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Leopardi e le donne

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Leopardi e le donne

Notoriamente Leopardi non visse storie di reciproco scambio d’effusioni ed affetti, ma lui era un genio capace di dimensionare a proprio gusto e piacimento qualunque storia sentimentale giammai vissuta, quant’anche semplicemente sfiorata e che in ogni modo presentasse sfumature di concretezza : l’esistenza di una donna d’amare. E l’amore , come tenero infrangersi, al par dell’onde sulle accoglienti rive , Giacomo lo viveva , lo gustava , lo assaporava , e se ne faceva invadere a tal punto da rimanerne esso stesso prigioniero. Quel suo spirito romantico, che doveva esprimere "nell’infinita poesia", trovava terreno d’esperienza in quegli amori platonici vissuti in maniera endogena ed autonoma , e proprio per questo abbelliti ed inghirlandati di colori e di alternanze cromatiche da far rabbrividire. Quelle "battaglie d’amor, se amor fosse, e come travagliar facevano il poeta" , che lesto s’appressava , in su la notte, ad immaginarne evoluzioni , partendo da una "bella imago , da cui, se non celeste, altro diletto giammai non ebbi e sol di lei m’appago". quest’esplosione d’amorosi intenti, il Leopardi l’ebbe il giorno successivo alla partenza avvenuta il 14 dicembre 1817, della cugina Geltrude Cassi , ventisettenne già moglie e madre, giunta da Pesaro a Recanati l’11 dicembre 1817, per condurre la figliuola Vittoria nel collegio delle Oblate dell’Assunta, e quindi ospite della sua famiglia.
Un cuore palpitava, e, tumultuosamente, l’essere veniva compresso e catturato dal deliquio più dolce, dalla impertinente forza del desiderio, e veniva forgiato con potenza poetica ne "il diario del primo amore": una lucida e crudele analisi di quel processo interiore, motore del mondo. Esso rappresenta l’arte dell’amore e la inconsapevole ricerca di una risposta a quella spinta furiosa verso la creazione di sentimenti,di scene, immagini, parole e suoni che si sovrappongono ossessivamente nella sua mente , e poi si dissolvono per apparir , poscia ,più gagliardi ed impenitenti che prima. L’amabile Giacomo, cominciando a sentir l’impero della bellezza, in maniera meravigliosamente dolce e lusinghiera, per sfuggire alla forzata ed abissale solitudine, sentiva nel petto il folle desiderio di conversare con donne avvenenti che con pretesti sottili abituassero la sua anima a dolci infamie. Trovarsi dinnanzi la Signora Pesarese, una ventiseienne alta e membruta, dai lineamenti forti e delicati e dalle maniere sopraffini, accese perdutamente, nell’inesperto cuore del poeta, la luce del sentimento ed aprì le porte agli sterminati spazi del "sentir romantico". Lui osservava questa donna, la scrutava celando gli occhi ,con repentini sguardi ignari, verso panorami futili, mentre il suo cuor palpitava per poter amar costei. Ma "… s’al mondo ci fu mai affetto veramente puro e platonico, ed eccessivamente e stranissimamente schivo d’ogni menomissima ombra d’immondezza, il mio senz’altro è stato tale ed è, assolutamente per natura sua, non per cura ch’io ci abbia messa. Tale affetto immantinente s’attrista e con grandissimo orrore si rannicchia per qualunque sospetto di bruttura…Però, lungi ch’io mi vergogni della mia passione, me ne compiaccio , rallegrandomi di sentir qualcheduno di quegli affetti senza i quali non si può esser grande…e d’essermi per prova chiarito che il cuor mio è soprammodo tenero e sensitivo, e forse una volta mi farà fare e scrivere qualche cosa che la memoria n’abbia a durare, o almeno la mia coscienza a goderne……

Vincenzo Ambrosio

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