L’hobby dell’entomologia ci porta di continuo alla ricerca delle nostre prede nei luoghi più nascosti, ed è proprio in questi luoghi che può celarsi il nemico più insidioso di tutti coloro che, come noi, amano frequentare la natura: la vipera. Fu in una di queste uscite che otto anni fa io stesso fui morso al muscolo del braccio sinistro, mentre, inavvertitamente mi accingevo a far rotolare un vecchio tronco d’albero steso al suolo, alla ricerca di quello che poteva esserci sotto. Mi sento pertanto di dare a voi amici entomologi alcuni elementari e pratici consigli e qualche nozione su questi esseri pur sempre utilissimi alla natura, anche se abbastanza pericolosi per l’uomo. Le vipere (Ofidi) sono presenti su tutto il territorio italiano e le isole fatta eccezione per la Sardegna. Si dividono in quattro specie.
1 VIPERA ASPIS o vipera comune – Predilige i luoghi sassosi di tutta la penisola, può raggiungere i 90 – 100 cm di lunghezza. Il maschio è leggermente più corto, si può trovare dal livello del mare fino ai
3000 m di altitudine.
2 VIPERA BERUS o Marasso di palude. E’ diffusa in tutte le zone più o meno paludose dell’Italia settentrionale, abbondante sulle Alpi, è di taglia più grande della precedente.
3 VIPERA AMMODITES o vipera del corno. E’ tipica appunto per il cornetto a mo’ di rinoceronte, che sporge dal suo capo all’altezza del suo labbro superiore. Localizzata ed abbondante sulle Alpi del Veneto, supera facilmente il metro di lunghezza.
4 VIPERA D’URSINI, localizzata in alcune zone dell’Italia centrale specie sul Gran Sasso. Risulta essere la più pericolosa fra le vipere italiane nonchè la più piccola di dimensioni. Alcuni recenti studi su di essa ne ridimensionano anche la pericolosità, ma solo in rapporto alla modesta lunghezza dei suoi denti, molto corti, quindi impossibilitati a raggiungere le parti vitali dell’uomo se protetto dal minimo indispensabile di un corredo antivipera. Vale a dire i classici stivali lunghi al polpaccio, calzettoni antivipera, o di cotone o lana molto spessi. Calzoni di tela grossa o velluto molto spesso.
Oltre agli uccelli rapaci in genere, ai ricci, sappiamo che anche tacchini, galline e soprattutto i maiali sono grandi divoratori di vipere e di rettili in genere. Il graduale e continuo abbandono delle campagne da parte dell’uomo, tendente sempre più all’avvicinamento a centri abitati, ha privato valli e prati, colline e montagne della presenza di animali domestici allo stato brado. I rapaci, anche se protetti da severe leggi protezionistiche e venatorie, continuano ad essere abbattuti indiscriminatamente da gente senza alcuno scrupolo.
Tutto ciò può facilmente spiegare il diffondersi sempre più di questi rettili, che è arrivato a costituire un vero problema per turisti, villeggianti, escursionisti, pescatori, cacciatori, raccoglitori di funghi e piante o frutti selvatici di bosco. Ultimamente infatti sono state avvistate vipere in posti in cui, fino a poco tempo fa, sarebbe stato impensabile trovare. Tralascio la descrizione particolareggiata delle varie specie di questi rettili, reperibile facilmente su tanti libri alla portata di tutti quelli che volessero veramente saperne di più, per richiamare invece l’attenzione su quelle caratteristiche somatiche tendenti a farvele distinguere da una innocua biscia; eviterete così di farvi prendere da un panico ingiustificato davanti ad un qualsiasi animale strisciante, anche perchè nel novanta per cento dei casi si tratta di semplici ed innocue ed innocentissime lucertole. La vipera ha il tronco molto tozzo e la testa, in genere piatta ed a forma triangolare. Si distingue nettamente dal resto del corpo, la coda molto corta e che segue dopo una forma di strozzatura di diametro molto diversa che la fa sembrare un moncone informe. La biscia ha invece la testa molto arrotondata che forma un tutt’uno col corpo, la coda non distinta, non è che l’assottigliamento graduale dell’allungamento del corpo e negli esemplari adulti supera notevolmente il metro di lunghezza, per arrivare nel caso del COLUBRO
D’ESCULAPIO (innocuo, bellissimo, con colori metallici dal giallo limone al verde smeraldo) alla considerevole lunghezza per un rettile italiano di 2 – 2,30 metri. Tutte le vipere italiane hanno le pupille allungate in senso verticale e non rotonde come le bisce, i due denti veleniferi posti anteriormente ai lati della mascella superiore, molto lunghi e vistosi rispetto agli altri, quasi invisibili.
Vediamo ora i luoghi dove può celarsi la vipera: ammassi pietrosi esposti al sole, folti cespugli, nel sottobosco in genere, sorgenti o corsi d’acqua di natura sabbiosa o sassosa. Essendo proprio questi i luoghi più frequentati da noi entomologi, è consigliabile calzare sempre stivali in cuoio lunghi fino al ginocchio, indossare indumenti robusti, mai rovistare fra i sassi a mani nude, ma bensì con bastoni, con la punta degli stivali o al limite con guanti di cuoio, piccozza o vanghetta, questo fino a che non si è assolutamente sicuri che non vi sia ombra alcuna di pericolo. Percorrendo sentieri, guardare sempre dove appoggiano i piedi (aiuterà anche a non cadere), poi calpestare il suolo con un certo vigore, battere i cespugli, e le foglie secche con un bastone o col manico del retino entomologico. E’ fuor di dubbio che il rumore mette in fuga i rettili. Essi non attaccano mai per primi e se date loro la possibilità di fuggire, lo faranno molto volentieri, con grande sollievo anche da parte vostra. Nel caso di contatto visivo rimanete calmi, guardinghi, pronti ad ogni evenienza ma allontanatevi subito e senza bruschi movimenti. Non stuzzicate stupidamente e senza motivo la vipera, non fareste altro che costringerla, per paura, ad attaccarvi. Indispensabile comunque, avere sempre a portata di mano il siero antivipera fresco e non scaduto, reperibile in tutte le farmacie in confezione pronta per l’uso corredata da ampie e facili istruzioni eseguibili anche dai più inesperti. In caso di morso da vipera, la tipica sintomatologia è la seguente: intenso dolore e bruciore e rigonfiamento della parte colpita, dopo un po’ sudorazione più o meno abbondante, dilatazione delle pupille con senso di nausea, vomito, vertigine e vista annebbiata. E’ consigliabile fare una piccola incisione, col bisturi inserito nella confezione, unendo i segni dei denti veleniferi per una profondità di un paio di millimetri, ma attenzione a volte per la paura che insorge al momento, si corre il rischio di tagliare eccessivamente, col rischio di danneggiare fasci muscolari con danni peggiori del morso stesso. Piuttosto se uno non si sente tranquillo e sicuro meglio rinunciare. Cercare di fare uscire più sangue possibile, dopo essersi iniettato il siero antivipera metà intramuscolare in un gluteo e metà tutt’intorno al morso, diviso in tante piccolissime iniezioni (esperienza come detto in precedenza dovuta fare di persona) con un buon coraggio perchè il liquido brucia maledettamente, e dovendolo fare in tante piccole dosi intorno al morso dopo le prime due o tre forate tende a scoraggiare il proseguire del trattamento fino alla fine. Raggiungere (con calma, veramente calma e senza agitarsi) il più vicino posto di soccorso. Questo per evitare in modo particolare, affanni, sforzi inutili che aumenterebbero solamente la circolazione sanguigna con relativo trascinamento in circolo del veleno. Credetemi c’è tutto il tempo che si vuole per fare tutto questo, tempo in ore non in minuti, quindi ancora una volta calma e sangue freddo. Il pericolo maggiore è dovuto in modo particolare alla paura ed alla fretta. Chiaramente un occhio di riguardo invece ai bimbi piccoli e a chi soffre già per conto suo di asma, diabete, disturbi cardiaci, allergie particolari che, sommati al veleno, potrebbero avere complicazioni particolari. Ed ora amici carissimi, in bocca al lupo e buone cacce.
Incontri pericosi…
le vipere
Giorgio Malferrari.
MODE..NA..TURA bollettino G.M.S.N.