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Il segreto di Solveig – Olivier Sorin + La rivincita del coyote – Mattia Cuelli

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Il segreto di Solveig – Olivier Sorin
traduzione di Giovanni Agnoloni
Betti Editrice (Siena, 2024)
pag. 282, euro 16.00

La rivincita del coyote – Mattia Cuelli
BookTribu (Bologna, 2024)
pag. 224, euro 20.00.

M’ero ripromesso di leggere almeno un romanzo della scrittrice norvegese Hanne Ørstavik. Non perché é bellissima. Ma perché quando vivevo in Toscana l’ho vista frequentare spesso le mie zone, epperò mai sono riuscito a prendere parte ad una sua presentazione. Adesso a Santarcangelo, finalmente, ho trovato “Amore”, nella Biblioteca civica “Baldini”, e quasi immediatamente l’ho preso in prestito; in meno di due giorni, l’ho letto. E ho trovato il cuore: le relazioni che sembrano viaggiare vicine vicine, tipo quella madre e figlio, posso avere distanze su distanze, distanze e distanze. Ørstavik ha questa capacità d’usare poche parole, e riuscendo così con maestria a metterci nella storia e nelle vite private, nella psicologia si diceva un tempo, dei personaggi. La leggiamo, e sentiamo quel freddo dentro.

Propriamente tutto quello che, invece, non ho trovato nel tanto caldeggiato – marchetticcamente – “Storia di mia vita”, del però interessantissimo (come personaggio, certo) lui stesso autore scovato e sistemato da Raimo: Janek Gorczyca: ‘vagabondo’, senza fissa dimora, senza-patria ma polacco insomma. L’ho abbandonato subito. E, detto per inciso, sono davvero sicuro che è – troppo – riduttivo spiegare usando un solo testo ed una sola scelta stilistica, senza poi tener conto delle revisioni editoriali tra l’altro, siano capaci di presentare la nuova lingua dei migranti. Sciocchezza, è.

“Quest’arte non è senza macchia: essa porta il marchio del momento e della passione. Poco ne rimarrà. (Ma non è così di quasi tutta l’arte!). Tuttavia non dà meno gioia in quel che ha di grande.”. Necessita più volte e più spesso, di sicuro, leggere queste righe che il gran poeta Rilke scrisse ad un suo estimatore…

“(…) la gente non ama la felicità degli altri, quando la sua le si oppone ostinatamente”. L’asserzione è estratta dal primo capitolo del romanzo firmato da Olivier Sorin, “Il segreto di Solveig”, brillantemente tradotto dal solito Giovanni Agnoloni per la combattiva sigla i Libri di Mompracen della Bietti. Ed avviene dopo l’incontro casuale, in un supermercato parigino, fra il protagonista Standor e la giovane sostenitrice dell’indipendentista catalana a colpi d’acquisti critici.

Il Barba, il Cinghiale ed il Nano sono ancora persi nella nostalgia spietata della Route66, dentro una specie di nuvola che è stata il resto di quel mito. Nel rocambolesco romanzo di Mattia Cuelli, magistralmente – (come) al solito – introdotto da Eliselle, “La rivincita del coyote” la storia però parte dal figlio d’un industriale che vorrebbe, ma il padre dissente, lasciare gli studi per aprire, coi soldi del babbo ovviamente, un bar. Che invece diventerà sogno realizzato soltanto dopo il termine degli studi e la fine d’un periodo, diciamo, di gavetta. E dentro al quale sogno, appunto, la masnada, il trio diventa sempre più gruppo d’amici. Amicizia inaugurata da una tentata vacanza a Riccione. Prima del vero viaggio, appunto: la coast to coast della U.S. Route66. Utile in un momento di crisi improvvisa del Barba, ovvero Gianmarco, ovvero il figlio dell’imprenditore diventato titolare del fortunato pub Black Sheep, spuntato improvvisamente dopo un lungo periodo di serenità e benessere.

“Il segreto di Solveig” e “La rivincita del coyote” sono le ultime due scoperte letterarie che ho fatto. Mentre, finalmente, stavo leggendo, per la prima volta in assoluto, gli amari e lucenti racconti di Carlo Castellaneta.

 

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