(Parte seconda)
La precisazione di quelle che sono le caratteristiche del potere nelle società moderne [vedi Parte Prima] costituisce per Foucault il punto di partenza da cui procedere alla definizione delle modalità con cui le relazioni di potere rendono possibili i discorsi sul sesso, le estrazioni della verità (intesi come tattiche dei rapporti di forza) e alla dimostrazione di come, viceversa, i discorsi servano da sostegno e da strumento a tali rapporti mobili e instabili.
Il dispositivo di sessualità, ovvero l’insieme delle tecnologie e dei meccanismi di produzione di verità attraverso cui si è esercitato il potere sul sesso, nasce e si sviluppa a partire dai secoli XVII e
XVIII parallelamente all’evoluzione del potere dalla forma giuridico-discorsiva a forme più complesse, che hanno promosso i discorsi sul sesso, servendosene al tempo stesso, come strumenti per il loro esercizio.
Al centro di questo dispositivo più recente, nonché più incisivo e penetrante, si trova il corpo, in qualità di oggetto di sapere e di elemento e strumento di rapporti di potere.
Il dispositivo di sessualità si è formato partendo da un dispositivo di potere già esistente, quello di alleanza, all’interno del quale il potere si esercita nella forma del diritto. Il dispositivo delle alleanze è fondato, infatti, su una serie di norme che costituiscono, fra gli altri, il sistema del matrimonio, della fissazione e dello sviluppo delle parentele e il sistema della trasmissione dei nomi e del patrimonio.
Con l’evoluzione delle tecniche di confessione e direzione spirituale, ovvero con la nascita di nuovi discorsi che avevano come oggetto non più i rapporti da giudicarsi leciti o illeciti sulla base del diritto, ma la “carne” con le sensazioni, i pensieri e i piaceri ad essa legati, si è generato un nuovo dispositivo di potere, il quale, inizialmente, si è sviluppato ai margini della famiglia, nella pedagogia, nella guida spirituale, nella confessione e anche nella medicina.
In seguito, progressivamente, questo dispositivo si è esteso alla famiglia, la quale, emblematicamente, diviene punto di incontro della sessualità e dell’alleanza. Mentre in precedenza, nel dispositivo di alleanza, essa era il luogo dei rapporti coniugali leciti, della trasmissione dei nomi e dei patrimoni, il dispositivo più recente ne fa il luogo privilegiato in cui si esprime la sessualità, luogo di affetti, sentimenti, piaceri e incitamenti alla verità del sesso e per tale motivo, sostiene l’autore, essa nasce incestuosa. Ed è proprio per contenere il rischio dell’incesto che in essa agisce anche il dispositivo di alleanza il quale, nella misura in cui considera l’incesto come ciò che è profondamente vietato dalla norme, funge da argine nei confronti del dispositivo più recente, che invece incita, promuove la sessualità all’interno della famiglia.
L’autore pone l’accento sul fatto che i due dispositivi, nelle società occidentali moderne e contemporanee, non si sono sostituiti l’uno all’altro, ma coesistono, compenetrandosi reciprocamente, anche se, rispetto al periodo iniziale (XVII secolo), stanno lentamente ruotando l’uno rispetto all’altro, tanto da rovesciare ormai le rispettive posizioni.
La ragione per cui, ancora oggi, il dispositivo di alleanza si conserva è che le nuove tecnologie di potere, estranee alla forma della legge, al diritto, producono degli effetti temuti dalle società che le hanno create, le quali, per controllarle e contenerne la proliferazione, cercano di ritradurle nella forma del diritto.
Il nuovo dispositivo di sessualità, a partire dalla sua nascita, ma in particolare dal XIX secolo, si è indirizzato verso quattro forme principali di intervento, a cui corrispondono altrettanti tipi di discorso e di dispositivi di potere-sapere che, ricorrendo alle definizioni date dallo stesso Foucault, sono:
– la isterizzazione del corpo della donna, visto come corpo saturo di sessualità e affetto da una patologia che gli sarebbe intrinseca, che lo obbliga a sottoporsi a pratiche mediche per garantirne al salute
(la donna è figura fondamentale nella famiglia e nella società in quanto responsabile della salute e dell’educazione dei figli e dell’unità familiare);
– la pedagogizzazione del sesso del bambino, vale a dire il controllo del sesso del bambino, considerato al tempo stesso naturale e “contro natura”, pericoloso per la salute dell’individuo e della specie;
– la socializzazione delle condotte procreatrici che, tradotto, significa la regolazione dei flussi demografici e il controllo delle nascite;
– la psichiatrizzazione del piacere perverso, ovvero l’analisi di tutte le anomalie dell’istinto sessuale, la loro incorporazione, la classificazione e l’individuazione dei relativi metodi terapeutici.
A queste strategie corrispondono altrettante figure, divenute oggetto privilegiato di sapere, ovvero la donna isterica, il bambino masturbatore, la coppia maltusiana, l’adulto perverso, alle quali il potere ha chiesto di rivelare la loro verità del sesso, attraverso le tecnologie specifiche messe a punto da ciascuna istanza di intervento e controllo (medicina, pedagogia, economia, giurisprudenza, istituzioni politiche ecc.).
Ma perché è nato questo dispositivo, perché si è fissato su queste figure? E quali sono le sue finalità?
Foucault fornisce una sua riposta a queste domande nell’ultimo paragrafo del IV capitolo della sua opera, nel quale si trovano anche importanti accenni ai temi del razzismo e del rapporto del potere con la morte e la vita, sui quali mi propongo di ritornare prossimamente.
L’origine del potere-sapere è da ricercarsi nelle classi borghesi emergenti e, secondariamente, in quelle aristocratiche del XVII secolo. Il dispositivo messo a punto dal potere è stato creato da e per le classi politicamente egemoni ed economicamente privilegiate e non, come vorrebbe la teoria di una sessualità soggetta a tecniche repressive, per le classi subordinate con lo scopo di indirizzare tutte le loro energie fisiche e mentali al lavoro.
La famiglia come istanza di controllo e centro di produzione di discorsi sul sesso è, inizialmente, una famiglia borghese o aristocratica: è qui che ci si preoccupa della sessualità dei bambini e degli adolescenti, che viene medicalizzata la sessualità femminile
(dal momento che la donna ha un ruolo chiave nel garantire la fecondità del corpo sociale, la salute dei figli e la stabilità della famiglia), che si affaccia il problema delle patologie individuali e sociali legate al sesso e la conseguente necessità di guidarlo, sorvegliarlo, correggerlo.
La prima figura ad essere investita dal dispositivo di sessualità, a divenire oggetto di discorsi, analisi e cure è stata la donna nervosa, la donna oziosa della famiglia borghese. L’attenzione si è concentrata, poi, anche sul bambino e sull’adolescente onanista, di famiglia borghese o nobile, dal momento che la loro attività sessuale, naturale e “contro natura” a un tempo, si riteneva potesse minare non tanto la forza fisica, quanto le loro capacità intellettuali e compromettere il loro obbligo e dovere morale di assicurare alla propria famiglia e alla propria classe una discendenza sana.
Il potere-sapere si è esercitato inoltre, come detto, sulle figure di perversi e sulle sessualità multiformi nate in seno a una società che, per la natura stessa del potere, ne promuoveva la proliferazione salvo poi controllarle e gestirle facendo ricorso al sistema delle alleanze.
Gli strati popolari, fino al XIX secolo, sono rimasti estranei al dispositivo di sessualità, soggetti solo a quello dell’alleanza, che comportava una valorizzazione del matrimonio legittimo e della fecondità, il divieto di unioni fra consanguinei e l’obbligo di endogamia sociale e locale.
Le classi dominanti hanno, dunque, sperimentato dapprima su di sé il dispositivo di sessualità, hanno cominciato ad interessarsi e prendersi cura del proprio corpo e del sesso, che ne costituiva la parte più importante, educandoli e preservandoli dai pericoli, al fine di garantire la longevità, il vigore e la discendenza sia del singolo che della intera classe. Il corpo è stato subordinato al sesso, identificato con esso, tanto da far dipendere dal sesso la vita, la morte, la salute futura e quella dei discendenti.
Il dispositivo basato sulla confessione, sulla produzione di discorsi,
è nato dunque per l’autoaffermazione di una classe e non per l’asservimento di un’altra.
In questa cura che la borghesia emergente ha avuto del proprio corpo e del sesso Foucault individua una trasposizione dei metodi utilizzati in passato dalla nobiltà per marcare e conservare la sua distinzione di casta. Mentre, per affermare la specificità del proprio corpo, le classi nobiliari avevano creato il concetto del “sangue”, inteso come antichità dell’ascendenza e importanza delle alleanze matrimoniali, la borghesia guarda ora alla sua discendenza e alla salute dell’organismo.
Il sesso sostituisce il sangue: una discendenza forte e vigorosa, un corpo in salute dipendevano da una sessualità sana, da un sesso di cui occorreva prendersi cura attraverso i dispositivi di potere-sapere.
Esiste dunque una stretta correlazione fra la valorizzazione del corpo e del sesso attuata a partire dal XVII-XVIII secolo e il processo di crescita ed affermazione dell’egemonia borghese. Non si tratta però di una semplice affermazione di sé di tipo conservatore, come era quella della nobiltà, ma di un razzismo di tipo dinamico, che guarda al futuro, all’espansione della classe borghese.
Mi sento di condividere l’ipotesi formulata dallo storiografo francese, il quale afferma che questa visione del sesso come elemento responsabile delle caratteristiche della specie, della salute delle generazioni future ha fra i suoi rischi certi effetti politici e istituzionali quali il razzismo, anche nella sua forma estrema di razzismo di Stato (come quello hitleriano) o l’isolamento e la cura dei perversi per evitare che rechino danno alla salute delle generazioni future.
Fra le componenti fondamentali delle nuove tecnologie del sesso ve ne sono due che hanno una stretta relazione con il tema dei razzismi. Una di esse è la medicina delle perversioni, ovvero una medicina del sesso, separata da quella generale del corpo, che si occupa di controllare il sesso, curandone le malattie specifiche. L’altra è costituita dai programmi di eugenismo, la cui finalità è un controllo del sesso che possa così garantire una specie sana e forte.
Queste due componenti del dispositivo trovano un loro punto di incontro nella teoria della “degenerescenza”, secondo la quale una persona i cui antenati siano stati affetti da malattie diverse – organiche, funzionali o psichiche – è destinata a diventare un perverso sessuale; per contro, una perversione sessuale genera un esaurimento della discendenza (ad es. rachitismo dei bambini o sterilità delle generazioni future).
Le nuove tecnologie instaurano dunque un rapporto stretto fra perversione-ereditarietà-degenerescenza ed è su questo sistema che hanno basato il loro agire la medicina, prima, e gli altri campi, dalla psichiatria alla giurisprudenza, dalla medicina legale alle autorità di controllo sociale, poi. Il razzismo di Stato, in questa luce, è la forma estrema ed esasperata della messa in pratica di queste tecnologie.
Secondo Foucault, uno dei meriti della psicanalisi, alla fine del XIX secolo, è stato proprio quello di rompere con il sistema delle degenerescenze, liberando l’istinto sessuale dai legami con l’ereditarietà e l’eugenismo e quindi con tutti i razzismi.
La psicanalisi ha avuto, inoltre, un ruolo fondamentale come elemento di differenziazione e distinzione della borghesia rispetto alla altre classi sociali, nel momento in cui la classe egemone decise di estendere il dispositivo di sessualità, e quindi la cura del corpo e del sesso, alle classi inferiori che essa sfruttava.
Queste saranno dotate di un corpo e di una sessualità, la loro salute e la loro riproduzione costituiranno un problema solo a partire dalla fine del XIX secolo, quando nasceranno i primi conflitti (prossimità e coabitazione, epidemie e possibilità di contaminazione), quando emergeranno urgenze economiche (necessità di mano d’opera stabile e competente per l’industria, bisogno di controllare i flussi di popolazione), ma soprattutto dopo che la borghesia si sarà dotata di una tecnologia di controllo che le consenta di tenere sotto sorveglianza il corpo e la sessualità infine riconosciuti al proletariato (attraverso la scuola, l’igiene pubblica, le istituzioni di soccorso e assicurazione, l’estensione delle pratiche mediche).
Una volta creato questo apparato tecnico-amministrativo, il dispositivo di sessualità ha potuto essere esteso anche alle classi inferiori, passando così da strumento di autoaffermazione a mezzo usato dalle classi privilegiate borghesi per esercitare la propria egemonia, non senza reticenze, inizialmente, da parte del proletariato.
La progressiva estensione del dispositivo ha dato origine a una sessualità – intesa come l’insieme degli effetti prodotti nei corpi, nei comportamenti e nei rapporti sociali da una tecnologia politica complessa – specifica per ogni classe.
Al termine del processo di generalizzazione, la borghesia cercherà di ridefinire la propria specificità e di separare e proteggere il proprio corpo scegliendo una nuova linea, quella del divieto.
Nasce in questa fase la teoria della repressione che, nel corso del tempo, ha ricoperto tutto il dispositivo di sessualità , generando la convinzione che il sesso sia sempre stato soggetto a divieto e repressione.
La borghesia intende, da questo momento, distinguersi dalle altre classi proprio per il modo in cui si esercita il divieto e per il rigore con cui è imposto. Essa comincia ad affermare che la propria sessualità, a differenza di quella degli altri, è sottoposta ad un regime di repressione così intenso che il pericolo risiede ormai in esso, più che nel temibile segreto del sesso racchiuso in ognuno di noi.
La nuova scienza psicanalitica, in quanto teoria che afferma l’esistenza della legge e del desiderio come essenza stessa dell’uomo e in quanto tecnica per eliminare gli effetti patogeni del divieto, diventa lo strumento di differenziazione della classe borghese. Questa ha sì perduto il privilegio esclusivo di avere cura del proprio corpo e della propria sessualità, ma si è attribuita ora il privilegio di conoscere più degli altri che cosa vieta il sesso e di possedere il metodo che permette di eliminare la rimozione prodotta dal divieto.
Tutto ciò, secondo Foucault, dimostra chiaramente come la teoria della repressione e la successiva rivoluzione sessuale non sono altro che dei capovolgimenti e spostamenti tattici elaborati all’interno del dispositivo di sessualità e non al di fuori e contro di esso.
Un potere sottile, incisivo e penetrante, capace di tecnologie molto complesse, ci fa credere che la confessione, il discorso vero sul sesso rendano liberi mentre il silenzio sia il frutto di un potere repressivo che impone divieti attraverso le sue leggi. E’ invece necessario, secondo Foucault, mettere in discussione questo assunto della filosofia occidentale moderna che vede la libertà legata alla verità. Scopo della sua opera è proprio quello di dimostrare che la verità non è libera per natura, né l’errore servo, ma che la sua produzione è interamente attraversata dai rapporti di potere.
L’invito che l’autore ci rivolge è di liberaci da questo potere che ci induce in ogni momento a parlare del sesso, a forzarne il segreto per estrarre da esso la verità. Il sesso è nozione creata dal dispositivo di sessualità, e dal potere che vi sottende, come strumento del proprio funzionamento: per opporsi ad essi bisogna partire dai corpi e dai piaceri nella loro molteplicità, vivere in piena libertà il piacere in tutte le sue forme.