E’ alle porte anche quest’anno. Dopo estenuanti pianti avvolti da grevi fumate nebbiose é tornata ad affacciarsi la primavera, le bambine si sono svegliate; pupattole acerbe sfoggiano look arroganti sulle piste nottambule… la baby cacciatrice intesse come una minuziosa mantide la trama per divorare la vittima prescelta. Ma che bell’andare, che mitico evo si sta vivendo.
La magia si tocca, si assapora dolcemente riempiendo l’aria di un fremito penetrante e profondo. Dopo la medioevale eclissi del bigio inverno si riaprono gli occhi astrali per rifondere energia vitale sul pianeta. Dar sfogo alla passione più irrefrenabile, abbattendo quel giogo che costringe col capo chino, libera la voglia di scatenarsi regina della notte più torrida.
E’ una specie di rito che ogni ciclo ripropone la nascità della gioia dopo la morte della noia. Un attimo che fugge come un lampo dalla mente del condannato al grigiore. Carne al sole, cuore in capo alla passione e voglia di abbattere il timore più recondito atto solo al mero proseguo dell’insulsa complicità del quotidiano. Una, nessuna e centomila volte ci si interroga sulla validità della candela… unica risposta nel tutto che vieta al nulla di privare del piacere dì assaporare, della vitalità di sperare nella totale bolgia dei sensi.
Dal cilindro non esce più il candido coniglio ma il fiero leone che ruggisce alla nuova era. La colomba è diventata un falco e il mantello del mago una tela da tessere con nuova vita… si parla così di una specie di magia…
