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Non Solo Parole – Innovazione e coraggio in editoria

29 min read

Non Solo Parole
Innovazione e Coraggio in Editoria

Non Solo Parole una giovane realtà editoriale che crede negli autori esordienti e nelle novità letterarie, presentata dal suo fondatore Raffaele Calafiore.

Una breve storia della Vostra Casa Editrice e della sua collocazione sul mercato italiano.

NonSoloParole.com nasce nel 2001 con il Portale di Letteratura e Comunicazione la cui mission era quella di creare un punto di incontro tra le istanze della creatività e la libera fruizione delle opere, anche grazie ai nuovi mezzi che la tecnologia ci metteva a disposizione ed alle potenzialità della rete. IL tutto all’insegna della libera circolazione delle idee.

Nel 2003, quale naturale evoluzione del progetto iniziale, è nata l’omonima casa editrice NonSoloParole Edizioni che ha avviato il suo progetto su carta attraverso 5 collane, oggi divenute 6, con un occhio attento agli autori emergenti ed ai temi della marginalità.

E sempre in linea con il nostro progetto, il dar voce alle idee, nel mese di aprile è stata inaugurata la nuova sigla editoriale iNarranti Autoproduzoni ( www.narranti.com )

Quali sono al momento i Vostri punti di forza?

Continuare ad essere su internet, attraverso il portale, un punto di riferimento per quanti la creatività è essenzialmente un punto di confronto. In questi anni abbiamo sviluppato oltre 3000 pagine, anche con brevi saggi e approfondimenti nel campo dell’editoria e dell’attualità, rivolgendoci ad una platea di oltre 5000 iscritti alla newsletter e centinaia di visite giornaliere. Per quanto riguarda invece il cartaceo, sicuramente un elemento di forza è la caparbietà e la consapevolezza di essere “piccolissimi” in un mondo fatto di concentrazioni industriali con grande potere finanziario, che ci spinge a giocare le nostre carte a testa bassa… accompagnando i libri per mano a contatto con il pubblico, attraverso fiere come attraverso presentazioni presso librerie ed associazioni. Insomma, quello che potrebbe essere il punto debole, l’invisibilità e la scarsezza di risorse finanziarie, cerchiamo di farlo divenire punto di forza, attraverso la consapevolezza. Questo ci porterà ad essere a Torino alla fiera del libro che si terrà dal 5 al 9 maggio, con una catalogo di ben 6 collane e 30 pubblicazioni.

Parlateci di una iniziativa cui volete dare il massimo risalto, e alla quale tenete molto.

Di iniziative in corso ne abbiamo diverse. Continua il nostro calendario di incontri degli autori con il pubblico di tutt’Italia. Sicuramente adesso stiamo puntando tantissimo alla kermesse torinese, per gli incontri professionali che abbiamo in agenda, ma soprattutto per la verifica che scaturisce direttamente dall’incontro con il grande pubblico, non sempre raggiungibile in libreria a causa di una “invisibilità” a cui siamo costretti. In merito poi ai progetti editoriali puri, beh, le posso dire che entro giugno usciremo con un saggio su Massimo Troisi, forse l’unico in Italia che affronta la poetica e la figura dell’artista nella sua completezza. L’autore di questa opera è Eduardo Cocciardo e per dicembre un secondo libro di Cinzia Tellarini, psicologa e scrittrice, che affronta il tema delle perversioni con un romanzo che sicuramente susciterà qualche clamore. Le anticipo il titolo provvisorio “L’altra, percorsi della perversione”

Ma c’e anche un’altra iniziativa, inaugurata agli inizi di aprile che, con una nuova sigla editoriale, iNarranti Autoproduzoini, ci vede impegnati nel continuare a dar voce alle idee e a supportare quanti si riconoscono nella pratica dell’autoproduzione.

DOMANDE SPECIFICHE SUI VOSTRI RAPPORTI CON GLI AUTORI ESORDIENTI

I Vostri consigli a un autore esordiente?

Sicuramente quello di leggere, leggere molto. Spesso si propongono come scrittori ma a digiuno di quello che è stato già detto e come è stato detto. Inoltre, una cosa secondo me importantissima: prima di spedire a chicchessia manoscritti, sarebbe bene informarsi su quello che una casa editrice pubblica. Una informazione facilmente reperibile attraverso il catalogo e le pubblicazioni già fatte. Questo eviterebbe un inutile intasamento delle scrivanie con lavori che poco o nulla hanno a che vedere con la linea editoriale di questa o quella casa editrice.

Un esordiente come deve presentarVi un manoscritto?

E’ sempre preferibile inviare come primo contatto una breve presentazione dell’opera, una sinossi ed eventualamente un indice, oltre ad una breve presentazione dell’autore. Ecco, questi pochi elementi possono farci decidere già a priori, se il tema puo’ interessarci e spingerci nella lettura valutazione di un testo. Per quanto riguarda noi, non accettiamo assolutamente materiale spedito a mezzo e.mail, se non nel primo contatto, quello appunto in cui ci viene presentata l’opera.

Come può orientarsi un esordiente nella selezione delle case editrici a cui inviare il proprio lavoro?

Lo dicevo sopra: leggere le opere che una casa editrice pubblica e valutare se la propria opera puo’ essere in sintonia con quel progetto editoriale. Non tutte le case editrici possono andar bene per tutto.

Vi sentite di indicare qualcosa di particolare a un emergente circa la revisione dei suoi testi?

Presentarsi con un testo già corretto e magari revisionato da qualcuno che abbia già apportato un editing all’opera, aiuterebbe noi nella lettura. L’editing è un qualcosa di importante e spesso non puo’ farlo direttamente l’autore per un motivo semplice semplice: l’autore è comunque coinvolto emotivamente nella storia e certi passaggi a lui chiarissimi, potrebbero non esserlo altrettanto per un lettore. Quindi, prima di spedire, farsi aiutare nelle correzioni ed eventuali revisioni del testo.

Quando è il momento per un autore esordiente di spedire la sua opera agli editori?

Non c’e’ un tempo ideale. E’ sempre bene contattare precedentemente l’editore ed eventualmente concordare la spedizione. Se c’e’ un libro che tratta di attualità, capirà bene che passa dinanzi agli altri per la valutazione, per la caratteristica stessa dell’opera, mentre per un altro testo magari l’autore potra’ sentirsi rispondere che va bene la spedizione ma non prima di un certo tempo. Quando si parla poi di piccole case editrici, si parla anche di personale ridotto nel numero di addetti e questo comporta un allungamento dei tempi di valutazione e risposta.

Ritenete che sia fondata l’utilità dei corsi di scrittura?

Perché no! Un corso puo’ aiutare a scoprire quei trucchi del mestiere. Ma sono convinto di una cosa: sicuramente un corso puo’ aiutare a correggere la forma, a scrivere correttamente, a sviluppare la tecnica nella costruzione e risoluzione di un plot narrativo… pero’, a monte deve esserci una “storia”, qualcosa da narrare. E questo aspetto, nessun corso di scrittura puo’ compensarlo.

E il ruolo delle Agenzie Letterarie nel panorama editoriale italiano quale è? C’è da fidarsi?

Come in tutte le cose della vita c’e’ il bello ed il brutto…il buono ed il cattivo. Ci sono tanti che si improvvisano senza un beckground adeguato ma solo per spillare soldi ad ignari esordienti, ma ci sono anche professionisti seri che stanno cercando di inserire una figura già presente in altri paesi e quasi del tutto assente in Italia. Vale a dire la figura dell’Agente letterario, che oltre a scoprire il talento, veicola la sua opera verso determinati editori e ne segue l’iter della promozione nelle fasi post stampa. In questo caso potrebbe essere una figura auspicabile nella sua nascita e crescita.

Cosa consigliereste di leggere a un autore esordiente per migliorare la sua formazione?

Mah, no credo possa esistere una o piu’ opere che possano determinare una formazione dell’autore. Ognuno credo debba scegliere secondo le proprie esigenze. Fatto sta che rimane fondamentale la lettura, qualunque essa sia. Ragionando in termini di esordienti pero’ mi verrebbe di consigliare dei testi che analizzino il panorama editoriale italiano, anche nelle sue storture. Questo aiuterebbe sicuramente a capire meglio un mondo in cui, da autore esordiente, si comincia o si vorrebbe muovere i passi. Ed eviterebbe soprattutto di chiedere o pretendere cose non sempre ottenibili.

Domanda cruciale: Scrittori si nasce o si diventa? In breve quanto conta il talento di base rispetto a quanto si può eventualmente acquisire in seguito a livello di tecnica?

Domanda cruciale,,,si! Ripeto un po’ quello che ho detto circa le scuole di scrittura. Sicuramente nel corso di una pratica, lo scrivere, lo stile potrà essere migliorato. Si verificherà una evoluzione. MA credo che a monte debba esistere una propensione a “raccontare storie” e, seppure non vogliamo definirlo come innato, sicuramente è un qualcosa che ci si porta dentro e che poi, attraverso la tecnica, puo’ essere agevolmente comunicato agli altri. Ma aggiungerei anche che per essere buoni narratori c’e’ bisogno di una buona capacità di ascolto. E questo credo oggi manchi sempre piu’.

Si dice che l’aver vinto dei concorsi letterari a volte sia un’arma a doppio taglio nei confronti delle case editrici. E’ vero? Insomma, giova o gioca a sfavore?

Per quanto mi riguarda, non lo considero affatto un titolo preferenziale. E’ sicuramente la testimonianza che la persona che ho di fronte si muove già in ambito editoriale ma nulla di piu’. Anche perché molti concorsi lasciano il tempo che trovano.

Tra centinaia di manoscritti che una casa editrice esamina, quali sono i particolari che possono significare la differenza?

Alcuni purtroppo vengono chiusi quasi subito per “illeggibilità” del testo, nella forma come nei contenuti. In altri casi, per il tema trattato, ad esempio un romanzo rosa che, senza nulla togliere al genere, non è quello che a noi interessa. Altri invece, sia per forma che per contenuti, vengono letti fino alla fine e si ragiona sulle schede sviluppate, aprendo un confronto in redazione. Da li’ poi si decide per la pubblicazione ed i suoi tempi.

Vi è mai capitato, come dire, di non dare considerazione a una giovane promessa, che poi magari è stata “scoperta” e lanciata da altre case editrici concorrenti?

Quando purtroppo non prendiamo in considerazione un testo, c’e’ sempre la possibilità che questi possa essere pubblicato da altri. Ma avviene senza rammarico. Puo’ dispiacerci quando un autore da noi scoperto puo’ migrare altrove… ma anche questo fa parte del gioco. E noi per scelta abbiamo rinunciato ad inserire nei contratti il diritto d’opzione per i lavori futuri. Ci piace pensare che se un autore resta con noi, è sempre per scelta.

Si comincia a pensare che dopo il primo successo molti autori emergenti, dopo la prima pubblicazione, siano destinati a un flop quasi predestinato. Quanto influenza questo sulle Vostre scelte editoriali?

Se parliamo di autori esordienti “pompati” con buone operazioni di marketing a sostegno di una prima opera buona, si’, questo che lei paventa è possibile. Se invece consideriamo l’opera prima come un semplice banco di prova, il lancio, ecco, le opere successive possono solo essere in crescendo. Considerando la casa editrice come una grande palestra in cui ci si formi per poi uscire ed affrontare le gare (leggi mercato). Noi propendiamo per la concezione di palestra, una crescita quindi lenta ma costante

Siete dunque alla ricerca più di un valido professionista, altamente motivato, e capaci di vendersi bene, piuttosto che di un diletttante entusiasta. Me lo conferma?

Diciamo che essenzialmente cerchiamo le opere. Se poi queste sono di professionisti, che ben vengano. Altrimenti va bene anche il dilettante, purchè nell’ottica di lavorare da professionista.

Autori continui, regolari, costanti, che scrivono con regolarità e che si suppone possano crescere fino a raggiungere un alto livello di professionalità e di bravura. Potrebbe essere questo l’identikit del Vostro autore ideale?

Si, sicuramente. Quello che non ci interessa proprio è appagare l’ego dell’autore esordiente nel vedersi pubblicata la sua opera e basta. Ma anche qui, non ci sono test che a priori ci diano le risposte sul chi ci troviamo di fronte. Quindi tutto rimane sempre una scommessa aperta anche se continuiamo nella ricerca delle professionalità o perlomeno chi vuole avviarsi per questa strada.

Una volta che avete individuato un autore promettente fino a quanto e come siete disposti ad investire su di lui?

Il problema delle piccole case editrici è anche un problema di scarsi mezzi finanziari a disposizione. Noi investiamo nel testo, nell’ufficio stampa, e nel supportare l’autore a pianificare gli eventi, ma deve essere chiaro che è questa una scommessa che si gioca insieme. Un gioco di squadra autore-editore. Non siamo in grado di promettere fama e gloria. Assolutamente no.

Eppure nonostante tutto sugli scaffali delle librerie ancora si continuano a vendere solo e soltanto i bestsellers di autori affermati, questa tendenza non si prevede invertibile, o forse qualcosa sta cambiando?

NO, temo di no. Il prodotto libro sempre piu’ viene equiparato ad altri prodotti e sempre piu’ sottoposto alle leggi del mercato. Purtroppo i grandi gruppi sempre piu’ mirano ai BestSeller, libri, in larghissima tiratura e velocissima rotazione sugli scaffali delle librerie, supportati anche da adeguate campagne promozionali. Quello che manca a noi piccoli editori è proprio la visibilità su quegli scaffali. Ecco, se è vero che noi desideriamo quello che vediamo, non avere un libro sotto mano, significa non poterlo mai desiderare. Da qui la condizione di “invisibilità” di cui spesso soffriamo.

Ultimamente quali sono gli autori esordienti sui quali avete deciso di investire particolarmente?

Abbiamo Luca Musella, uno dei primi ad essere pubblicato con la nostra sigla e che poi ha ben quattro titoli a catalogo. C’e’ poi Donatella Placidi, autrice bolognese con due titoli a catalogo, come pure Lucio Aragri di cui avremo una seconda pubblicazione per dicembre. Lo stesso per Cinzia Tellarini di cui avremo il secondo libro per fine anno, e su cui puntiamo parecchio, insieme al saggio su Massimo Troisi di Eduardo Cocciardo. Ecco, gli altri di certo no sono da considerarsi di serie B, ma da un catalogo, tenendo presente vari fattori, bisogna fare delle scelte.

E il risultato che avete ottenuto in questi casi è stato rispondente alle Vostre aspettative?

Su qualcuno, come Musella e Aragri, sicuramente abbiamo avuto ritorno, in termini di stampa come di vendita e addirittura di rappresentazione oltre il cartaceo, come appunto è successo con “Terra, colore e novalgina” da cui è stata tratta una rappresentazione teatrale. Per gli altri ci giocheremo la scommessa nei prossimi sei mesi dell’anno ed i primi del 2006.

Quali sono le modalità per inviare un manoscritto alla Vostra casa editrice?

E’ preferibile un primo contatto, anche a mezzo e.mail, in cui si presenta il progetto. Dal nostro invito, chiediamo spedizione in cartaceo del testo accompagnato da versione elettronica dello stesso.

Quante persone si occupano della lettura dei materiali pervenuti in redazione e che procedure seguono per l’esame, la valutazione e il responso finale?

Ci sono tre persone per la lettura. Diverse tra loro. Ovviamente una prima occhiata la do io personalmente. Da questo primo contatto si decide poi chi dovrà farsi carico della lettura integrale e della relativa scheda, su cui poi si va a discutere. Da qui poi la valutazione finale ed i responso.

Spesso gli editori parlano degli autori esordienti come di un “male necessario”, possiamo capire che alcuni autori possano essere particolarmente invadenti, o permalosi in caso di un rifiuto, ma continuiamo a pensare che gli autori esordienti, bravi o meno bravi, siano fondamentali per lo sviluppo dell’editoria, e che le case editrici dovrebbero forse costruire una specie di ponte virtuale per aiutarli ad attraversare il vasto mare agitato della tentata pubblicazione. Voi a tale proposito come la pensate?

Sicuramente un autore esordiente è un potenziale scrittore affermato di domani. Ma parliamo di potenzialità ovviamente. Rappresentano comunque idee in movimento…e questo non guasta mai. Ma se solo provassero ad informarsi un po’ di piu’, questo aiuterebbe tutti nel lavoro. E poi, come le dicevo prima, col nuovo progetto dei narranti.com, partendo proprio dal presupposto che nelle piccole case editrici non c’e’ spazio per tutti, aldilà della bravura, per un limite oggettivo che piu’ di un tot pubblicazioni all’anno non si riescono a fare, abbiamo inteso fornire uno strumento a quanti si riconoscono nella pratica dell’autoproduzione, spingendoli a “confessarsi” fino a che punto credono e sono disposti ad investire su quello che fanno. Una provocazione? Sicuramente è anche questo.

La Vostra posizione sul fenomeno oramai tanto diffuso della Pubblicazione con Contributo o a Pagamento?

Ma vede, non mi sento di biasimare ne’ tanto meno mi scandalizza sentire che un editore per pubblicare abbia chiesto dei soldi. Mi preoccupa quando questo avviene in modo subdolo, non trasparente che rasenta la truffa. Ma la diatriba pagamento si/pagamento no, sinceramente non ci interessa. E’ importante ricordare che un editore è anche un imprenditore e se per portare avanti un progetto chiede di dividere i rischi ed i costi, come i vantaggi, con l’autore in un rapporto chiaro e trasparente, beh, non ci vedo nulla di strano. Posso dirle che nella nostra storia non abbiamo mai preteso una lira, pardon un cent, dagli autori e abbiamo pubblicato tutto a spese nostre. Questo per noi significa innanzitutto indipendenza e libertà di scelta. Ma ciò non toglie che dinanzi ad un progetto particolare si possa ricorrere al contributo che sia di un autore, di un ente o di qualunque altro sponsor. Ma per quanto ci riguarda questo non deve e non dovrà mai inficiare la nostra indipendenza nelle scelte.

Una volta deciso di investire su un particolare autore, quali sono i meccanismi di promozione che adottate per incentivare l’iniziativa?

La promozione è anche legata al budget disponibile. La promozione più immediata, oltre quella presso il distributore che a sua volta dovrà spingere i titoli presso le librerie, rimane pianificare gli incontri degli autori con il pubblico presso librerie e associazioni. Un po’ accompagnare il libro per mano. E questo è possibile farlo solo quando l’autore si rende disponibile. Poi restano le fiere, altro momento importante di contatto e verifica con il pubblico

Capita invece che qualche nuovo autore, dopo la prima opera, Vi proponga un nuovo lavoro per la pubblicazione, e che Voi vi troviate a rifiutarlo a causa dei risultati non soddisfacenti di vendita finora ottenuti? Vi trovate a volta a dover dire di no a un Vostro pupillo?

Si, è capitato. Ma non obbligatoriamente per una questione legata alle vendite. Se un lavoro non ci convince…beh, non ci convince e basta. Ne parliamo con l’autore e discutiamo il da farsi, magari parcheggiando quel lavoro in attesa di un rimaneggiamento o di un lavoro nuovo.

E’ vero che molti autori esordienti calano di livello dopo il primo successo, o peggio ancora non sono in grado di mettere a punto la seconda opera e rinunciano del tutto? E in caso come Ve lo spiegate?

Quando prima parlavamo di professionalità, intendevamo anche la continuità di un lavoro. Una continuità che vada oltre la prima pubblicazione. In questo senso intendo la professionalità e soprattutto la capacità dell’autore a rimettersi in gioco con progetti nuovi. Anche a costo di averne bocciato qualcuno, ma facendo tesoro dello stesso nella continuità della crescita. In altri casi, ci troviamo dinanzi persone che sì, hanno scritto un bel libro, ma la scrittura e le successive pubblicazioni non rientrano tra gli interessi primari. E quindi passano ad altro.

Nell’economia generale del Vostro catalogo quanto puntate sulle opere degli autori esordienti?

Forse abbiamo scelto la strada più tortuosa. Diciamo che l’80% del nostro catalogo è composta da autori esordienti. Un lavoro essenzialmente di talent scouting il nostro. Ed è con loro che vorremmo giocare insieme una scommessa: quella di costruire un coro di voci polifoniche, testimoni di un tempo e provare a far sentire la voce. Far sentire che esistiamo.

Quale può essere una buona tiratura per un romanzo di esordio di un autore italiano?

Una buona tiratura potrebbe essere intorno alle 2500 copie. Ma il problema è la vendita. Guadagnarsi lo spazio in libreria. E’ questo il vero problema.

Noi usiamo un sistema misto di tiratura, anche servendoci del digitale. Questo, soprattutto quando ci troviamo dinanzi ad opera prima, ci permette delle tirature più basse e poi, seguendo la performance del libro sul mercato, calibrare il tiro con le ristampe. Ma ovviamente è questa un decisione che viene presa titolo per titolo, autore per autore.

E dopo che cosa succede?

Il vero lavoro inizia soprattutto dopo la fase di stampa. Per un autore esordiente, che pubblica con un piccolo editore, riuscire a toccare punte di 700-800 copie per un libro primo potrebbe essere considerato già un buon risultato. Se si aspira invece al bestseller…beh, credo che bisognerà cercarsi un altro editore.

Rimane ancora vero che il sogno di ogni editore è quello di creare un autore, e dunque un nuovo fenomeno editoriale?

Soprattutto mettere in circolazione idee. Credo che una casa editrice sia essenzialmente una cassa di risonanza per idee, istanze di vissuto e, come nel nostro caso, porre l’attenzione su fenomeni marginali. Che poi questo possa determinare anche un nuovo fenomeno editoriale, la cosa può solo farci piacere.

Parliamo di percentuali, su centinaia di manoscitti inviati a una casa editrice quanti sono ragionevolmente proponibili e quanti di quelli accettabili giungono poi alla pubblicazione? Insomma su che numeri viaggia la selezione di un nuovo autore? I nostri lettori sospettano che la probabilità di riuscire sia paragonabile alla vincita dell’Enalotto, è davvero così?

No, assolutamente no! Nessun paragone con la vincita al lotto. Innanzitutto bisognerebbe essere chiari con se stessi. Scrivere un libro può essere un momento importantissimo di contatto e verifica con se stessi. Ma da qui a proporlo, c’e’ bisogno che il libro possa contenere anche un codice universalmente riconoscibile per gli altri. Ecco, posso anche raccontare la storia di Pinco Pallo, ma devo anche essere consapevole che questa storia potrà interessare qualcuno solo se le vicissitudini di Pinco Pallo, siano in qualche modo ascrivibili ad un tempo, una generazione… insomma, che abbia in sè quella riconoscibilità di storia, dove il lettore sicuramente dovrà proiettare la sua di storia. In qualche modo, nel bene o nel male, ritrovarsi. Il diario di Pinco Pallo, in quanto tale, probabilmente, salvando la pace di Pinco Pallo e ponendo rispetto verso il suo vissuto, non interesserà nessuno, se non la fidanzata, la mamma e la nonna. Forse.

E poi, sempre per rispondere alla sua domanda, per cercare un editore, bisogna anche saper cercare.

Non dovreste essere Voi a cercare gli autori, e non essere viceversa sottoposti da questi ultimi a un costante ed asfissiante corteggiamento?

Ma in certi casi succede cosi. E’ probabile che per una nostra esigenza di catalogo ci rivolgiamo a Tizio autore per avere una sua opera. Ad esempio, abbiamo una collana di poesia e visto che pubblichiamo pochissimi titoli all’anno, solitamente invitiamo noi l’autore per una pubblicazione. Ma cosi può essere anche per la saggistica. In ogni caso, vedo più diffusa un’esigenza di parlare (leggi pubblicare) che una disponibilità ad ascoltare (leggi leggere, aprirsi al confronto, al nuovo). E questa è anche una spiegazione del perché le nostre scrivanie sono stracolme di manoscritti che quotidianamente arrivano in redazione.

Quali sono le opere che prediligete? E in base a quali criteri progettate le collane editoriali? Successo di pubblico, o passione per il genere letterario prescelto?

Per prima cosa decidiamo cosa vogliamo dire e come. Da qui poi nasce il progetto delle collane che portano in sè la traccia delle opere che saranno pubblicate. A determinare questa scelta sono sicuramente molti fattori ma è determinante anche la nostra indole.

Come fa un autore a sapere che sorte ha avuto il suo manoscritto inviato in lettura presso di Voi?

Di solito chiediamo sei mesi di diritto d’opzione alla pubblicazione a chi ci invia un lavoro. Negli ultimi tempi col moltiplicarsi dei manoscritti ricevuti non sempre riusciamo a tener fede a questa scadenza. Comunque a tutti viene data una risposta sull’esito della lettura. Esito e non valutazione che sia chiaro.

La politica editoriale non è mai incentrata su un solo libro, ma è rivolta generalmente alle potenzialità dello scrittore, ma come si può con un esame frettoloso di poche pagine di ogni manoscritto individuare non solo il valore letterario di un’opera ma anche le capacità di sviluppo di chi scrive e che potrebbe diventare un buon autore?

Ognuno credo sviluppi un suo metodo. Quello che le posso dire è che ci sono delle regole basilari a cui non si può derogare. Innanzitutto il tema trattato, se inerente o meno con quello che pubblica la casa editrice. Ed è questo un elemento essenziale per andare avanti. C’e’ poi la valutazione della scrittura e di come il tema viene sviluppato. Ovviamente la metodologia di lettura sarà diversa se ci troviamo dinanzi ad un testo di narrativa oppure a d un saggio. Quindi parleremo di scrittura corretta, chiara esposizione dei concetti, innovazione su quello che è stato già scritto, allargamento degli ambiti di ricerca e quant’altro se ci troviamo dinanzi ad un saggio. Parleremo di impianto narrativo, plot, sviluppo della storia, intreccio e risoluzione se ci troviamo dinanzi ad un testo di narrativa. Su tutto ovviamente pesa il come è scritto. Un testo scritto bene è elemento essenziale per inoltrarsi nella lettura. Un testo scritto male, aldilà della bontà delle intenzioni dell’autore, non ci aiuta affatto nella lettura.

Avete una vera e propria politica editoriale per gli esordienti?

Essenzialmente vogliamo le storie. Vogliamo dei contenuti.

Investimento sul libro ma soprattutto sull’autore, quale sono le modalità che applicate e le forze che mettete in campo per motivare un buon autore a rimanere nella Vostra scuderia? In poche parole i Vostri meccanismi di fidelizzazione.

Purtroppo la vera fidelizzazione in qualche modo diventa economica. Agli autori non siamo in grado di garantire un anticipo di diritti. Parliamo ovviamente di esordienti. Quello che possiamo dare è la disponibilità a spingere il progetto. Solo se l’autore sposa le nostre istanze e sarà disposto a giocare una partita al nostro fianco, possiamo aspirare a dei risultati. Se manca questo elemento, rimane una esperienza di vita come tante altre. E comunque credo sia fisiologico che un autore dopo qualche pubblicazione con un piccolo editore possa aspirare alla grande sigla e, perché no, a degli anticipi sul contratto. Da qui la scelta di non “imprigionare” nessuno con il diritto d’opzione sui lavori futuri. Vogliamo pensare che le fidelizzazione sia sempre frutto di una libera scelta. In questo forse soffriamo di ingenuità.

Ecco come questa dinamica realtà editoriale si pone nei confronti di un mercato forse molto agguerrito, ma sicuramente pieno di lacune da colmare.

DOMANDE SULLE VOSTRE COLLANE EDITORIALI TEMATICHE DEDICATE AGLI APPASSIONATI DEL GENERE GIALLO, NORI, MISTERY, THRILLER ED HORROR.

Ultimamente molte collane dedicate al Giallo e Noir tendono a sconfinare nel Pulp o nello Splatter. Qual’è la Vostra posizione in proposito?

Mah, credo che questo rientri solo nelle caratteristiche di un tempo

Le vecchie e nuove collane editoriali dedicate al genere Giallo, Thriller e Noir, con qualche coraggiosa puntata verso il genere Horror, si stanno rivelando una scelta vincente.

Sicuramente rappresentano una nicchia interessante del mercato. E poi, credo che questo rispecchi le caratteristiche di un tempo in cui forse un pubblico più ampio cerca nuovi stimoli, nuove emozioni dalla lettura.

Quali sono i motivi di questo fenomeno di pubblico?

Credo ci sono i cultori da sempre del genere…e quelli fanno parte della nicchia di mercato. Quando questa da nicchia comincia ad essere qualcosa di più ampio, ecco che allora bisogna chiedersi del perché più gente si avvicina a questo genere. Fenomeno delle operazioni di marketing? Sicuramente anche questo e non è poco. Ma sicuramente c’e’ anche il mutamento del gusto, con un pubblico che chiede di più, in emozioni e contenuti. Comunque un diverso a quello cui si sono assuefati. Non dimentichiamo che il nostro consumismo di porta a “consumare” di tutto e di più, pur di consumare…ed allora un genere nuovo può comunque andar bene, soprattutto se poi rivela anche emozioni nuove.

Forse si tende ancora considerare questo tipo di letteratura un intrattenimento di serie B, o le cose stanno diversamente?

Ma non credo che esista una letteratura alta ed una bassa. Una di serie A ed altre di serie inferiori. Esistono i libri scritti bene e che hanno una storia. Poi ci sono i generi che magari si susseguono e si alternano con le mode.

O questo sta solo a testimoniare ancora una volta che il lettore medio ha una paura quasi atavica nei confronti delle cosiddette letture “impegnate” o “impegnative”?

No, non credo. Con l’operazione libri allegati a quotidiani, libri a basso costo, nelle case di italiani sono entrati milioni di volumi. E tra questi ci sono molti dei classici. Speriamo solo che no faranno pendant con l’arredamento e che siano usati

Anche nella letteratura come in ogni altro genere di cose si assiste spesso a fenomeni di corsi e ricorsi storici in cui i riflussi di tendenze precedenti continuano a influenzare fortemente il mercato, è questo il motivo del prolificare di tutti i generi Mistery, Detection, Procedural, Techno e Legal Thriller?

Saranno anche ricorsi, ma si finisce poi per sviluppare comunque un nuovo linguaggio adeguato ai tempi.

Si dice che anche al Cinema il crescente favore che il pubblico riserva a pellicole inquietanti e terrorifiche sia dovuto al bisogno che la gente ha di provare comunque emozioni forti, per scuotersi dalla noia e dalla ripetitività ciclica del nostro attuale stile di vita. Siete d’accordo? E’ allora questa la molla che attira i lettori verso gli scaffali Horror e Noir delle librerie?

Sicuramente è valida anche questa ipotesi. IL bisogno di vedere proiettati, in una sorta di catarsi, la figurazione dei propri mostri interni (leggi stati d’ansia).

E’ vero che gli appassionati del genere Giallo e Noir costituiscono una sorta di mondo parallelo? Una specie di mercato di nicchia dalle insospettabili proporzioni?

Un mercato di nicchia, solido e costante nel tempo che può avere un allargamento di utenza per operazioni di marketing o per i corsi e ricorsi in un’epoca alla ricerca sempre di un qualcosa di nuovo.

Dicono che il Giallo, con la sua logica rassicurante e matematica, e il Noir, con la sua fredda e impietosa introspezione psicologica, siano in realtà due facce della stessa medaglia che rappresenta efficacemente in fondo la nostra vita reale di tutti i giorni. Allora è questa la vera spiegazione della vitalità tutto sommato insospettata di questo intramontabile genere?

Due facce di una stessa medaglia anche se poi i confini tra l’uno e l’altro si assottigliano sempre più generando anche delle sovrapposizioni.

E i mostri sacri che non cesseranno mai di rappresentare un costante punto di riferimento e di comparazione?

Mah, le parlo secondo un gusto personale. Un autore che apprezzo tantissimo è sicuramente Simenon prima maniera.

E infine Voi in persona, cosa preferite leggere?

Bella domanda questa. Quando si legge per professione, si finisce col leggere a catena una marea di libri che probabilmente in altri momenti non avresti letto. Mi spiego meglio con un esempio. Sono un po’ di mesi che stiamo lavorando sul secondo libro di Cinzia Tellarni il cui titolo sarà “L’altra – Percorsi della perversione”. Ecco, essendo questo un libro bello forte, abbiamo sentito i bisogno di documentarci sul già pubblicato, dai classici come ai contemporanei, libri freschi di stampa. Ne’ è venuta fuori una piacevole scoperta di testi che probabilmente non avrei mai comprato ma che a lettura avvenuta, mi ha fatto piacere conoscere. Ecco, non funziona sempre cosi, ma tra redazione e comodino, ci sono sempre una marea di libri dettati dalle circostanze. Quando poi mi ritrovo a girare per librerie o mercatini, allora vado alla ricerca di titoli curiosi, lontani dagli echi dei media e meglio se di piccoli editori.

DOMANDE GENERICHE SULLA CASA EDITRICE, LO STATO DELLA LETTURA E IL PANORAMA EDITORIALE ITALIANO

Perchè una casa editrice come la Vostra? Qual è la sua collocazione attuale?

Guardando il panorama editoriale nazionale, sicuramente una posizione marginale, parlando in termini di grandezza. Per quanto concerne i contenuti, non abbiamo scelto una linea di specializzazione, ma semplicemente essere testimoni del nostro tempo e provare a “scovare” i narratori di domani.

Le collane editoriali in genere sono qualcosa di misteriosissimo, difficile da comprendere per i non addetti ai lavori. A volte non è facile differenziare le case editrici in base alla tipologia di pubblicazione da loro trattata. Qual è il modo migliore per farsi un’idea rapida e chiara in proposito?

La miglior cosa rimane in ogni caso leggere le pubblicazioni di quella casa editrice con cui si intende relazionarsi. Sono i libri a veicolare la linea della casa editrice. Le collane poi non sono certo un mistero arcano, anzi, aiutano meglio a conoscere gli ambiti di ricerca di un editore, la linea e la sua collocazione. Spesso già dal nome si può azzardare un contenuto e poi, restano comunque una linea programmatica di ricerca.

Una nota dolente, quanti autori ai quali avete concesso la Vostra fiducia, hanno poi pubblicato la loro seconda opera con altre case editrici?

Consideriamo la casa editrice essenzialmente una palestra dove formarsi. Abbiamo autori come Luca Musella che hanno pubblicato anche quattro libri con noi. Ed altri, come Cinzia Tellarini, Luciano Mallozzi, Donatella Placidi che se non hanno già pubblicato un secondo libro, sono in fase di pubblicazione. E comunque, nella realtà della piccola casa editrice, si finisce per lavorare veramente gomito a gomito anche con gli autori. Che poi qualcuno possa decidere di migrare altrove capita, lasciamo sempre massima libertà di scelta.

Il sodalizio tra autore ed editore quanto è importante nei rapporti futuri lavorativi e professionali? Insomma credete che sentirsi coperto alle spalle da una casa editrice che lo sostiene o lo incoraggia possa aiutare un autore nella sua attività di scrittore, lasciandolo libero da pressioni e da incertezze?

Il sodalizio è un elemento essenziale. Solo facendo un gioco di squadra si può pensare di vincere. E vincere per noi significa denunciare la nostra esistenza in vita e veicolare dei contenuti.

Si assiste costantemente a un continuo prolificare di case editrici altamente specializzate su una tematicità specifica, giova differenziarsi o è solo fonte di una sterile settorizzazione in un campo dove francamente l’informazione stenta a volte a farsi strada?

Si, è vero, negli ultimi tempi stiamo assistendo alla nascita di molte case editrici che iniziano la loro attività in ambiti di ricerca altamente specializzati. Ma a volte mi domando: è realmente editoria indipendente, nel senso slegata da gruppi, o un tentativo di fare gruppo, sviluppando solo tematiche differenziate tra loro? In questo caso, parliamo solo di sigle che finiscono col coprire un ambito di ricerca per far pesare meglio “il gruppo” sul mercato. In altri casi, credo sia una forma di risposta al mercato eccessivamente controllato dalle major, ricavandosi una nicchia di ricerca ben specifica.

Quanto pesa il Marketing nell’andamento economico di una Casa Editrice, quanto investite nelle campagne promozionali per il lancio di un prodotto o di un autore, e quali sono i risultati che di solito si conseguono con questi investimenti?

L’investimento in marketing e promozione è sicuramente importante e può determinare il successo di un’opera. Ma è questo un aspetto che va legato immediatamente alla distribuzione e intrecciato con essa. E comunque, il problema delle piccole case editrici è anche quello finanziario. Più di tanto non si riesce, o perlomeno bisogna aspettare che ci siano dei rientri per poter reinvestire.

E’ veramente possibile “influenzare” il mercato con una vigorosa campagna mediatica di promozione e marketing?

Sicuramente si, anche se poi il vero responso lo da il pubblico. Lo stesso che può amplificare col passaparola quanto iniziato col il marketing. E comunque rimane un passaggio importante per l’influenza del mercato.

Come mai le presentazioni degli autori in libreria vanno spesso pressappoco quasi deserte? La gente ha paura di aggregarsi, di farsi coinvolgere, di rapportarsi personalmente con un autore, famoso o meno che sia?

Mah, il problema è che molte volte, diciamolo, le presentazioni sono un po’ noiose e si assiste ad una passerella di amici e parenti pressoché “obbligati” a presenziare all’evento. Ma non è questo un problema solo degli esordienti. Ho assistito a presentazioni con in sala anche solo tre persone, e di certo non erano autori esordienti. Diciamo che è importante, sicuramente il grande nome, l’autore affermato, ma è anche importante il tema che si propone. Da un po’ stiamo cercando di sviluppare dei temi partendo dallo spunto che un libro può offrirci. Temi che possano coinvolgere a vario titolo un pubblico più ampio. Ma sappiamo anche che alle nostre presentazioni dovremo sì fare i conti con sale piene di 50/80 persone, ma dovremo anche fare i conti con quelle presentazioni diciamo “vis’a vis”. Fa parte del gioco. E comunque, una spettacolarizzazione dell’evento, senza perdere in contenuti, credo possa essere una carta vincente.

Nell’attuale panorama editoriale cosa contraddistingue la Vostra casa editrice dalle altre? In cosa vi distinguete, su quali settori siete specializzati?

Non abbiamo una specializzazione. Diciamo che vogliamo essere testimoni del nostro tempo con un concerto polifonico di voci. C’e’ poi il tema della marginalità, quello che non sempre riusciamo a vedere o che no vorremmo vedere che ci caratterizza in alcune collane. E poi c’e’la grande scommessa degli esordienti.

Avete in mente progetti particolarmente interessanti, nuove collane, qualcosa di aggressivo da proporre al mercato editoriale?

E’ appena partita una collaborazione con l’Associazione Officine Malatesta di Montefiascone, che prevede delle co-edizioni. IN questo caso ci siamo dati lo scopo di una collana che potesse essere territoriale e raccogliere “reportages, storie, umori” di un territorio e le sue genti, la Tuscia, nel passato come nel presente. E’ questo un primo esperimento di un progetto più ampio. Aprire una sezione del catalogo, che abbiamo chiamato OPEN, ad associazioni che operano sia sul territorio che nel sociale in modo professionale e continuativo e veicolarne i contenuti e le ricerche, secondo una logica di co-edizione. Crediamo fermamente che la piccola editoria, pur salvaguardando la sua indipendenza, debba aprirsi a nuove realtà e spingersi oltre nello sviluppo delle sinergie.

Che metodi usate, oltre ai parametri delle vendite, per capire cosa si aspetta e cosa cerca il lettore comune quando girovaga per gli scaffali delle librerie?

Se pubblicassimo solo in base alle esigenze del lettore…ahime’, dovremmo solo pubblicare libri leggeri, satirici o cmq pubblicizzati… ma torniamo al problema di sopra. Il vero problema e che forse quel lettore attento che gira tra gli scaffali, non condizionato dal grande nome o dall’operazione di marketing, difficilmente riusciamo ad incontrarlo, poiché anche le librerie, al pari dei supermercati hanno dei parametri di redditività delle aree…e capirà che gli spazi in bella mostra devono per forza di cose essere occupati da libri ben pubblicizzati.

Come spiegate il grande successo editoriale delle opere allegate in vendita in edicola con quotidiani e periodici settimanali? Forse la gente ha paura di entrare in una libreria?

Diciamo che la vendita di libri allegata ai quotidiani è stata un grande successo, per le opere proposte, per il basso costo… ma diciamo pure una cosa: un quotidiano che vende centinaia di migliaia di copie, e che al suo interno, oltre alla pubblicità diffusa su diversi numeri e testate del gruppo, dedica l’intero paginone della cultura a quel libro allegato… capirà bene che il ritorno in termini di vendita è assicurato. E poi vorrei aggiungere ancora una cosa. Forse è vero, i quotidiano hanno avuto il pregio di raggiungere un numero elevato di lettori che probabilmente ha difficoltà a raggiungere, e non solo geograficamente, le librerie.

Si dice che uno scrittore non deve essere uno che pensa, ma uno che ha già pensato. E’ importante il distacco dagli accadimenti narrati, nella modalità espressiva di un autore?

Credo che la vita o la si vive o la si racconta. Le due cose fatte in contemporanea, rischiano qualche confusione o comunque un’approssimazione dettata solo dall’emozione

Parlando delle basse medie di lettura del nostro paese, si assiste invece a un forte incremento degli aspiranti scrittori, forse perché è più facile essere un abile scrittore che un buon lettore?

Si, questo è un dato drammatico. Ci ritroviamo caterbe di manoscritti di gente cha manco ci conosce, e manco lontanamente ha visto un nostro libro, che spedisce a destra e a manca per la smania di vedersi pubblicare il testo. E poi credo pure che questo sia un difetto dei nostri tempi: essere sempre pronto a parlare (leggi pubblicare) che non in certi casi porsi in una condizione di ascolto (leggi leggere)

Diceva Oscar Wilde che non esistono libri “buoni” e libri “cattivi” ma molto più semplicemente libri scritti “male” o scritti “bene”. Fondamentalmente è una grande verità, ma ancora assistiamo al fenomeno, francamente preoccupante per il nostro panorama letterario, di assoluti sconosciuti scrittori “famosi” in qualche altro campo che si cimentano con la scrittura. Al di là degli indiscussi ritorni economici dovuti a una sensazionale campagna promozionale, come si può ragionevolmente ritenere che comici, attori, calciatori, cantanti e uomini politici si possano cimentare validamente con la scrittura? E’ come se un meccanico decidesse di emulare Rembrandt, tanto per fare un esempio, senza mai essersi cimentato prima con un’analoga esperienza artistica.

Mah, sui contenuti non metto bocca! La risposta certa è che quel nome, proprio perché pubblicamente conosciuto, abbinato ad una buona campagna promozionale, assicura vendite.

L’ultimo rapporto italiano sulla lettura dipinge il nostro paese come un grosso animale indolente e pigro, da che cosa deriva secondo Voi questo fenomeno? Colpa delle scuole, della cultura, dell’educazione, della mancanza delle istituzioni o delle strutture che non riescono a sostenere come dovrebbero e a incrementare la lettura nell’età scolare?

Sicuramente ci sarebbe bisogno di un’educazione al confronto e alla lettura già in età scolare. I ragazzi andrebbero stimolati di più. Ma non dimentichiamo anche un altro fattore. Oggi si vive una sorta di comunicazione globale e gli stimoli che ne susseguono sono dei più diversi. E’ più facile intrattenersi con un telefonino a scambiare sms, con un computer, ascoltare un cd, vedere un dvd…tutte cose che permettono una fruizione, e se vogliamo un consumo veloce ed immediato, diverso da quella che può essere la fruizione di una storia scritta.

Un cenno sugli autori che stanno pubblicando con Voi in questo periodo, sulle Vostre “scoperte” editoriali, sulle scommesse “vincenti” che avete intrapreso nei confronti del mercato editoriale italiano.

Sono quasi tutti giovani con delle storie immediate e spesso delle storie di dentro. Ecco, proprio in questo giorni usciranno due libri che parlano dei disturbi dell’alimentazione. Sono due storie di dentro, scritte da due autrici distanti anche geograficamente, Mary Cannizzaro di Crotone e Barbara Massaro di Milano che con le loro storie, diverse per stile e contenuti, ci offrono uno spaccato del disturbo alimentare, senza addentrarsi nel saggio specialistico ma rimanendo in ambito di narrativa. Ci sono poi Carmine Federico e Chiarastella Gabbanelli, due autori napoletani che invece propongono due storie veloci sul disagio della crescita.

Ecco, storie di dentro, storie personali ma che ci aiutano a conoscere e capire qualche aspetto delle vita diverso dal nostro.

Il lettore italiano è un animale evoluto, o una fragile creatura inerme in balia delle manovre politiche ed economiche del Merchandasing?

Per fortuna c’e’ ancora una piccola tribù che cerca i libri, oltre le campagne pubblicitarie, oltre i nomi… ma sono sempre più una minoranza. Ed è comunque a loro che ci rivolgiamo

E infine in breve di cosa ha bisogno oggi il mondo editoriale per rinnovarsi e incontrare i favori del pubblico? Cosa si aspetta infine oggi il lettore da una casa editrice?

Da una casa editrice…? che divenga un marchio di garanzia su quello che probabilmente il lettore andrà a comprare. Che possa porre in essa fiducia anche per le scelte future.

Per l’editore… sicuramente più visibilità, per poter proporre, semplicemente proporre al lettore i contenuti del suo lavoro.

Sabina Marchesi

Nota biografica : Raffaele Calafiore è ideatore e fondatore del progetto www.nonsoloparole.com e della omonima casa editrice. Fotografo e scrittore ha pubblicato “Poesia Ante-Muro”, ELI 1996, “E poi…” MDS Editore, 2001 e “Firenze per noi”, MDS, 2002. Altri suoi articoli sono reperibili on line su diversi portali

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