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Peana

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Peana

Onore immortale alla chiappa! Essa in sè contiene tutto l’umano, senza paragone in rapporto con gli altri luoghi del corpo usualmente canticchiati dai poeti. Insomma, vogliamo paragonare la chiappa allo stralunio umido degli occhi, alla pastosità volgare e ciarliera della bocca, alla avidità pastrocchiona delle mani? Siamo seri: neppure le gambe e i piedi anelano a tanta perfezione, neppure i capelli o i colli più flessuosi.
La chiappa non è solo un morbidissimo sito della nostra esistenza, ma una filosofia, o meglio una Weltanschauung. E l’omphalos del mondo, la stessa incarnazione della coincidentia oppositorum. Storcete la vostra chiappettina magra? Non ci credete? Allora ascoltate questo entusiastico peana.

Che cosa mai regge la figura del guerriero, la statua dorica nerboruta, quale aspetto del corpo conferisce stabilità, resistenza, forza? Ma via – cari miei – la risposta è ovvia: la vecchia, intramontabile, sempreverde chiappa. Ve l’immaginate voi un guerriero, o un lottatore, con due chiappone spampanate, o due chiappettine alla san Giuseppe? Certo, anche gli omeri, le braccia, le cosce delle gambe devono in tal caso aver la loro parte, ma senza la chiappa, come le mettiamo? Insomma chi lega l’alto e il basso, il davanti e il didietro
– la cabala del corpo vincitore – chi altri se non la tanto vituperata chiappa? Essa contiene in sè lo spirito della forza, chiappa marziale quant’altri mai. E il simbolo della mascolinità, dell’atleticità! senza dubbio posso affermare che la chiappa sta all’inizio di tutta la storia, dell’arte come pure del valore fisico e morale. Morale, sì, morale! La chiappa muscolosa, ma contenuta che serra il suo gluteo in un armonico scudo di forza, esprime anche la volontà dell’umano di non cedere alle lusinghe del male, del mellifluo.
Ma insomma: secondo voi senza la chiappa che ne sarebbe di
Michelangelo e di Benvenuto Cellini? E l’Ellade, con i suoi agoni, la sua filosofia? Proprio partendo dalla contemplazione della chiappa il genio greco si aprì alla dignità infinita dell’uomo. Difatti gli dei hanno chiappe mirabili, al pari dei mortali, anzi chiappe
“prototipiche” ed esemplari: le chiappe del mito di Eracle, del divino
Odisseo. Invece i centauri e i sileni, creature dai chiappettoni immensi, sono personaggi ambigui, spesso ubriaconi e sicuramente inumani.
Ecco dunque che la chiappa è arte, filosofia, cosmologia esprimente tutte le qualità della virtù maschile, patria, spirituale ma non si ferma qui. Sarebbe già da encomio, da lode smisurata, ma essa anela – come dicevo – al peana e dunque inonda anche l’altra metà del cosmo.
E infatti alla forza subentra la grazia, alla resistenza pugnace, la flessuosità e l’arrendevolezza. Ragazzi, dite la verità, ma dove trovate un simbolo pari a quello della chiappa, che raffiguri la dolcezza, la morbidezza, insomma: la femminilità in tutta la sua squisita essenza? Chiedetelo ai signori antropologi, psicologi, alchimisti, simbolisti etc. etc.: nulla è tanto completo e assoluto come la chiappa.
Prendiamo alcuni simboli tra i più famosi: il pene, la spada, la coppa, il toro, l’agnello etc. etc. Ebbene, cari i miei studiosi delle vostre chiappe, nessuno – dico NESSUNO può giungere contemporaneamente tanto in alto e in basso, ricomporre in sè gli opposti quanto la
Benemerita, la Perfettissima.
Capite? Un uomo senza chiappe è un imbelle, un invertebrato. E una donna senza chiappe, poverina, non riuscirebbe neppure a conquistare al suo fascino un Priapo campagnolo.
La chiappa è ciò che seduce gli uomini, affascina i grandi artisti e li fa raggiungere l’immortalità. Nulla è tanto flessuoso, armonico, e diciamolo pure – sensuale – quanto una chiappa femminile, appaiata alla di lei nobile consorte.
Già, perchè la chiappa – cari miei – è una e bina, singolare e plurale, ma sempre stuzzicantissima, sia che la si guardi di profilo che la si ammiri nella sua completezza di creatura doppia e semplice allo stesso tempo.
Sì, in definitiva posso affermare che la chiappa è l’unico microcosmo realmente essente nel nostro corpo. Spartana e corinzia, militare e venerea, maschile e femminile essa unisce in sè gli opposti del cosmo.
Tradizionalista e degenere? Addirittura sessuale e transessuale? Certo non scandalizzatevi, giacchè la chiappa può tutto, semplicemente perchè lei è il “tutto”. Sissignori, anche dionisiaca, anche pericolosamente libertina e magari volta contronatura. In definitiva: la chiappa contraddice se stessa, e non muta, proprio come l’assioma della dialettica hegeliana.
Esagero, forse, amici, esagero? Non direi proprio anche se devo a lei il favore di un provvidenziale riposo al fondoschiena, mentre passo le mie giornate attaccato alla tastierina del computer, su questa benedetta (ringraziando la chiappa) seggiola.

Loris Belpassi

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