Eccomi qua! Una nuova vocina in mezzo al coro multimediale di KULT
Underground…si’, in effetti mi sento unpò fuori luogo, ma tuttavia spero di non annoiarvi troppo con l’argomento che intendo trattare e lasciate solo che inizi a parlare, che sicuramente sparirà ogni tipo di
“smarrimento” ed allora…POVERI VOI! No, sto scherzando! Ma chiacchere introduttive a parte, ciò di cui vorrei parlarvi, l’avrete probabilmente letto, nel periodo passato, o sui quotidiani oppure sentito dal telegiornale…beh, ora provate a leggere quanto ho da dirvi io circa la famigerata OCCU.. (ops… scusate) OKKUPAZIONE. Non perchè io abbia particolari dati, che i giornalisti non hanno, anzi, tutt’altro! Il fatto
è che le mie vogliono essere parole scritte su due piedi, in prima persona e quindi non soggette alla volontà interpretatrice di nessuno, riguardo un’ esperienza vissuta con il cuore e soprattutto con impatto totale (o quasi).
E’ passato un mese abbondante, da quando le scuole di Rimini, hanno intrapreso il loro ciclo di protestae c’è da dire che rispetto al resto d’Italia eravamo in ritardo… come si dice: “MEGLIO TARDI CHE MAI!”.
Certo è che, comunque il pensiero di okkupare “frullava” già da parecchio tempo nelle menti di alcuni studenti: il 13 Ottobre, giorno della manifestazione per lo sciopero generale, qualcuno l’aveva accennato, parlando in piazza; purtroppo, ad una sola voce quasi nessuno prestò attenzione, ma quelle parole non si sono arrese, hanno continuato ad esistere, a fermentare sotto terra, incontrando sempre più favore e con esso altre menti che dessero loro spazio ed ecco che poi, un mese più tardi, il 18 Novembre, durante la manifestazione per gli eventi di Napoli, la parola “okkupazione” ha preso a rimbalzare di bocca in bocca, gridata a gran voce, sostenuta da una folla di studenti inkazzati (qualcuno ha anche detto “svogliati”) che si sentivano calpestati nei loro diritti. Non so quanti di noi fossero effettivamente convinti in ciò che urlavano quel giorno; c’era più che altro, tra di noi, un grande nemico da combattere, prima ancora di D’Onofrio e Berlusconi: la disinformazione; poichè se non sai in cosa lotti, prima o poi, ciò che fai va a favore della parte nemica.
Di conseguenza è stata presa in considerazione una serie d’assemblee al fine di rendere cosciente ogni studente circa le questioni contro cui si sarebbe dovuto protestare, ed inoltre, in vista dello stesso scopo, la maggior parte degli istituti riminesi, prima ancora di iniziare ad okkupare, ha optato per qualche giorno d’autogestione. A questo punto chi aveva voluto capire ed informarsi, era sistemato; non rimanava che cominciare finalmente alla grande, con la stupenda, mitica (etc…etc…) OKKUPAZIONE.
Adesso, molti di voi, a buon diritto, si chiederanno che differenza passa tra la sopracitata e l’autogestione. Anzitutto, mentre quest’ultima è legale, l’altra non lo è poichè effettuandola, si occupa suolo pubblico; per il resto, autogestendo, si sta a scuola, allestendo incontri, gruppi di studio o di lavoro e comunque senza che si svolgano le lezioni, per la durata del tempo in cui solitamente resta aperto l’edificio scolastico; mentre, invece, nel secondo caso, ci si organizza alla stessa maniera, ma gli studenti stanno a scuola 24 ore su 24 (anche la domenica!). Come avete notato, differiscono davvero in poco, per una questione di tempi che determina o meno l’illegalità, ma evidentemente, non essendo considerati quasi per niente, con l’autogestione, per farci ascoltare dal Governo e soprattutto dal caro “Checco” D’Onofrio, abbiamo dovuto spingerci…
CRIMINALI! …oltre i confini del legalmente riconosciuto (non vi pare paradossale? Beh, è uno spaccato della società d’oggi!).
Ci hanno pure bollati come “figli di sessantottini”, siamo stati battezzzati “Nutella Boys”, ci hannno acccusati di strumentalizzazione… insomma hanno fatto di tutto, fuorchè ascoltarci, coloro che credevano di capirci poichè ex-partecipi del 68. Le nostre parole sono state distorte, interpretate e poi sbandierate sui giornali come la verità Biblica della realtà dei giovani (sprovveduti!) del 94… e poi pretendono che non ci si ribelli?!
Noi, col 68 non abbiamo nulla a che vedere, abbiamo sammai qualche slogan o i ricordi dei genitori, di alcuni professori, ma combattiamo
“pacificamente” nel 94, per migliorare il futuro e non per riportare alla luce il passato, destinato, in ogni caso, a rimanare tale. Qualcuno, insomma, ci ha presi in giro con 1000 giri di parole e noi semplicemente lottiamo per inculcare nella mentalità comune, l’idea che non siamo una massa di pecore belanti, incapaci d’intendere, di pensare e che la società parte dalla scuola, poichè è in essa che si forma l’individuo.
Abbiamo optato verso la linea dura, sperando d’essere ascoltati. Cosa abbiamo ottenuto? Il sorrisino ironico di quel simpaticone di D’Onofrio, che, fingendo d’essere disposto al dialogo, ipocritamente ha cercato di coprire le spalle al Governo che, nel frattempo, ci ha sguinzagliato addosso la grande amica DIGOS. Beh, sapete, no, come si chiama il metodo adottato? Politica della repressione o della paura, che dir si voglia.
Sicuramente è una cosa molto “ironica” se poi si pensa che nella proposta di riforma, fra le righe della nota introduttiva, si parla di centralità dello studente…
…Già, la proposta di riforma, omeglio, le legge quadro: è ad essa che ci siamo ribellati. Provate a leggerla e vi accorgerete che è una fortezza di cartapesta, costruita con contraddizioni più o meno palesi.
Anzitutto, poco fà, vi stavo parlando di una (presunta) centralità dello studente enunciata come base della riforma, nella nota introduttiva ed in seguito, più volte ribadita. Ma com’è possibile parlare di questo, quando si vogliono tagliare circa 15,000 (modica cifra!) classi? Ed inoltre ci è sembrato scandaloso, nonchè, forse, utopico, che un progetto che richiede uno sconvolgimento totale della situazione, come quello della riforma scolastica, sia inserito in quel contesto di risparmio economico che, in fin dei conti, appartiene alla Legge Finanziaria 94.
Non parliamo, poi, della “benemerita” autonomia finanziaria, coi suoi
“FAVORI E PRESTAZIONI RESI A TERZI” e della riorganizzazione del Consiglio d’Istituto, nella quale oltre alla questione discutibile del nuovo ruolo del Preside, si parla di una struttura composta per il 50 5148agli insegnanti e per il restante 50 5148ai 4 alunni rappresentanti d’Istituto
(eletti, tra l’altro, non più dalla totalità degli studenti, ma dai rappresentanti di classe!) dal personale A.T.A.(=bidelli), dai rappresentanti dei genitori, e qualora vi sia un’associazione di ex-allievi, dai rappresentanti di questa.
A capo di tutta l’assemblea vi è il Preside che… come dire… vede e provvede, poichè in sua mano è posto il patrimonio scolastico e di conseguenza anche il comando dell’autonomia organizzativa. Viene spontaneo
(almeno a noi studenti) chiedersi: “dov’è finita la centralità dello studente?”. Ai posteri l’ardua sentenza (ma è auspicabile non vi siano posteri del genere!).
Contro questi ed altri elementi della legge quadro si è quindi scagliata la nostra protesta: D’Onofrio ci ha asoltati (così si dice) ed infatti poco dopo l’inizio dell’okkupazione, ecco arrivare una seconda proposta di riforma poichè l’altra era scaduta, essendo passati 60 giorni. Da questa si è potuto notare l’effetto delle nostre parole sulla mente eccelsa ed illuminata di Checco: il Documento era, infatti, la copia esatta del suo predecessore.
Perchè smettere, dunque?
Abbiamo continuato a lavorare per stendere un progetto di contro-riforma nostro e nulla ci avrebbe fermato se non fosse stato per l’indifferenza di coloro che hanno dapprima votato a favore dell’okkupazione, per poi restarsene comodamente a casa, invece di venire a scuola e perciò dimostrare coerenza. Se non fosse stato per queste persone, nemmeno la
“cara” DIGOS ci avrebbe spaventato con le sue minaccie, perchè, si sa: “EL
PUEBLO UNIDO JAMAS SERA’ VENCIDO”. Invece, dopo 10 giorni di lotta dura
(senza paura!) era molta di più la gente che passeggiava in Corso
D’Augusto che quella che stava a scuola a portare avanti la protesta ed allora che senso ha continuare in un centinaio scarso quando a votare si era stati 360 e passa?
Così la lotta dura si è trasformata in autogestione, poi in manifestazione finale studentesca ed infine si è tornati sui banchi. Ma la lotta non è finita, è appena cominciata ed ora si procede con forme più “morbide”, a dimostrazione del fatto che l’okkupazione non è stata una banale scusa per smettere di fare lezione! Inoltre, la battaglia ora bisogna condurla contro l’ottusità di alcuni professori che non vogliono capire che noi, per 15 giorni, non siamo stati in vacanza!
Cosa posso dire io, a mio commento? Per quanto mi riguarda, avrei okkupato ad oltranza e la protesta mi riempie tutt’ora il cuore. Mi sento orgogliosa dell’esperienza fatta che anche sul lato umano, è stata più che positiva: ho avuto possibilità di confrontare opinioni ed ideali, di conoscere un sacco di gente nuova. L’okkupazione è anche e soprattutto questo. Non è violenza, non è incameramento di pensiero o di ideologia; è solo voglia di stare assieme e di unirci per lottare ed assicurarsi un futuro migliore.
So che nel mio Istituto (Ist. Mag. Stat. “M. VALGIMIGLI” = MANARA) eravamo di destra, di sinistra ed anche apolitici, ma che c’entra? La lotta si fa uniti, poichè è in questo modo che si ottiene qualcosa. Tutto il resto non conta.
Tutto il resto è niente. Sono solo parole. E’ apparenza. L’apparenza su cui si fonda tutta la moralità borghese e conformista che, inutile dirlo, andrebbe rimossa.
Beh, ora termino qui e ricordatevi che “SE NON CAMBIERA’ LOTTA DURA SARA’ “.
OKKUPAZIONE
CHIARA