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Ma chi ci vuole abitare?

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Ma chi ci vuole abitare

Originalità a tutti i costi. Questa è la parola d’ordine dei giovani architetti che, dopo gli anni ’50, sopraffatti dalle opere dei geni del ‘900, pensarono che essere bravi architetti significava costruire edifici nuovi e possibilmente bizzarri a tutti i costi. Il risultato, dicono i critici, fu un vero e proprio disastro. Nacque un movimento che si chiamava Brutalismo che, come dice il nome, prevedeva l’originalità come regola fondamentale senza però occuparsi particolarmente delle rifiniture tecniche e della solidità. Ciò che risultava era terrificante: bagni che si allagavano, travi che crollavano. Naturalmente io sto un po’ esagerando, ma sembra che veramente, sempre a quanto dicono quelli del mestiere, gli architetti
‘Brutalisti’ fossero dei perfetti incompetenti.
A parte i casi più “drammatici” non mi sembra che siano state fatte opere così negative. Voglio dire che le case costruite dai Brutalisti non sono poi tanto diverse da quelle in cui siamo condannati a vivere noi negli anni ’90. Quei bei palazzi in periferia non sono altro che copie un po’ scadenti delle opere dei grandi padri dell’architettura del nostro secolo, tutto cemento e niente verde, gli uni accalcati agli altri, con eterni problemi a qualunque tipo d’impianto.
Non so se oggi la situazione è migliorata, purtroppo non sono né un architetto, né un ingegnere e mi limito a osservare le immagini dei libri o l’aspetto esteriore di case e palazzi.
Mi è capitato di leggere una rivista che presentava una serie di costruzioni avveniristiche, tra le quali erano annoverate dimore di persone con un discreto conto in banca e alcuni appartamenti monofamiliari alquanto curiosi.
Mi è sembrato interessante riproporli, perchè mostrano una nuova fase di studio sulla abitazione: lo scopo fondamentale è sempre l’originalità, ma stavolta, invece di trascurare i particolari tecnici, gli architetti qui si sono dimenticati un po’ di muri!

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PRIMO ESEMPIO:

TOWN FLAT,

ovvero “la casa del guardone”.

Questo delizioso appartamento si trova a Parigi e, come si nota, è costruito nel sottotetto di un edificio. L’autore per ricavare maggior spazio ha suddiviso lo spazio a disposizione in due piani e, per non rinunciare alla luminosità, ha pensato bene di ideare il soffitto di divisione fra i due livelli in vetro.
Il critico che ha recensito questa opera afferma che Fuksas, l’autore, ha voluto con questa soluzione svelare la “natura teatrale” del nostro comportamento quotidiano trasformando il salotto in un palcoscenico da cui gli invitati osservano la vita del padrone di casa.
Questa abitazione sarebbe l’ideale per un guardone che, dopo aver attirato nella sua alcova graziose donzelle rigorosamente con gonna, le invita a salire dalla deliziosa scala a chiocciola per visitare la casa. Quando ho visto la foto che ritrae l’appartamento mi è venuto in mente un particolare : c’è il pavimento trasparente anche in bagno?

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2.ESEMPIO:

COMPLESSO RESIDENZIALE DI BREEZY BLUFF,

della serie “non ho segreti”.

[Foto di sfondo]Anche questa casetta è una chicca. Il suo aspetto è normalissimo: casa normale di forma rettangolare con un tetto. Insieme ad altre abitazioni simili va a comporre un complesso residenziale sulle rive del lago Erie. Lo scopo che voleva raggiungere l’autore R.
Fleischman è, oltre a omogeneizzare i volumi attraverso l’uso della parete vetrata, permettere l’individuazione dall’esterno delle scelte spaziali interne. Il problema è che si vede tutto ciò che sta all’interno, non solo la disposizione dei mobili , ma anche ciò che gli abitanti stanno facendo. A chiunque decida di vivere in una casa del genere conviene dire addio alla propria privacy, a meno che non decidesse di montare qualche tenda.

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3.ESEMPIO:

MODULO ABITATIVO,

no comment.

Questa abitazione sarà la casa del futuro super-accessoriata, gli autori del progetto ci tengono a puntualizzare che questo modulo è persino dotato di vasca idromassaggio, ma il suo aspetto è proprio bruttino. Gli stessi autori lo definiscono “uovo orizzontale” e “fetta di strudel”, forse per esorcizzare le critiche che sicuramente devono essersi abbattute su questo progetto.
E’ bellino il risultato finale, cioè l’accorpamento di diversi moduli per formare una specie di condominio del futuro: non avrei mai pensato che l’uomo si sarebbe rifatto alle abitazioni delle api per creare la propria casa ideale.

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4.ESEMPIO:

LA CASA DI BART PRINCE,

“lo scarafaggio”.

E’ la mia casa preferita, a forma di animale, forse un bruco o uno scarafaggio.
Sembra che il proprietario, professore di ingegneria presso un’università americana, volesse una casa diversa dalle altre, perciò decise di affidarsi alla fantasia dei suoi studenti che lo aiutarono nel progetto. Il risultato è questo. non male vero?

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Con questa breve rassegna non ho inteso prendere in giro i risultati dell’architettura contemporanea, anzi, la apprezzo molto, se potessi mi costruirei una casa a forma di animale con le pareti e i pavimenti trasparenti. Trovo molto divertente osservare gli esempi che mi offrono le riviste e altrettanto irresistibile cercare sempre in ciò che vedo anche un lato buffo. Spero che nessuno si offenda.

Roberta

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