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Sirena (mezzo pesante in movimento) – Barbara Garlaschelli

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postfazione di Nicoletta Vallorani
Laurana Editore (Milano, 2014)
pag. 129, euro 12.00
 
Un’adolescente che diventa sirena. Per colpa d’una lesione alla quinta vertebra cervicale. A causa, certo, dell’adolescenziale tuffo in un mare agostano dell’Ottantuno. Con un calvario che presenterà il conto di diedi mesi di degenza ospedaliera, un rigoroso e, soprattutto inizialmente doloroso, percorso di riabilitazione. Fino a compiere il nuovo corpo, in forma di sirena. Che vive. E rivive. Crescendo. Questo racconto lungo titolato “Sirena”, dunque, è la nuova edizione d’un’opera biografica scritta da Barbara Garlaschelli. Una manovra delicata nelle nostre anime. Un flusso così vitale da far arrossire le firme delle colonne da top ten di vendite e ‘marketting’. Con tante carezze alla famiglia che ha sostenuto la dura riabilitazione motorea. Un po’, per certi versi, questo libro ci ricorda il film “Lo scafandro e la farfalla”. Ma in quest’opera, scritta e riscritta dall’autrice (che dall’infanzia diventerà scrittrice) c’è come un riscatto. Nel finale, sicuro. La classica via d’uscita in fondo al tunnel. Le pagine più belle sono quelle nelle quali Garlaschelli trova un’umanità che non conosceva, e ce la fa conoscere evidentemente. Nol soltanto la terra della sofferenza e delle sofferenze, dei dolori e del dolore, ma spesso pizzichi e pizzicotti di follia pura. Quel frattempo della vita dentro al quale scappa la normalità. O che, dovremmo ricordare sempre, la normalità è finalmente raggiunta. Poi Barbara Garlaschelli, con un’eleganza e dosi di dolcezza che con buona qualità di scrittura ci danno un piccolo accanimento per la lettura, trova in tutte le persone e i luoghi che la circonderanno l’essenza delle cose. E ci tiene nelle stanze degli ospedali delle cure. Ci fa conoscere i sentimenti di chi le è stato vicino. Epperò, soprattutto, ci dice pezzi importanti di lei. Che sono una bella possibilità per tutte le altre persone.

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