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Canale Mussolini – Antonio Pennacchi

4 min read
Edizioni Mondadori
Narrativa romanzo
Pagg. 460
ISBN 9788804546757
Prezzo€ 20,00
 
Un’occasionesprecata 
 
Una saga familiare per raccontare un’epocanon è certo una novità e non sono pochi gli autori, non solo italiani, chehanno scritto al riguardo. Ci ha provato anche Pennacchi, narrandoci dellevicende della famiglia Peruzzi, spostatasi, per necessità, dal rovigotto alleex Paludi Pontine, risanate dall’intervento massiccio del regime fascista tesoa dare nuova terra coltivabile agli italiani.
Si potrebbe pensare quindi a un romanzostorico e in parte Canale Mussolini lo è, ma è influenzato daquel desiderio di riappacificazione nazionale volto a riscrivere l’avvento e ildominio del fascismo, compito certamente difficile e in cui l’autore si ègettato a capofitto, evidenziando però carenze culturali e di approccio chefanno di quest’opera un libro sicuramente leggibile, ma anche approssimativo,dalle facili conclusioni che cadono come sentenze, in un quadro di eccessivesemplificazioni dei problemi proprie di chi crede di sapere come siano andateeffettivamente le cose perché convinto che la sua conoscenza sia completa eassoluta.
Alla base del romanzo quindi c’è un peccatodi presunzione che finisce con l’inficiare la validità delle asserzioni, spessogratuite, frutto non tanto di una disamina attenta, quanto di un credopolitico.
Ed è un peccato perché l’idea di partenzaera e resta buona e così, anziché trovarci di fronte a un rigoroso romanzostorico, scorre davanti agli occhi una lunga telenovela, con personaggi chesono degli stereotipi del socialista, dell’anarchico, del fascista, insomma unasorta di opera rientrante nella cultura nazionalpopolare, così cara ai regimiilliberali e feconda sia sotto il fascismo che sotto il governo dei soviet.
Ciò nonostante il libro riesce più di unavolta ad avvincere, perché le vicende rientrano in quei percorsi della naturaumana in cui tutti, chi più chi meno, ci ritroviamo.
Ci sono in effetti pagine da epopea, comequella della bonifica delle paludi, un racconto corale che ben si prestaall’agiografia, anche se proprio lì si riscontra un atteggiamento didascalicoche appesantisce il romanzo, in cui peraltro sono frequenti divagazioni,variazioni di tempi non sempre giustificabili, che finiscono per portare allettore una certa stanchezza e comunque tale da fargli scorrere velocemente lepagine per ritrovare quelle di un discorso più snello e quindi più appagante.
Il ritmo della narrazione è altalenante,discontinuo, con improvvisi acuti seguiti da vere e proprie fasi di stanca,quasi che l’autore volesse prendere un po’ di fiato e del resto si potrebbedire che Pennacchi ricorre a un italiano più parlato che scritto, con frequentifrasi in un dialetto veneto un po’ particolare, quasi modificato per aumentarnela comprensibilità. 
Se l’impostazione colloquiale (l’autore sirivolge a un ipotetico lettore) è strutturalmente interessante, però, data lalunghezza del libro, finisce con l’annoiare e peraltro il testo stesso potevaessere ridotto alquanto, perché le frequenti divagazioni, che tirano in balloanche personaggi occasionali e di scarso rilievo per l’opera, occupano nonpoche pagine.
In questo bilancio i difetti, fra i qualiun uso della lingua italiana non proprio da manuale, sono parecchi e i pregipochi; resta un certo fascino della vicenda che desta interesse, ma se questoconsente di considerare il romanzo un prodotto nel complesso leggibile, lenumerose pecche non giustificano assolutamente l’assegnazione del PremioStrega, che conferma ancora una volta lo scadimento delle ultime edizioni. 
 
Antonio Pennacchi è nato a Latina il26 gennaio 1950. Si appassiona alla politica fin da giovane, aderendo alMovimento Sociale Italiano, ma poi passa a sinistra con i marxisti-leninisti.Operaio dell’Alcatel muta continuamente opinione politica iscrivendosi alPartito Socialista Italiano e alla CGIL, da cui verrà espulso con l’accusa diessere un filo-brigatista. Entra quindi alla UIL, poi si iscrive al PartitoComunista Italiano e ritorna alla CGIL, da cui sarà nuovamente espulso. E’l’occasione per lasciare la politica attiva, per laurearsi sfruttando unperiodo di cassa integrazione e per iniziare l’attività di scrittore.
Ha scritto, fra l’altro:
– Mammut (Donzelli, 1994);
– Palude. Storia d’amore, di spettri e ditrapianti (Donzelli, 1995);
– Una nuvola rossa (Donzelli, 1998);
– Il fasciocomunista (Mondadori, 2003);
– Shaw 150. Storie di fabbrica e dintorni(Mondadori, 2006);
– Canale Mussolini (Mondadori, 2010).

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