KULT Underground

una della più "antiche" e-zine italiane – attiva dal 1994

Le storie dell’uomo verde..

10 min read

Le storie dell’uomo verde

e altri racconti

———————————————————————-

Capitolo di quelli che si ricordano
SOLO PER TE,

ATTIMO PIU’, ATTIMO MENO

Il deserto era solo un ricordo, e già si intravedeva la regione delle grandi montagne, mentre la giugla scorreva veloce sotto di noi. La piccola astronave da ricognizione era al massimo della sue capacità, e poveri motori ionici quasi non ce la facevano più per lo sforzo. Non so perchè mai ci trovassimo laggiù, su una fertile luna di quel sistema sperduto, forse ancora inesplorato. L’autore di questo stralcio di storiellina di non aveva ancora una precisa idea di che avventura farci vivere. Forse avremmo dovuto combattere contro nemici invisibili, o se fossimo stati più fortunati avremo fatto amicizia con splendide amazzoni dai modi gentili. In tutti i casi sarebbe andata a finire bene, perchè in tutte le storielline va a finire bene, altrimenti poi il povero autore deve stare lì a costruirsi un altro eroe disinteressato, incasinato da guerre che non capisce ma che è costretto a combattere per ideali nei quali crede, o crede di credere.
E così viaggiavamo sfiondando nel cielo terso mentre i due soli arancioni tramontavano come al solito, del resto cosa può fare un sole se non sorgere e tramontare, ma sono i momenti più belli e poi creano un’ atmosfera, e allora a noi poveri eroi dello spazio o delle praterie ci tocca sorbirci tutti i giorni il tramontone epico.
Le montagne parevano non finire mai, e il loro colore mi ricordava quello di certi cocktail di pina colada che il mio barman di Los
Angeles mi preparava quando mi vedeva depresso, il che capitava praticamente tutte le volte che una delle mie sfinfie mi mollava per andaresene con uno dei miei amici o con un camionista del new jersey.
Vivere nei romanzi e nei racconti alle volte è piacevole, specialmente se fai la parte del buono. Una volta mi piacerebbe scrivere un romanzo, ma come al solito me lo farebbe scrivere il mio autore, facendomi fare la parte del giornalista semi alcolizzato, che se ne sta in una bettola di locale schifido in un quartiere malfamato di
Saigon proprio quando fuori c’è la guerra, tanto sarò sicuramente di nazionalità neutra e il conflitto mi passerà attorno senza colpirmi fisicamente, ma dandomi spunti drammatici per il mio romanzo di guerra, come quella volta che ho fatto l’agente segreto e dovevo trafugare i piani di un motore nucleare per sottomarini sovietici, ma incontravo la solita sfinfia che chissà come mai è sempre una sventola che toglierebbe il fiato anche a un sub con una riserva d’aria di 18 ore. Penso che la volta che mi sono divertito di più è stato quando il mio autore era a corto di soldi, e mi ha usato come protagonista in un romanzetto rosa ambientato nel far-west, con le diligenze e le donzelle dai modi miti e i becchini che appena entri in città ti prendono le misure. Tipico ma divertente, mi sono anche beccato due pallottole in un braccio per salvare l’onore di una cara fanciulla figlia di un vecchio amico, che poi se n’è andata a Las Vegas con un ragazzino lentigginoso e io come al solito mi sono fatto un tramonto di almeno tre ore mentre me ne andavo verso ovest su un cavallo marroncino molto fedele e intelligente, povera bestia.
E adesso su sto cavolo di pianeta devo incontrare un certo uomo verde, per fargli avere una capsula blindata contente un messaggio segreto, e pensare che avevo voglia di qualcosa di nuovo. Però, bellina questa astronave. Sta atterrando da sola davanti a strana cosa giallina a pois rosa, che sembra una boccia ma non riesco a capire com’è messa.

L’uomo verde aveva visto sul radar che ha nell’orecchio in basso una piccola astronave avvicinarsi a velocità spropositata. “O il mio piccione viaggiatore ha mangiato le pillole energetiche della nonna, oppure è quell’agente intergalattico che mi sta portando il messaggio segreto” il pensiero dell’uomo verde svolazzava stanco per la stanza, rimbalzando sulle pareti gommose come fanno certe linee di uno screen saver che certi conoscono.
Con aria bonaria e aspetto sicuro, come da vecchio cow-boy (che poi vuol dire vaccaro che in italiano suona maluccio), l’eroe del momento scese dalla piccola astronave da ricognizione, un modello Lancia HF del tipo vecchio, in poche parole un mito con le ruote. La sua sigaretta americana emanava un puzzo tale che le petunie da assalto dell’uomo verde misero su le mascherine antigas. “Hey, uomo verde, questo è un messaggio per te. Non so chi te lo manda, e siccome è segreto non mi sono nemmeno preso la briga di leggerlo. La capsula è blindata, mi sembra del tipo anti-intrusione, ocio. Io me ne vado, da qualche parte qualcuno avrà sicuramente bisogno di me. Ciao uomo verde!”
L’ uomo verde, per nulla stupito (si ricorda che egli è un fedele affliato dell ‘International Yatch Club), dapprima soppesò la capsula
(mi sto incasinando con i verbi), poi decise di farla aprire dai suoi pesciolini rossi, che essendo di origine coreana di queste cose se ne intendono.
Per le tenaci bestiole acquatiche fu un gioco da sogliole, e finalmente l’uomo verde potè (ma può esistere un verbo che fa “potè “? a volte invidio l’uomo verde perchè non si pone mai domande) dicevamo, l’uomo verde potè leggere il misterioso messaggio, che diceva pressappoco così: “La signoria vostra è pregata di presentarsi all’ufficio blu di quel posto che sappiamo solo noi, per p.s.g.r.d.e.e.a. b.m.l.l.b.m.r. t.r.t.r.t., ovviamente con gommini da tiro e gessetti colorati. Arrivederci, nel senso di là. P.S.: scusa l’humor.”
Un messaggio in codice, il cui contenuto altamente esoterico trascende la nostra comprensione.
Il pensiero che uscì dall’uomo verde era piccolo piccolo, sottile come una formichina appena nata, e di un colore quasi invisibile, ma un moscerino di linea che passava di lì lo vide sul radar e riferì al mosceriniporto più vicino, quello del grappolone di uva sulla mensola, di avere visto una scritta nel cielo (si fa per dire) che diceva “E’ giunto per me il momento di entrare in azione, uova sode o al tegamino non importa, basta che ci sia il ragù di canguro così lo possono comprare anche quelli là che so io. Hi Hi Hi! “
E’ raro che l’uomo verde rida. Purtoppo non se ne può sapere di più, il tutto è sotto segreto militare, e le petunie da assalto sono sul piede di guerra, quindi per evitare un incidente diplomatico di dimensioni che non saprei valutare basandomi sui pochi dati che ho a disposizione ecc. ecc.
Hai presente quando tu sei lì che te ne stai al caldino nel tuo letto e fuori piove e tira un ventaccio freddo e ti viene voglia di ranicchiarti e di startene a letto per tutto il tempo che ti pare?
Bene, fai finta di non dover andare a scuola, di non dover andare a lavorare, di non avere nessun impegno e di poter essere libero (o libera) di fare quello che ti pare. Avrai fatto un pensiero molto bello ma altamente effimero (hai presente la vita? più o meno così).

———————————————————————-

Capitolone da rave
I GIOVANI NON HANNO VALORI

IN CUI CREDERE, DICONO.

Essere giovani oggi è molto facile, forse fra 50 anni farò un po’ fatica a essere ancora giovane. Spero di rimanere giovane dentro, come la nonna dell’uomo verde, che prende le pilloline energetiche e corre i 100 metri in meno di 40 secondi.
Il made in italy, come è risaputo, è sinonimo di qualità e di buon gusto, perchè gli italiani sono abitiuati al bello e lo sanno apprezzare e sanno creare cose belle. Questo perchè siamo avvantaggiati, vivendo in una penisola molto carina e pullulante di monumenti e di arte e avendo attorno le ragazze più belle del mondo, sennò perchè mai verrebbero tanti turisti? Però gli italiani vanno all’estero, perchè ovviamente l’erba del vicino è sempre più verde, e poi fanno bene perchè adesso non ci si deve sentire più solo italiani, ma italiani ed europei, e anche cittadini del mondo. Che bello essere cittadini del mondo. Sono d’accordo con l’uomo verde e con una certa
Molly nel considerare le nazioni solo come zone colorate diversamente sul mappamondo. D’ altronde se invece di nascere qui nascevo su un asteroide o in Nuova Zelanda alla fine ero sempre io, magari parlavo diversamente e mi assomigliavo di meno, ma ero sempre io. O no?
Caleidoscipiche idee congelate da millenni nel metano vagano per gli spazi siderali, avvolte da incolucri di filo interdentale rinforzato per resistere agli urti. Possiamo prevedere con matematica certezza quello che accadrà domani? Non possiamo, poichè avremo sempre un margine di errore, che per quanto piccolo e insignificante possa essere ci assillerà ovunque andremo.
E poi devo ricordarmi di dare da mangiare alle mie piantine carnivore, e poi ci sono i bonsai da potare, e poi devo portare la macchina dal meccanico perchè mi sono accorto che c’è una ruota che tocca per terra e poi ci sono sempre 1000 e più cosine da fare che rimanderò a domani finchè sarà troppo tardi per farle e gli eventi precipiterannno e con essi anche il mio delicato equilibrio psico-fisico, e allora meno male che ho dei cari amici e delle care amiche e dei gatti e un carattere molto disponibile e gentile quando mi pare. Mi sembra ovvio.
Quanto spende la CocaCola ogni anno per la pubblicità? Tannnnnto.
Una volta ero in cucina e parlavo con l’uomo verde, e si discuteva con gioia e senza remore di come sarebbe bello avere una macchina per fare il caffè buono, perchè a noi non piace, un po’ come il cocomero, che proprio non mi va giù e mi chiedono da che pianeta vengo.
Bè, si stava lì a discutere e un pensiero particolarmente pesante dell’uomo verde è caduto sulla tastiera del telecomando dimensionale e siamo stati proiettati in un mondo parallelo.
La cosa all’inizio non mi ha stupito più di tanto, perchè immaginavo di avere battuto la testa come faccio spesso e pensavo che le cose che stavo vedendo erano frutto o verdura della mia immaginazione, che purtoppo non è sotto controllo e va dove vuole. In questo mondo parallelo gli animali erano molto belli e lucenti, e anhe trasparenti, e sembravano fatti dagli artisti vetrai di Murano, e infatti ci assomigliavano molto. Forse ero finito in una delle rare TAZ pseudo-temporanee da un po’ di tempo, perchè una TAZ permanente non so se può avere un senso, ma io non sono un maestro di sufi e mi inchino davanti a chi ne sa più di me.
In questo mondo tutto andava liscio come l’olio e le creature di vetro trasparenti non sentivano il bisogno di fare la guerra, forse perchè vedendosi dentro l’una con l’altra non ne avevano bisogno, nel senso che si capivano. Gli equivoci, non rarissimi, venivano etsratti come minerali e trasformati in splendide collanine, e me na hanno anche data una perchè nè io nè l’uomo verde eravamo trasparenti all’epoca, e allora per evitare gli abitanti vitrei del mondo parallelo misero le manine vitree in avanti in senso di saluto e noi salutammo e passammo una splendida settimana di vetro. I bambini di vetro ammirarono le storie mobili formate dai pensieri dell’uomo verde, e assieme raccogliemmo uva e frutte esotiche per l’importazione parallela.
Parliamo spesso senza dire niente, e poi io odio le persone che non si fanno troppo i fatti loro, che se io faccio quella cosa là loro lo vengono a sapere e non è che mi disturbino fisicamente, ma i danno noia forse perchè abbiamo gusti diversi e a me non interessano minimamente le cose che fanno loro. Ma per non restare sul personale, e dare anche ad altri personaggi la possibilità di raccontare la loro storia.
L’amplificatore del subwoofer, che è un amplificatore molto bellino, con i contatti dorati e la pasta per la distribuzione del calore, ha dei problemini di alimentazione. Forse sono le patatine fritte che non gli fanno bene, oppure sono gli acetelli che divora avidamente in quantità industriale.
C’è chi parla di evidente scarsità del terreno per quel che riguarda le prestazioni congiunturali di certe basi programmatiche molto diffuse nel sudamerica. L’ uomo verde conosce uno di questi tizi, che si fa chiamare U perchè è semplice da ricordare, e poi assomiglia molto al verso dello Scanavius Ereticus Vulgaris, che è una simpatica bestiola, in pratica un fossile vivente giunto chissà come ai nostri giorni. Lo Scanavius Ereticus Vulgaris scinde il mondo a lui noto in due parti principali: i buoni e cattivi, e lui sta nel mezzo a fare il primitivo, e ogni tanto dice “U” ma lo dice molto forte e le vecchiette si spaventano. Sono i casi più evidenti che si sta andando verso tempi di grande cambiamento, e la gomma accoglierà sempre più potenziali bambini, tanto anche se da noi c’è la crescita a zero, ma non c’è da preoccuparsi perchè nel mondo c’è sempre qualcuno che pensa a farne in gran quantità, non che la cosa sia deprecabile, anzi, solo che se ci fosse da mangiare per tutti sarebbe meglio.
Tra i mondi più evoluti che l’uomo verde ha visitato è da segnalare
Lipton, un mondo parallelo a tre dimensioni tipo il nostro, solo che là i pianeti sono a forma di tazzina tutti sono rilassati e non fanno la guerra, al limite si tirano in testa le bustine che non fanno poi tanto male. Deve essere bello avere tre piedi per ogni gamba, e magari avere sei gambe, come gli abitanti della piccola geodesica artificiale
Grippler. Si sono evoluti così perchè corrono sempre, a causa del periodo di rivoluzione dellla geodesica che è più o meno 12 minuti terrestri e un quarto di rapanello, con la conseguenza che tra la notte e il giorno durano sei minuti e un ottavo di rapanello. I tramonti sono cortini, giusto quel misero ottavo di quel tuberino di cui sopra, ma sono ugualmente carini. Una geodesica normale dovrebbe avere un periodo di rivoluzione di almeno una decina di costi di insalata di quella a foglia larga, ma Grippler è stata costruita con tecnologie a basso costo, e si dice che i Grippleriani l’abbiano ordinata in scatolone di montaggio, ma sono le solite malelingue che vociferano di quà e di là, e non c’è da fidarsi più di tanto.
Conclusione dell’analisi: in qualsiasi maniera la si giri, la vita è sempre effimera, con un’ appromimazione di più o meno due bucce di limone.

TEO 93

Altri articoli correlati

7 min read
6 min read
1 min read

Commenta