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Uranio impoverito e Diritto Internazionale Umanitario

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«Londra fornirà a Kiev munizioni anticarro perforanti all’uranio impoverito, una rivelazione che ha scatenato l’ira di Mosca e infiammato le tensioni internazionali»

(Ansa, 23 marzo 2023)

L’utilizzo di certe tipologie di armi nei conflitti ha da sempre rappresentato una questione di grande importanza nel Diritto Internazionale Umanitario (DIU). Esistono precise norme che regolamentano l’impiego di tali armi, finalizzate a limitare gli effetti della guerra sui civili e sui beni di carattere civile. Tra le armi “particolari” sempre più usate, si annoverano i “proiettili arricchiti di uranio impoverito” (un triste gioco di parole per indicare armi subdole che procurano sofferenza e morte tanto a chi viene colpito quanto a chi ne fa uso).

Questi proiettili sono stati protagonisti in vari conflitti armati negli ultimi decenni[1], tuttavia il loro utilizzo è stato oggetto di controversie e di critiche da parte di diverse organizzazioni internazionali, grandi Ong e dalla società civile in quanto ritenuto contrario al DIU ma senza sortire effetti rilevanti.

Io ho iniziato ad interessarmi della questione nel 1994, 30 anni fa, studiando alcuni rapporti indipendenti sulle leucemie sviluppate dai militari statunitensi reduci della I guerra del Golfo letti in parallelo con studi sulla popolazione irachena oggetto dei massicci bombardamenti durante l’operazione Desert Storm[2].

In questa sede, dopo aver illustrato le caratteristiche tecniche dei proiettili arricchiti di uranio impoverito, analizzandone natura ed effetti, esaminerò le norme del DIU applicabili al fine di dimostrarne la contrarietà al diritto vigente.

Proiettili arricchiti di uranio impoverito: un pericoloso bisticcio di parole

I proiettili arricchiti di uranio impoverito sono un tipo di arma da fuoco che utilizza l’uranio impoverito come materiale per la produzione dell’involucro degli stessi. L’uranio impoverito è un sottoprodotto dell’arricchimento dell’uranio utilizzato per la produzione di combustibile per le centrali nucleari.

L’uranio arricchito ha una concentrazione di uranio-235 maggiore rispetto a quella presente in natura, mentre l’uranio impoverito è costituito prevalentemente da uranio-238, che ha proprietà radioattive minori. Tuttavia, l’uranio impoverito è ancora radioattivo e la sua tossicità per l’uomo e l’ambiente è stata ampiamente dimostrata.

I proiettili arricchiti di uranio impoverito sono utilizzati dalle forze armate di molti Paesi in quanto il metallo di cui sono costituiti ha una grande densità, cosa che li rende particolarmente utili per la perforazione delle corazzature di mezzi blindati, fortificazioni e barriere. Bisogna però ricordare che, al di là del danno immediato prodotto dall’esplosione, i fusti metallici dei proiettili sottoposti a choc termico rilasciano micropolveri radioattive altamente contaminanti che vengono trasportate dal vento, assorbite dal suolo, inalate da esseri umani e animali anche a distanza di decine di chilometri dai luoghi in cui sono deflagrati, coinvolgendo dunque le popolazioni civili.

Inutile dire che questi ordigni causano effetti collaterali ben oltre l’esplosione non solo sulle forze armate destinatarie dei colpi sparati, ma anche su coloro che li usano, e che sono esposti a tali armi.

Diversi tipi di leucemie, tumori, mutazioni genetiche e altri disturbi a lungo termine sono stati riscontrati in militari allo stoccaggio delle munizioni, artiglieri addetti ai pezzi, nonché su persone che vivevano fino a 50 chilometri dai campi di battaglia.

Inoltre, le polveri radioattive che si sprigionano dai proiettili esplosi possono contaminare le falde acquifere e i terreni circostanti, provocando ulteriori danni ambientali e alla salute delle persone che si protraggono per decenni.

Per questi motivi, l’impiego dei proiettili arricchiti di uranio impoverito è stato oggetto di critiche da parte di numerosi giusinternazionalisiti, organizzazioni internazionali, ong e importanti esponenti della società civile mondiale che lo considerano contrario alle norme del DIU.

Quando il diritto tace (o non lo si vuole ascoltare)

L’utilizzo di proiettili arricchiti di uranio impoverito è stato oggetto di discussioni nel contesto del diritto internazionale e, in particolare, del DIU, in quanto potrebbe violare alcune delle regole fondamentali che regolamentano l’uso delle armi in conflitto armato.

Infatti, pur non esistendo una norma che vieti expressis verbis impiego di queste munizioni (non assimilabili agli ordigni atomici, né ad altri oggetto di specifici strumenti convenzionai), in base all’art.35, del I Protocollo addizionale del 1977 alle Convenzioni di Ginevra del 1949[3], è fatto divieto utilizzare armi che causino «sofferenze superflue» o che possano provocare «danni estesi durevoli e gravi all’ambiente naturale».

Inoltre, i principi generali di DIU impongono il divieto di attacchi indiscriminati, nei quali non è possibile distinguere obiettivi militari da obiettivi civili, procurando danni ad obiettivi civili, luoghi e persone.

Oltre a questo, vi sono poi i principi di umanità e di precauzionalità ad ulteriore tutela delle popolazioni e dei beni civili.

L’uso di questi proiettili arricchiti potrebbe violare tali regole, in quanto l’uranio impoverito presenti nei proiettili produce effetti a lungo termine sulla salute e sull’ambiente. Inoltre, il rilascio di polveri tossiche nell’aria e nei terreni circostanti rappresenta un rischio per la popolazione civile.

È importante notare che non tutti i Paesi sono d’accordo sulla questione dell’utilizzo di proiettili arricchiti di uranio impoverito. Alcuni Paesi, come gli Stati Uniti, affermano che tali armi sono sicure da utilizzare e che non violano le norme del DIU nonostante lo stesso Pentagono abbia messo in guardia le truppe impiegate in Iraq e Afghanistan dal permanere a lungo nelle zone oggetto di bombardamenti terrestri per non inalare i fumi derivanti dalle esplosioni di simili ordigni[4]. Altri Paesi, come la Germania, hanno vietato l’uso di tali armi a causa delle preoccupazioni riguardanti i loro effetti sulla salute e sull’ambiente, anche in seguito a una comunicazione ufficiale del Coordinamento Nato durante le operazioni in Kossovo del 1999.

In ogni caso, il dibattito sulle armi arricchite di uranio impoverito è destinato a continuare, al fine di giungere ad una messa al bando più o meno universalmente condivisa dalla comunità internazionale.

Tra gli organismi internazionali che hanno preso ferma posizione in proposito, vi è il Comitato Internazionale della Croce Rossa che ha sollevato la questione della violazione del DIU e dei diritti umani a causa degli effetti a lungo termine dell’uranio impoverito sulle persone e sull’ambiente.

Inoltre, nel 2007 l’Assemblea generale delle Nazioni Unite ha adottato una risoluzione che richiede agli Stati di considerare le conseguenze umanitarie dell’uso di queste armi e di adottare misure per ridurre gli effetti negativi sulla salute e sull’ambiente.

Il documento riconosce che il loro impiego può provocare effetti a lungo termine sulla salute e sull’ambiente, e che i civili potrebbero essere esposti ai rischi associati all’esposizione alle polveri tossiche. La risoluzione invita quindi gli Stati a fornire assistenza medica alle persone esposte a queste sostanze, nonché a condividere informazioni sulle zone in cui sono stati utilizzati questi proiettili.

In sintesi, gli organismi internazionali hanno espresso preoccupazione per gli effetti a lungo termine sulla salute e sull’ambiente, e hanno chiesto agli Stati di considerare le conseguenze umanitarie dell’utilizzo di tali armi nei conflitti armati.

E continuiamo a farci del male

Dobbiamo riconoscere che l’utilizzo di proiettili arricchiti di uranio impoverito è stato oggetto di controversie e dibattiti a livello internazionale, sia tra i militari che tra le organizzazioni umanitarie.

Mentre alcuni sostengono che tali armi siano sicure e rispettino le norme del diritto internazionale, altri Paesi e organizzazioni internazionali, hanno espresso preoccupazione per gli effetti a lungo termine sulla salute e sull’ambiente.

In generale, sembra che i proiettili all’uranio impoverito possano violare le regole fondamentali del DIU, in quanto le armi che provocano sofferenze eccessive o effetti indiscriminati sui civili sono vietate.

Tuttavia, la questione rimane complessa e potrebbe richiedere ulteriori discussioni e valutazioni da parte della comunità internazionale per arrivare a una conclusione definitiva.

In ogni caso, è importante che gli Stati e le organizzazioni internazionali continuino a lavorare insieme per garantire che l’uso delle armi in conflitto sia sempre conforme ai principi fondamentali del DIU e rispetti i diritti umani. Solo attraverso uno sforzo congiunto sarà possibile prevenire l’utilizzo di armi che causano sofferenze inutili e proteggere le persone vulnerabili nei conflitti armati, sapendo che è più facile seppur arduo tentare di umanizzare la guerra piuttosto che abolirla definitivamente.

  1. Tra le altre, in Iraq nel 1991, in Bosnia nel 1995, nel Kosovo nel 1999, di nuovo nel Golfo dal 2003.
  2. Operazione “Tempesta del Deserto”, condotta da una coalizione di 35 Stati sotto la guida degli Usa dal 2 agosto 1990 al 28 febbraio 1991, in risposta dell’invasione irachena del Kuwait.
  3. Cfr. sul sito del Comitato Internazionale della Croce Rossa, https://ihl-database.icrc.org/fr/ihl-treaties/api-1977.
  4. Si ritiene che gli effetti dell’uranio impoverito sulle forze USA, abbia provocato disturbi a circa 100 mila militari e oltre 9.000 decessi.

 

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