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Cercando te

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Cercando te

Salve a tutti. Il mio nome è Pietro.
Beh, si, ok, lo so, questo non è proprio il mio nome, ma potete chiamarmi così, almeno fino a quando non avrò finito di raccontarvi quello che ho da dire. Non che ci voglia molto tempo, non preoccupatevi. Non sono un tipo prolisso. E poi, a dirla tutta, mi sento anche un po’ imbarazzato a parlare davanti a tante persone. I vostri occhi, puntati su di me, mi mettono un po’ i brividi, anche se sono lieto dell’occasione che mi avete offerto questa sera.
Se ero mai stato qui prima?
Oh, si. Vengo qui quasi tutti i mercoledì sera. No, la settimana scorsa in effetti non c’ero, ma è stato un caso. Normalmente ci sono.
Solo che non sono un tipo che si nota molto. E’ abbastanza normale che non vi ricordiate di me.
Vi dispiace se fumo?
Mi aiuta a distendere i nervi. Mi trema un po’ la destra, vedete?
Grazie. No, non c’è bisogno. Ho l’accendino in tasca.

Ma torniamo a noi.
Il motivo per cui ho deciso di prendere in mano il microfono stasera è molto semplice: sono follemente innamorato.
No, vi prego, non ridete. Non è una cosa originale, lo so. Tutti sono stati almeno una volta innamorati. Molti di voi forse lo saranno anche tuttora, e ne sono contento per loro. Ma per me è una cosa speciale.
Unica.
E’ la prima volta in tutta la mia vita che mi sento così attratto per una persona. Ci sono tutti i sintomi, lo giuro. Il cuore che batte all’impazzata, il respiro che si fa difficoltoso quando mi passa vicino, lo stomaco con quella sensazione continua che non saprei definire. Insomma, sono completamente pazzo di lei.
Come dici? Ah, si, ovviamente la persona che amo è in mezzo a noi questa sera.
Eh, si, non sai quanto mi stia costando stare qui a parlare davanti a tutti. E soprattutto davanti a lei.
Lei non penso neppure che sappia di questo mio sentimento. Potrebbe esserne accorta da qualche piccolo particolare, ma non è detto.
Ripeto, io non rimango di solito molto impresso alla gente.
Beh, non è importante. Non sono sicuro che lei possa ricambiare il mio amore, la mia passione. Non sono pessimista. Sono soltanto un po’ realista. La mia vita è piatta, monotona, abitudinaria. E io sono pigro, anche in amore.
Mentre lei, oh, è la persona più particolare che io abbia mai incontrato: piena di vita, bellissima. So che sta facendo l’università, perché gliene ho sentito parlare con le sue amiche al tavolo. E’ stupenda quando parla di cinema e di letteratura, e cita le poesie che più le piacciono ad alta voce. Pensate che ha fatto venire voglia anche a me di leggere Borghes e Catullo. No, io non ho studiato tanto, e non penso di capire le poesie come fa lei. Però queste rime, questi versi acquistano un valore particolare, avendole sentite pronunciare da quella sua voce dolce e sensuale.
E poi, non lo so, i suoi occhi sembrano bottoni da ammiraglio: neri e splendenti come il mare e il cielo in una notte di luna. E quindi chissà quanta gente migliore di me le staranno facendo la corte.
Chissà, forse è addirittura già impegnata.
Non penso che potrei sopportare un rifiuto. Ed è per questo che ho deciso di venire qui davanti a tutti a dire ciò che provo per lei, senza farne il nome, senza indicarla. Forse capirà che sto parlando di lei, o forse no. E se dovesse capirlo, chissà, forse si avvicinerà a me, quando lascerò il microfono al prossimo che vorrà dire qualcosa a tutti, e, per la prima volta, mi parlerà. Oppure non farà nulla, senza sentirsi in colpa, sicura di essere coperta dalla possibilità di non essere individuata.
Che dire? Beh, parlando direttamente a te, fanciulla mia, non posso evitare di dirlo: sei una persona splendida. Una di quelle che si incontrano una o due volte in tutto nella vita. Sei dolce, bella e simpatica, ma non frivola, come altre che ho conosciuto. Sei quello che chiunque cerca in una ragazza, senza mai riuscire a quantificarlo bene, senza mai riuscire a farne un sunto ed immaginare te. Sei una luce quando viene la sera e io mi sento stanco e triste. Sei un fiore selvatico, del cui profumo mi sto inebriando sempre più.
Non cercherò di farti capire ulteriormente i miei sentimenti. Non voglio turbare la tua vita, solo perché la mia è turbata dal tuo esistere. Ma voglio che tu veda quanto il mio cuore gioisce per il fatto di averti anche solo intravista, per il fatto di saperti reale, presente.

Beh, ho finito. Non c’è altro. Vi ringrazio per la pazienza, e mi scuso per avere usufruito di questo spazio pubblico per una cosa così personale.

Che farò ora, mi chiedi? Nulla. Tornerò al mio tavolo da solo. Finirò lentamente la mia Fischer e se per allora lei non si sarà fatta avanti, me ne andrò a casa a dormire. Domani è un altro giorno.

E domani sera andrò in un altro locale in cui non ero mai stato prima, e salirò sul palco o su un tavolo, e dirò le stesse cose che ho detto stasera. E se ancora non si farà avanti, se ancora non l’avrò trovata, cambierò locale di nuovo, e descrizione. Fino a quando qualcuna delle ragazze presenti, un po’ per malizia, un po’ perché come me avverte questo pressante richiamo del cuore, si sentirà talmente colpita dalle mie parole, da “ricordarmi” mentre la osservavo estasiato in una serata che non è mai esistita, e si farà avanti per parlare con me, raccontandomi di sè, e amandomi per il sentimento sublime che condivido, e non per ciò che sono.
Finché questo non sarà, forse mi incontrerete ancora, o forse no.

Intanto lasciatemi tornare alla mia birra. Grazie.

Marco Giorgini

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