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Cieli

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CIELI

Certi cieli, d’estate, al tramonto, sono come schegge di velati pensieri, che fluttuano nell’aria, in attesa.
Rossi come il fuoco più assurdo, caldi come ricordi passati, vuoti, come l’amore più vero.
Vengono alla fine del giorno, improvvisi, inattesi, non voluti, quando ancora il tuo petto sta fremendo, ancor prima che il sudore si sia asciugato, e che tu sia pronto ad andartene per sempre.
A volte non sembrano nemmeno in movimento, ma solo quadri, immagini senza storia, pronti a permanere, a continuare un gioco morto, a darti l’illusione che sia ancora giorno, e che il sole non nasconda coi suoi caldi raggi solo la notte.
E poi tutto si spegne.
La luce rossastra oscilla tra mille colori, e finge quasi un ritorno; il freddo che avanza sembra quasi un piacevole manto, e lì, in agonia, i tuoi desideri impazziscono, e si chiedono dov’è finita la luce, e dove la vita, e dove, e qui si ode quasi un sussulto, dove l’Amore.
E ti viene spontaneo chiederti se non è stato solo un sogno, e se non ti ha ingannato il profumo dei fiori, e se non ti ha illuso il sapore dei dolci, e il suono delle Lire celesti.
Ti volti indietro a guardare, mentre tutto scompare pian piano, e solo qualche ombra c’è ancora tra il nulla, e la vedi distesa, spogliata, che sogghigna, o forse solo sorride, e ti guarda andartene via, muovendo lentamente le labbra, sussurrando parole fantastiche, come promesse di città dorate, mentendoti ancora una volta, o amandoti nell’unico modo in cui può.

Dengo

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