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Il Giardino dei Principi

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Il Giardino dei Principi
(Giovanni Buzi – Massari Editore)

"Il villaggio era arroccato su un alto zoccolo di tufo. Le case, strette l’una all’altra, sembravano una continuazione rosacea di quello spuntone di roccia tenera che sollevava il corpo massiccio della Chiesa Grande e la mole squadrata, tagliente del Castello, per poi sprofondare tra i labirinti delle costruzioni giù verso improvvisi dirupi. Tutt’intorno s’aprivano distese le colline. In lontananza la massa azzurrino violacea del monte Cimino incurvava come una cupola emersa a forza la linea ondulata e morbida dell’orizzonte".
In questo villaggio a pochi chilometri da Viterbo fa ritorno, dopo anni di lontananza, il protagonista, artista affermato, per ripercorrere gli avvenimenti della sua infanzia, con lo sguardo meravigliato e stupito di bambino che a modo suo interpreta le dinamiche della vita familiare e di paese.
"Il giardino dei principi" esce presso Massari Editore nel 2000. È uno dei primi romanzi di Giovanni Buzi. Un’opera molto diversa dalle ultime produzioni, più intimistica, nella rivisitazione di luoghi e personaggi, resi unici dal filtro della memoria.
Linguaggio e tecniche di scrittura verranno affinate negli anni, ma i piccoli bozzetti, uno per ogni capitolo, che compongono il romanzo svelano un nuovo aspetto della bella scrittura di Buzi, un aspetto più dolce e malinconico, mitico e fiabesco, e già ne anticipano alcune delle tematiche principali, la presenza del male, la magia della parola che attrae e atterrisce per le sue potenzialità, la pittura, la trasparenza, il colore, la luce. In molti passi del libro il paese descritto lo vedi davanti come fosse realmente dipinto, pennellata dopo pennellata con la tavolozza di un linguaggio ricercato e raffinato, di grande sensibilità cromatica. L’intensità e la liricità delle descrizioni si fonde nei dialoghi con costruzioni tipiche del parlato e con il lessico colloquiale e familiare che caratterizza i personaggi della realtà rurale dando voce alla piazza, al paese e ai suoi abitanti.

La rivisitazione dell’infanzia (più o meno autobiografica) riporta il lettore a una dimensione lenta, modulata e ritmata dal passare delle stagioni, scandita dalle tradizioni della vita contadina. I racconti intorno al camino, le sere passate ad ascoltare musica sul grammofono, le castagne sul fuoco le sere d’inverno, nella cucina, regno di Barberona, uno dei personaggi più belli del libro.
In ogni capitolo il racconto del bambino riporta frammenti di vita vissuta, le parole del nonno, dei vecchi, la saggezza popolare, il colore del sole e della terra, gli antichi mestieri artigiani, le rappresentazioni teatrali organizzate per la festa del santo patrono. E tra leggenda e realtà, ripropone al lettori le credenze di stregoneria e diavoli, le filastrocche contro il malocchio e i rituali della strega di Cenciano. L’autore mette in scena in queste pagine personaggi fiabeschi e al tempo stesso terribilmente reali e sanguigni, nelle reazioni e nei sentimenti, legati alla terra, al duro lavoro, saggi e profondi, devoti a una religione mista a superstizione, con diavoli e angeli a terrorizzare e proteggere.
Un’infanzia solare e felice, trascorsa nella campagna affascinante e misteriosa, nel paese con la piazzetta, la chiesa parrocchiale, e oltre le colline, ricche di vigneti e olivi, profumate di limoni e di lavanda, e oltre ancora il monte e l’infinito, il mondo sconosciuto, tutto da esplorare, dove Roma rappresenta l’esotico che attrae e spaventa. Piccoli eventi di giorni comuni che diventano memorabili nella mente del bambino. La fervida immaginazione di Luca, il protagonista, completa e integra le storie narrate dai familiari e rielabora le leggende di paese, dove ogni anfratto, ogni casa, ogni muro è un mondo da scoprire, soprattutto il castello, scrigno di tutti i beni, e il giardino dei principi, oltre la muraglia di recinzione.
Come nelle favole, si vive all’ombra del castello, ma la realtà di paese è fatta di fatica, lavoro, sacrifici, povertà e grande dignità.
"Il giardino dei principi" è un libro particolare, ben scritto e capace di calare il lettore in una favola lenta, che riporta gli adulti nella dimensione irreale dei sogni e in quella distorta dei ricordi. Una dimensione sospesa, lontana dalla realtà frenetica del presente, nella quale di tanto in tanto a molti capita di rifugiarsi con nostalgia e dolcezza nei vagheggiamenti della memoria.
Stefania Gentile

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