Intervista con Giovanni Scasciamacchia
9 min readGiovanni Scasciamacchia (batteria)
feat. Perico Sambeat (sax alto e soprano), Dado Moroni (piano), Tommaso Scannapieco (contrabbasso)
PATTO ARMONICO
Abeat records, 2024
Giovanni Scasciamacchia, maestro indiscusso delle arti percussive e richiestissimo drummer italiano, propone per Abeat Records un nuovo lavoro, un concept album, dove ciascun brano si ispira al mondo del design, raccogliendo una suggestione dall’amico produttore Paolo Insalata. La connessione tra Jazz e Design, richiamata nel titolo Patto Armonico, ha origini remote e si manifestò nell’America degli anni Venti e Trenta, quando l’estetica dell’Art Déco e la sua associazione con il lusso e il glamour si fondevano perfettamente con il dilagare dell’onda del Jazz, tanto da far coincidere alla definizione Art Déco, quella di Jazz Style. Per sostenere questo immaginifico progetto il cast si avvale di alcuni pesi massimi della scena mondiale contemporanea: il sassofonista Perico Sambeat, il nostro portacolori del pianoforte jazz Dado Moroni ed il richiestissimo Tommaso Scannapieco al contrabbasso. Un disco italiano che celebra l’arte dello swing targato ventunesimo secolo, moderno stilisticamente ma dalle solide radici nella cultura tradizionale afroamericana, ed una originale impostazione creativa.
https://www.abeatrecords.com/music/shop/patto-armonico/
Giovanni Scasciamacchia, batterista e compositore, nasce a Bernalda (MT) nel 1977.
La sua formazione da “autodidatta” avviene negli anni attraverso l’ascolto attento della musica, soprattutto quella dei Grandi del Jazz. Sarà proprio la grandezza e la bellezza di questo genere che lo porterà ad esprimere pienamente il suo talento.
Numerosissimi i concerti nei Jazz Club e Festival Jazz in Italia e all’estero come il recente tour 2019 in Giappone.
Ha collaborato e collabora con Steve Grossman, Dado Moroni, Perico Sambeat, Rosario Giuliani, Fabrizio Bosso, i fratelli Deidda, i fratelli Scannapieco, Andrea Pozza, Michele Hendricks, Renato Chicco, Pietro Lussu, Emanuele Cisi, Max Ionata, Marco Tamburini, Roberto Tarenzi, Giuseppe Bassi, Sumire Kuribayashi, Gaetano Partipilo, Jed Levy, Joe Magnarelli, Michael Rosen, Aldo Vigorito, Marco Panascia, i fratelli Di Martino, Guido Di Leone, Scott Hamilton, Aldo Zunino, Paul Marinaro, e molti altri.
Premio Argo jazz 2023
https://giovanniscasciamacchia.com/
Intervista
Davide
Buongiorno Giovanni. Nel corso dei secoli la musica è stata fonte di ispirazione per l’arte, la moda e il design. E, a proposito di design, spesso i designer si sono ispirati ad artisti e musiche: Mauro Lipparini ha omaggiato i Pink Floyd disegnando il tavolino “Final Cut”; Ludovica e Roberto Palomba si sono ispirati a David Bowie per il divano “Starman” e il Gruppo Memphis si diede questo nome ascoltanto “Stuck Inside of Mobile with the Memphis Blues Again” di Bob Dylan. Al contrario una musica, e jazz in particolare, che si ispiri al design mi pare qualcosa di finora inedito.
Come hai svolto questo particolare compito di tradurre in musica jazz alcune parole o concetti chiave del design? Hai usato un procedimento in particolare, una o più idee di base?
Giovanni
Buongiorno Davide, l’idea di base è la Natura. Quando Paolo Insalata mi ha proposto la sua idea di fondere Jazz e Design è stato molto facile per me, in quanto la musica che scrivo si ispira ai Colori della Natura, quindi paesaggi, stagioni e quello che vivo nel quotidiano.
Davide
“Palette” è un brano dedicato al rapporto tra suono e colore, un legame che tu hai scritto essere stato osservato per la prima volta da Giuseppe Arcimboldi. Nel ‘900 molti altri pittori, spesso anche musicisti loro stessi, si sono dedicati al rapporto suono-colore, come Matisse, Kandinskij, Klee o, viceversa, compositori come Skrjabin. Sentire un colore e vedere un suono è del resto un fatto reale per i sinestetici. Tu come hai affrontato il tema in questo brano?
Giovanni
Era il venticinque marzo duemilaventidue quando ho scritto questo brano e non gli avevo dato ancora un titolo a parte la data. Ricordo che era un giorno freddo e nevicava dolcemente un po’ con il sole un po’ con le nubi ed io in giro nei pressi di Bernalda ad osservare le prime fioriture della Primavera con un contrasto di colori affascinante. Vedere questi giochi che la Natura offre e un pochino di malinconia per gli ultimi giorni di freddo l’ispirazione è stata istantanea.
Appena ho visto la parola “Palette” nella lista che mi ha mandato Paolo Insalata, subito ho pensato a 25 marzo.
Davide
In “Scambio creativo” il focus è incentrato sul valore del dialogo tra due figure chiave nel mondo del design: il designer (quindi il progettista o l’inventore) e l’artigiano. In che modo hai vissuto questo dialogo nel doppio ruolo di designer/compositore e di strumentista/artigiano?
Giovanni
Scrivo sempre per ispirazione e non credo di essere capace di farlo su commissione, quindi penso che Scambio creativo sia una parola prettamente Jazz che può fare anche a meno del “progetto”, lasciandosi semplicemente trasportare dalla creatività.
Davide
Come si è formato questo preciso quartetto e come è stato lavorare con Sambeat, Moroni e Scannapieco?
Giovanni
Con questi fantastici Musicisti ed Amici ho la fortuna di suonare da diversi anni. Con Dado Moroni ho inciso i dischi “Freedom” “Oriente” “Swinging in Friendship” e con Tommaso Scannapieco ho inciso “Jazz for Louis” “My roots” “Guardandoti” “Miriam” con Perico Sambeat ho suonato sette/otto volte ed è uno dei Musicisti che più apprezzo.
Li ho chiamati per un tour di quattro concerti di Standards Jazz comprese le due mattine in studio per realizzare l’inedito “Patto armonico”. Si è creata subito una bella atmosfera, non abbiamo provato nulla, direttamente in studio ho distribuito le mie parti “scritte male” Perico era concentrato a capire la mia scrittura, Dado a sostituire qualche accordo “strano” Tommaso ad appuntare delle soluzioni ritmiche, Massimo Stano nel frattempo aveva finito di settare tutto e alle undici circa pronti per provare una/due volte ed incidere il primo brano. Fino alle tredici i primi quattro brani incisi. Il giorno dopo dalle nove alle tredici circa, altri sei brani. Siamo entrati subito in sintonia con i titoli senza analizzare nulla prima ma con massima espressione e libertà da parte di tutti, come vuole il Jazz.
Davide
Tuoi precedenti album sono stati “Introducing” del 2023 con Vitantonio Gasparro e Giuseppe Venezia, del 2023, “Constant” del 2022 con Andrea Pozza, Gianfranco Menzella e Giuseppe Bassi, “Swinging in friendship” del 2021 con Giuseppe Bassi e Dado Moroni. Come si sta evolvendo il tuo percorso discografico e come “Patto Armonico” si pone in continuità e novità rispetto agli altri lavori?
Giovanni
Forse ne faccio troppi ma fin quando avrò ispirazione a scrivere continuerò ad incidere senza pensare a strategie di mercato, semplicemente alla Musica che vivo nel quotidiano come ho sempre fatto. “Patto armonico” è una novità per me ma la scrittura è sempre quella. Non sarei capace di scrivere Musica che non sento mia.
Davide
Tue le composizioni. Quale strumento usi per comporre e come vi pensi il tuo strumento d’elezione, la batteria?
Giovanni
Uso la voce dopo aver osservato l’infinito della Natura, se è corto me lo ricordo e quando vado a casa lo suonicchio al piano e lo scrivo, se è lungo metto rec. al cellulare e lo canto altrimenti lo dimentico, poi a casa con calma lo scrivo. Purtroppo non penso mai al mio strumento percussivo, i brani sono quasi tutti “melodici classici leggeri” penso al piano penso agli archi, la batteria viene sempre dopo e un po’ mi dispiace ma non voglio forzare le cose, preferisco la verità.
Davide
Design non è solo architettura, ma certamente anche automobili… Il Maggiolino, per la sua diffusione planetaria, è stato sicuramente uno dei primi esempi di world car e anche tante altre cose. Perché lo hai scelto nella copertina del tuo disco?
Giovanni
Una delle idee di Paolo Insalata con l’aiuto di Antonio Iacobelli. Mi hanno mandato due/tre bozze di copertina, a me è piaciuta molto questa con il Maggiolino ed il Violoncello dal Design tondeggiante, abbastanza naturale proprio come vediamo l’orizzonte.
Davide
“Déco” invece, come scrivi, “strizza l’occhio agli Anni venti e Trenta del Novecento, quando l’Art Déco e il jazz, dialogando a braccetto, dilagavano in America promuovendo nuova bellezza”. Il mio pensiero, ascoltando, è andato subito a Duke Ellington e al Cotton Club, al Rinascimento di Harlem, a Josephine Baker e a Coco Chanel, alle guglie del Chrysler Building… Quali sono stati i tuoi riferimenti per questo brano frugando in quel periodo che cercò la modernità in ogni campo, anche esaltando le forme geometriche e meccaniche, emblematiche espressioni del gusto di una società proiettata nel nuovo mito avvenirista delle macchine e della tecnica?
Giovanni
Semplicemente ho pensato un po’ alla nostalgia degli anni passati ed ho provato ad immaginare quell’epoca nella mia epoca.
Davide
“Comfort Zone” è un brano morbido e avvolgente come nello spazio della casa studiato per infondere calma e tranquillità, appunto una “zona di comfort”. Cosa ne pensi della cosiddetta “musique d’amebleument” teorizzata e creata da Satie, della ambient music concettualizzata da Brian Eno (“Music for Airport”, “Neroli”, “Lux” ecc.) e avanti fino alla musica di tutt’altra qualità per i più disparati ambienti (elevator music, muzak ecc.). Una musica cioè che non deve essere ascoltata, ma che sicuramente ha un significativo rapporto funzionale e confortevole di sottofondo con i diversi ambienti per cui viene progettata? Come hai affrontato il tema all’interno di un disco di musica jazz la cui qualità richiede invece ascolto e attenzione?
Giovanni
Non mi sono documentato e purtroppo non conosco questa Musica, ho pensato semplicemente ad una Musica fluida, di facile ascolto quando si sta in relax.
Davide
Oltre allo stile “déco”, hai tratto ispirazione anche da altri movimenti (Bauhaus, De Stijl ecc.) o a qualche designer in particolare?
Davide
Come hai spiegato nel booklet, per questo tuo nuovo lavoro hai coinvolto come co-produttore Paolo Insalata, presidente e direttore artistico dell’Associazione Culturale Lampus. Sua l’idea di proporti un progetto musicale che dialogasse con il mondo del design, suggerendo alcune parole chiave riconducibili ad esso e che, adottate come titoli, hanno ispirato le tue composizioni. Il brano “Lampus” è dunque un omaggio a questa Associazione impegnata da tempo nella diffusione della musica jazz nel Capo di Leuca. ma è anche il lampo di genio, un insight… Cos’è per te l’ispirazione e come la trovi?
Giovanni
Si “Lampus” vuole essere un omaggio all’associazione di Paolo. Mi hanno ispirato in particolare l’Oriente, il Giappone, l’alba e il tramonto che ho osservato da Santa Maria di Leuca e poi nell’inciderlo abbiamo pensato ad una luce immensa di un fulmine “un lampo di genio”. La mente custodisce tutto ciò che si vive, difficile spiegarlo in parole, cerco di raccontarmi con la Musica.
Davide
Quale “patto armonico” si è stretto infine in questo viaggio tra i mondi del jazz e del design?
Giovanni
Penso che ascoltandosi e rispettandosi a vicenda possono nascere tanti “Patti armonici”.
Il Jazz e il Design sono entrambi creatività e stimoli per vivere in sintonia con Madre Natura.
Davide
Cosa seguirà?
Giovanni
Al momento presenteremo “Patto armonico” nei Jazz Clubs, Teatri e qualche Azienda di Design.
Ho appena frugato nel cassetto ed ho scoperto di avere già sei nuovi brani, credo che a breve inciderò un altro disco. W la Musica che respira.
Grazie infinite Davide.
www.giovanniscasciamacchia.com
Davide
Grazie e à suivre…