Eccoci ad un nuovo appuntamento con le “voci che sussurrano”, ovvero con coloro che utilizzano KULT Underground per esternare la loro vena creativa attraverso racconti e poesie.
Questo mese il materiale che è pervenuto in redazione è particolarmente interessante, soprattutto per la prima apparizione di un nuovo “artista”, Romolo Ferorelli, dallo stile particolare ed avvincente. Come contrapposizione a questa nuova entrata dobbiamo però segnalare l’assenza, dopo un periodo lunghissimo di continuità, di uno dei personaggi storici di questa rubrica, ovvero Raffaele Gambigliani
Zoccoli.
Ormai giunto agli ultimi mesi del servizio alla patria ci ha comprensibilmente “abbandonato” per un periodo che tutti noi ci auguriamo essere circoscritto, nell’attesa che la sua fulgida ispirazioni torni completa ed estrosa come prima. Per tutti i suoi lettori affezionati c’è comunque un’ottima notizia, che si vedrà concretizzata nel giro di qualche mese (sicuramente prima dell’estate), ovvero la pubblicazione, in un numero speciale, di un suo racconto giallo del quale nulla voglio svelarvi ora.
Ma procediamo, come al solito, con ordine, e seguendo una consuetudine presente già da qualche mese, iniziamo con le poesie, per lasciare in ultimo, come ciliegia finale, racconti e testi.
Un grumo di sangue di Monica Orsini apre dunque la carrellata di componimenti in versi in questo terzo mese del 1996. Poesia breve, composta da due strofe, dal ritmo incalzante e surreale. L’essenza macabra del titolo è pienamente giustificata dalle tematiche espresse nel testo, in un flash di pochi secondi, che, se da un lato toglie per un attimo solo il respiro, dall’altro costringe ad una più lenta riflessione, alla ricerca di un senso, di un “intorno” dell’azione spasmodica descritta. Anche se non citata nella prima parte di questa prefazione alla rubrica, ci tengo a sottolineare la crescente stima che questa ragazza, presente ormai da qualche mese, sta acquistando presso lettori occasionali e non.
Contrariamente a Raffaele, anche se in extremis a causa di svariati impegni, IGNATZ, riesce, queste numero, a arricchire il nostro spazio con uno scritto squisitamente singolare. L’edicola è infatti una poesia fuori dal comune, non composta da “semplici” versi ricavati dal sentimento artistico o dall’immaginazione, ma da “titoli di giornali”.
Una sorta di collage, in cui i ritagli di carta, invece che formare un’immagine più complessa visivamente, ne formano una più sottile, meno percepibile, e per questo più accattivante e carica di spunti per una attenta riflessione. Dietro alla scelta dei “versi” cosa si cela, infatti? Facile cogliere un po’ di satira e di quel particolare umorismo che già abbiamo assaporato in altri testi dello stesso autore, ma, forse, il disegno in sè rappresenta una “figura” completa non immediatamente fruibile.
It’s easy di Marco Giorgini, è il consueto appuntamento con una poesia in lingua straniera, con traduzione in italiano. Componimento un po’ particolare per S.Valentino, e più precisamente prima di una coppia di poesie, della quale la seconda non verrà resa pubblica.
Notturno (capitolo 2) di Ciuffo giunge con tre mesi di ritardo, a causa di incomprensioni, file rovinati o incompleti e altro. Cose che capitano a chi, come KULT, fa del proprio lavoro una ricerca continua, e per questo motivo è soggetto a problemi ed imprevisti di ogni tipo.
Dobbiamo chiedere dunque scusa per il ritardo? Chissà. Intanto comunque leggetevi questo avvincente seguito e sperate che le puntate successive non debbano subire la stessa sorte di questa. E anche se dovesse capitare, dopo aver letto questo secondo capitolo, magistralmente diretto nei dialoghi e negli eventi, direi che in ogni caso, vale la pena aspettare.
Capri, 22 Ottobre 2055 di Marco Cristiani è una lettera che giunge da un futuro per il momento remoto, da parte di un collaboratore che ricorderete sicuramente per 007-Operazione KULT e per la conduzione della rubrica GIRAMONDO. Singolare e divertente, anche questo scritto
è ciò che già ho definito con “letteratura collegata a KULT”, con riferimenti a personaggi e retroscena non accessibili a tutti i lettori. A questa lettera, indirizzata a Fabrizio Guicciardi forse quest’ultimo risponderà nelle prossime uscite della rivista, con qualcosa a tono, che, personalmente attendo con ansia.
Il prete in mezzo alle femmine, dell’autore di cui parlavo all’inizio,
è il primo dei due racconti che ha passato per la pubblicazione questo personaggio dai toni caldi e dai ritmi solari, il cui nome vi ricordo essere Romolo Ferorelli. La storia, ambientata in un “sud” indefinito, ha quel gusto carico di aromi proprio di molti scrittori meridionali.
La scelta del lessico, le descrizioni dei personaggi abbozzati con sapienti tratteggi e perfezionati da un motto anche solo accennato, è veramente spettacolare, e dipinge rapidamente questo breve momento di
“mafia” senza violenza, senza commenti nè positivi nè negativi, come in un acquerello che riprenda le calde coste, ed il mare estivo.
Giovani artisti amori della provinciabestia, più lungo del precedente racconto, e con una collocazione spaziale e temporale differente (una giornata passata alla biennale di venezia), mostra altre sfaccettature dello stile completo di Romolo, manifestando come l’apparente spontaneità delle caratterizzazioni dei personaggi sappia essere tanto intrigante da rendere ogni elemento presente un quadro a sè.
La vicenda, semplice in quanto non focalizzata sulla trama, attinge la sua carica proprio da questo: la narrazione avvolge tutto in un manto uniforme in cui ogni presenza diventa un punto di luce che rivela altre particolarità dell’io narrante e dalla sua compagnia, come per riflesso.
Una volta conclusa la lettura dubito che non vi unirete a me, nella speranza che questa apparizione di Romolo non sia che la prima di una lunga serie.
Storia di Oreste della già nominata Monica Orsini, penultimo scritto di questo mese, mostra l’attitudine della giovane autrice verso temi di introspezione e di riflessione sulla vacuità di certi periodi della vita. Oreste, anziano personaggio rimasto solo, viene descritto nella ripetività dei suoi gesti, e nell’inutilità degli stessi, creando pian piano un senso lento di angoscia, che ben lungi da sembrare terrore per il protagonista, risulta quasi simile alla noia di vivere.
Emblematica, a questo proposito una delle frasi iniziali:
“Se qualcosa fosse voluto accadere, sarebbe accaduto da sè senza bisogno del suo aiuto.”
Time (T’aime?) di rbonipianeta.it, giunge dal canale Internet come una proposta simpatica: questo testo vuole essere l’incipit di un racconto
(o magari di un romanzo) collettivo. L’inizio è questo, e chiunque è invitato a contribuire allo sviluppo della vicenda, facendole prendere la direzione che meglio crede.
Per questo motivo lo scritto è relativamente breve, e le descrizioni dei personaggi, dei luoghi e del tempo stesso della narrazione, non sono ben delineati, anche se la capacità di visualizzare ciò che capita è incisiva e promettente.
Pensateci su. E se dovesse capitare che più persone mandino prima dell’uscita del prossimo mese un seguito significativo, forse, più che un racconto collettivo, questa iniziativa si potrebbe trasformare in una storia a bivi.
Solite note in chiusura, prima del consueto F5 che vi spedirà direttamente nelle tetre braccia della poesia di Monica: collaborate.
Si, collaborate, e lo dico anche se almeno per il momento la rubrica
SUSSURRI è quella che meno sente la mancanza di collaboratori esterni che inviano con regolarità materiale per la pubblicazione. Non di meno ci tengo a sottolineare come questo sia uno spazio destinato a voi.
Uno spazio in cui il vostro talento narrativo o compositivo può trovare liberamente sbocco, mostrando a tutti che è possibile uscire dall’anonimato e farsi conoscere.
Uno spazio che è sicuramente molto seguito, e che speriamo possa essere un trampolino di lancio, almeno dal punto di vista emozionale, per chi di voi spera di diventare uno story-teller, e un buon posto anche per chi semplicemente vuole lasciare agli altri qualcosa di suo da portarsi dietro.
Ok, ok, adesso smetto. Scusate, come al solito mi lascio trasportare.
Ma adesso lasciatevi trasportare voi, ed iniziate la lettura.