha definito la propria parità centrale rispetto all’E.C.U e da questa si ricavano le parità bilaterali fra due qualsiasi monete. I Paesi membri sono tenuti a mantenerle entro un margine, dal 1993 molto ampio, del +/- 15%.

[12] Sono previsti anche gli “Stati membri con Deroga” (Gran Bretagna e Danimarca), che potranno decidere di autoescludersi con il metodo detto dell’opting out; una clausola di esenzione permetterà a questi Paesi di conservare i propri poteri in materia monetaria. Per questi e per gli altri Membri che non soddisfano i criteri di partecipazione, il Trattato prevede una revisione degli stessi ogni due anni, dal momento dell’avvio dell’U.E.M., oppure quando lo Stato ne faccia richiesta.

[13] Il Titolo VII° del Trattato, dedicato alle disposizioni finali, contiene, in particolare, una Clausola di Revisione per cui una “Conferenza dei Rappresentanti dei Governi degli Stati” (“intergovernativa”), è stata convocata nel 1996 per esaminare le disposizioni del Trattato per le quali è prevista una revisione; dunque è già in corso il processo per la modifica dei Trattati e l’ulteriore sviluppo dell’Unione.

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