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Voci che sussurrano

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Voci che sussurrano

Questo giugno è un mese particolarmente fortunato per tutti voi lettori di SUSSURRI. Fortunato perché avete a disposizione moltissimo materiale con cui passare un po’ di tempo immersi nella lettura, e fortunato perchè molto di questo materiale è estremamente coinvolgente e originale, anche se questo sarete voi stessi a giudicarlo, al termine di questa mia consueta introduzione. Da sottolineare comunque come un certo spirito di sperimentazione permei più di uno di questi testi, uno spirito che, ci auguriamo, porti non solo ad ottenere situazioni sempre più gradevoli, ma anche un’ondata di creatività non
“monodimensionale”, atta a sfruttare maggiormente il diverso supporto su cui stiamo lavorando da ormai due lunghi anni.

Lo spunto per questo commento me lo fornisce, tanto per cominciare, Il sibilo del silenzio di MeT, brevissimo componimento poetico, che deve essere letto con la musica di sottofondo attivata. La “melodia”, creata sempre da MeT, è infatti parte integrante dell’opera, che, in un certo qual modo, vuole essere evocativa. Le parole da sole non sono importanti; è l’insieme, la loro scelta, la loro posizione sullo schermo e l’alternarsi dei suoni che compongono l’accompagnamento che crea nel lettore quella sensazione di disagio, di “sfasamento”, che è l’essenza del “non messaggio” dell’autore.
Iniziativa senz’altro notevole che speriamo non rimanga isolata, anche se ci rendiamo conto che la complessità di creare un tutt’uno testo-suoni, non è superabile senza difficoltà. Ed è poi inutile dire che un successivo passo potrebbe essere anche quello di creare un’immagine ad hoc per completare il tutto.

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Senza Titolo di Monica Orsini è una poesia giuntaci con l’imperativo di coinvolgere con essa il pubblico dei lettori. Priva di titolo, come affermano appunto le due parole che ho dovuto utilizzare per averne un riferimento nel sommario, cerca di proporre una progressiva perdita di riferimenti. Piano piano che le strofe si susseguono, dopo un inizio già noto, in cui un grido non è che il modo per attirare l’attenzione, ogni punto saldo viene scardinato, per giungere all’io assoluto, senza nessun senso che possa più collegarlo con la realtà. Ma, chiede l’autrice, cosa suggerisce tutto ciò a chi decide di addentrarsi tra le sue righe? Quale titolo viene in mente? Quale sequenza di parole pensate che possa essere più adatta per ricordarla? Beh, chi deciderà di accettare questa sua piccola provocazione non deve fare altro che inviare via e-mail, o attraverso i canali tradizionali il proprio suggerimento, che, garantisce Monica, verrà utilizzato per un nuovo componimento.

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U look so wonderful di Marco Giorgini chiude questo mese la parte di
SUSSURRI dedicata alle poesie, con un testo in lingua inglese composto da tre strofe, che in una carrellata di confuse immagini vuole sottolineare l’instabilità di certe emozioni.

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Italian Therapy dell’inglese Anita è in qualche modo paragonabile ad
“Appunti di viaggio” come tipologia di racconti, in quanto descrive, più o meno minuziosamente, un periodo di “trasferta” della vita del protagonista. Ma, assicuriamo, ogni altro collegamento con il testo pubblicato qualche mese fa, non è assolutamente possibile. Misto tra realtà e fiction, questo scritto propone l’esperienza di un anno
(durante il quale avviene una graduale maturazione interiore) di una ragazza ventiduenne, che, ad un bivio forzato della sua esistenza, decide di lasciare Londra e tutti i suoi conoscenti, per venire nel nostro paese; qui, il lavoro, la sua nuova sistemazione, l’isolamento dalla sicurezza che le derivava dall’essere dove era sempre vissuta, creano un travaglio di emozioni che la aiutano a superare un momento della sua vita, preparandola contemporaneamente per il prossimo futuro. Il distacco dalle cose di tutti i giorni viene mostrato come una sorta di rituale d’iniziazione, attraverso il quale maturare forzatamente, passando così all’età adulta nel modo più completo possibile.
Il testo, fattoci pervenire, ovviamente, in inglese, ha anche una traduzione in italiano, ma consigliamo a tutti coloro che ne sono in grado, di leggere l’originale, in modo da non perdere quelle sfumature, e quei particolari che suonano probabilmente differenti nella resa nella nostra lingua.

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Non erano mica stupidi di Doriano Rabotti, in arte IGNATZ, come probabilmente lo ricorderanno i lettori di KULT Underground più fedeli, si colloca in quella fascia di testi comico-allucinanti a cui già altre volte abbiamo dato spazio nelle nostre pagine. Più che descrivere la trama, volutamente semplice e breve, in testi come questo è importante sottolineare la scelta del lessico, e dell’alternarsi tra situazioni paradossali e dialoghi “non-sense”, che sapientemente fusi insieme rendono il tutto di immediata fruizione.

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Con il racconto breve Un ricordo, Lorenza Ceriati, autrice già apparsa sulle pagine della nostra rivista con un articolo su Internet, mostra una abilità narrativa che già aveva fatto intuire. La vicenda descritta, che si svolge nel passato di una ragazza ventunenne alle prese con lo studio, e il proprio desiderio di libertà, è semplice ed intensa allo stesso tempo. Semplice, come lo può essere un ricordo legato alla mistica età di otto anni, ed intensa perchè alla fuga avvenuta si sommano, ora, le considerazioni sia dell’io narrante, che, molto più maturo, si rende conto di avere lasciato indietro quel periodo di spensierata ingenuità che contraddistingue l’infanzia, sia quelle del lettore, che, con una seconda chiave interpretativa, intuisce quei particolari non commentati che completano il quadro.
Lo stile, sobrio ed immediato, è efficacissimo nelle descrizioni delle situazioni e degli oggetti che compongono il mondo del racconto, ed è probabilmente una studiate scelta per aggiunge, nel caso che ce ne fosse stato bisogno, “credibilità” al testo.

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Questo è un bel racconto di Francesco Venturi, nuova apparizione tra gli scrittori che trovano spazio in questa rubrica, è una delicata storia di fantascienza. Ambientato in un imprecisato ed ipotetico futuro della terra, ha quel contorno tecnologico e politico che è presente, ad esempio, nello splendido film “Brazil”. Senza che l’atmosfera arrivi ad essere così oppressiva, ugualmente si nota tra le righe quell’esasperazione di particolari apparentemente “strani”, che lentamente rivelano il background della situazione: un pianeta inquinato e brutto, la perdita della memoria di certe situazioni e di certi valori, ed infine una certa gerarchia oppressiva.
Chiave di lettura di tutto il testo, paradossalmente, sembra poi essere l’immagine di una famiglia felice, un’immagine che viene chiesto di ricostruire, per uno scopo che lascio a voi scoprire; un’immagine, che penso pochi di voi tarderanno ad associare ad una famosa pubblicità che tutti noi ben conosciamo…

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Immanuel di Raffaele Gambigliani Zoccoli riporta tra di noi un autore che sembra essere uscito al meglio da quel periodo di crisi creativa che, voci di corridoio, gli avevano accreditato. Lo scritto (curato come sempre anche dal punto di vista dell’impaginazione grafica) non è un racconto, ma un appello, o almeno così l’autore lo propone in quel consueto “gioco letterario” a cui si deve sottostare se si vuole entrare veramente nello spirito della narrazione. E l’oggetto principe di questo appello, o più precisamente la sua causa, è il telefono, strumento di “tortura” che la modernità ci pone in casa, ottimo per la comunicazione, ma contemporaneamente pessimo per chi, alla ricerca di qualcosa di più o meno preciso, ne subisce semplicemente l’effetto di intrusione. La ricerca della donna, che mai manca nei testi di
Raffaele, in questa composizione dal titolo con immediato riferimento filosofico, divide il proprio spazio vitale con la ricerca dell’ispirazione, con il desiderio che nulla cambi, con il passare del tempo, di quello spirito vivo e vitale, che è l’anima stessa della creazione artistica.

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Avventura nella scuola di Marco Cristiani è uno stupendo e accattivante racconto a bivi dell’autore di Operazione KULT, e del seguitissimo GIRAMONDO. Ambientato nel mondo della scuola, tra professori, registri, fratelli e genitori, è magistralmente studiato affinché le varie scelte siano quanto più gradevoli e congruenti tra di loro, e lo stile particolarmente immediato e simpatico non fa che aggiungere panna montata su una splendida torta, che mi auguro nessuno di voi si faccia sfuggire.
Da sottolineare, tornando all’iniziale tema della sperimentazione, come grazie a KTEXT, a all’interesse dei collaboratori più attivi della rivista, sempre di più sia curato il materiale che riceviamo, e sempre di più si stia tentando di andare oltre al semplice testo.

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Complemento Oggetto: prologo di Raffaele Gambigliani Zoccoli è il tanto annunciato capitolo zero, del libro giallo di Raffaele. La sua uscita, che avverrà durante l’estate, segnerà il via agli speciali monografici di cui già abbiamo parlato, e consentirà a chiunque lo desideri di vedere questo autore impegnato sulla distanza. Il libro, di discrete dimensioni, mostra un Raffaele abbastanza distante da come siamo soliti aspettarcelo in SUSSURRI, ma estremamente competente sia nel gestire la non semplice trama di un racconto giallo, sia nel caratterizzare, e mantenere coerenti, svariati personaggi, che sicuramente non mancherete di apprezzare.

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E con Rapidi Pensieri si chiude anche questo lungo SUSSURRI di giugno.
Auspicando che per il numero estivo almeno altrettanto sia il materiale che vi potremo proporre, ricordiamo ancora i due concorsi che KULT Underground sta portando avanti: quello (a premi) organizzato con la Biblioteca Crocetta e il Servizio Famiglie ed Età Evolutiva relativo al disagio giovanile e alla discriminazione, e quello, interno, senza un tema preciso. Un po’ di materiale è già cominciato a pervenire, e ci aspettiamo che nei mesi successivi sempre più di voi possano decidere di partecipare. Ricordiamo che per ogni ulteriore informazione sul regolamento, o sulle date, o su qualunque cosa, potete contattarci attraverso i consueti canali della rivista.
Buona lettura.

Marco Giorgini

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