L’estate è praticamente finita, e il tempo che va via via guastandosi ci riporta sempre più velocemente alla vita di tutti i giorni. I ricordi di questi mesi caldi appena passati però non mancano, e quelli ci aiuteranno a continuare a sorridere, nonostante la pioggia e il vento.
Inoltre non dimentichiamoci delle tante “voci che sussurrano”, dei tanti, cioè, che mese dopo mese, continuano a presentare racconti e poesie per fare riflettere, o anche solo per svagare, chi di voi avrà voglia di dedicarci qualche minuto.
Questo mese, grazie all’ormai conosciuto Loris Belpassi (Il ferro, e
Peana della chiappa), scrittore ed editore della Camealis di Pesaro, insieme a chi ha scritto espressamente per KULT, abbiamo la possibilità di avere con noi anche un ignara amica, Elisa Parmeggiani, autrice di “NOTTE E GIORNO”, apparso sul libro “Il sound della parola”, di recente pubblicazione.
Il concorso, di qui in parte ci eravamo fatti promotori anche noi prima dell’estate, si è concluso, e, tra i vincitori ci è stato concesso di “prelevare” un racconto da divulgare anche sulla nostra rivista.
Dello scritto di Elisa non farò nessun commento, anche perchè contrariamente a tutti gli altri non ha chiesto lei di essere ospitata tra le nostre capienti braccia, e quindi mi sembrerebbe un volermi intromettere in qualcosa di un po’ meno “famigliare”.
“Dormi”, di Marco mi toglie invece da questo imbarazzo. Prima delle poesie pubblicate questo Settembre, e dedicata, guarda caso, ad una ragazza, è un componimento dai ritmi calmi, e pervaso da un certo lento distacco che penso farà ricordare a molti le caldissime (anche solo come temperatura) nottate estive.
“Danubio” di Matteo Ranzi è invece una poesia piena di riferimenti ad una realtà che con la passione non ha nulla a che fare: oserei definirla piuttosto un percorso geografico storico, alla ricerca di qualcosa che, comunque, non è mai tanto lontano come ci può apparire.
“Galati” di Marco Giorgini è un veloce spaccato di questa città sul mar Nero, vista con gli occhi di un occidentale, per la prima volta in vita sua in un paese dell’Est Europeo.
Finite le poesie, chi meglio di Raffaele Gambigliani Zoccoli, poteva aprire la carrellata dei racconti “d’autore”?
Fra l’altro lo devo ringraziare a nome di tutta la redazione di KULT non solo per la sua costanza nonostante il militare iniziato da qualche mese, ma soprattutto per un altro racconto, “KOLT” che ci ha dedicato, e che definire “sublimamente ironico” è ugualmente non coglierne affatto l’essenza.
“Il professore”, suo “tributo” questo mese, è un’altra perla del surrealismo, in un’ambientazione sfumatamente universitaria, che risulterà tangibilissima e molto fruibile per tutti. I toni sono gustosissimi e la solita atmosfera di “realtà alternativa” è ancora una volta resa con l’uso sapiente di un ritmo lento, e carico di concetti più volte ripetuti.
“Disco Inferno”, di Fabrizio Guicciardi, ci porta, come il racconto di
Elisa, nel mondo della notte e delle discoteche. A tratti autobiografica, la vicenda narrata punta molto sul percepire incerto che ci viene esaltato da particolari situazioni emotive e dall’uso di sostanze esterne, come l’alcol.
Passi veloci e descrizioni efficaci sia di luoghi che di sensazioni, sono alla base di questa storia lunga una notte, ma con agganci ad un periodo più lungo in cui l’io narrante si trova a vivere.
“La sirena”, sempre di Fabrizio, è un racconto in versi, o meglio una poesia in prosa, come già ci ha abituato l’autore nei mesi scorsi.
L’atmosfera è quasi “nebbiosa”, e contrariamente a Disco Inferno, l’azione è assolutamente contenuta: tutto si riduce ad un momento solo, al vagare con la mente tra la realtà ed il sogno, e l’infrangersi di tutto al primo atto fisico. Efficace nel rendere il paesaggio interiore che si viene a creare, lo scritto invita a sucessive riletture per cogliere il succo della storia presente tra le righe.
“Molto lontano” di IGNATZ, allenta la tensione, dopo il crescendo di irrealtà degli altri tre racconti. L’ambito è, come spesso nei racconti di IGNATZ, una satira non troppo velata nei confronti della realtà di tutti i giorni, e la storia ci viene proposta come dialogo tra due alieni, che ci studiano, nei nostri comportamenti più o meno assurdi, con la volontà di comprendere ciò che muove l’essere umano.
Paragonare questo delizioso scambio di battute ad altri più famosi dialoghi di autori famosi, può sicuramente sembrare pretenzioso, ma lo stile, alla fine è lo stesso, e nel complesso è piacevole sorridere alle considerazioni proposte, non perchè comiche, ma perchè, appunto, in parte concrete.
In ultimo, per chiudere SUSSURRI, ritorna TEO 93 un mese ancora con l’odissea de “Le storie dell’uomo verde e altri racconti”. Per chi si fosse unito ai lettori di questa rubrica solo questo mese, ricordo che
è il “romanzo a puntate” di KULT, ma che, per la struttura di ogni singolo capitolo, è assolutamente fruibile anche letto singolarmente.
Le vicende di questo protagonista fisso si concluderanno tra un paio di mesi, ed invitiamo quindi chi abbia un testo anche di dimensioni considerevoli, a farcelo pervenire, se ovviamente ne desidera la pubblicazione sulle nostre pagine.
Attendiamo comunque con ansia, come al solito, anche tutti coloro che con poesie e racconti brevi, desiderassero unirsi ai tanti che li hanno preceduti.
Augurandovi una buona lettura, vi invito a premere F5 e ad iniziare il viaggio di settembre nei meandri delle voci che sussurrano.
Voci che sussurrano
Marco Giorgini