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Il virus

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Il virus
(nono classificato)

Perchè solo io ? Non è possibile.
Forse una realtà è sogno. L’altra è la realtà vera e propria.
E’ così difficile per me distinguerle.
E se non fosse così ?
Sto vivendo due vite, in due mondi differenti e lontani, due realtà, due esistenze diverse.
Ormai ho paura ad addormentarmi.
Cerco ogni modo possibile per evitare di chiudere gli occhi. Ma non riesco a resistere più di tanto. Ad un certo punto il sonno prende il sopravvento su di me.
Ma non dormo. Non dormo mai.
Passato qualche istante, in cui forse il tempo si ferma, mi risveglio in un nuovo mondo, in un’altra realtà.
A viverla sono sempre io. Il mio aspetto è lo stesso. La mia età è la stessa.
Tutto il resto cambia.
Ma forse è meglio partire dall’inizio.
Il mio racconto sarà piuttosto confuso, ma sto male, i ricordi cominciano ad essere sempre più sbiaditi e non riesco ad avere la lucidità adatta per scrivere in maniera chiara e comprensibile.
Non ricordo nemmeno quando è cominciato tutto questo.
Forse è passato un mese, forse un anno. Forse solo pochi giorni.
A me sembra un’eternità.
Ricordo ancora perfettamente la mia infanzia. La mia adolescenza. Gli studi, la laurea. La mia vita normale fino a quando è cominciato tutto questo.
Ricordo chi sono i miei genitori. I miei parenti. Gli amici.
Non mi sono mai sposato. Ho avuto, comunque, varie esperienze con diverse ragazze. Tutte andate a finire male.
Ricordo il mio lavoro.
Avvocato in uno studio legale piuttosto prestigioso.
Ricordo la mia casa.
Un appartamento in pieno centro.
Ricordo la mia macchina.
Mercedes da paura.
Ricordo tutti i particolari della mia vita. Li ricordo benissimo, come chiunque viva sulla faccia della terra che sia sano di mente (ma io lo sono ?).
Ricordo la mia vita. Anche perché la vivo ancora.
Adesso sono seduto alla mia scrivania. Di fronte a me c’è il mio computer. Sono nel mio appartamento.
Sto scrivendo queste parole. Ma non so bene per chi.
Ho un aspetto terribile.
Le mani mi tremano forte. La testa mi sta quasi scoppiando.
Ho sonno. Tanto sonno.
Ma non posso dormire. Non voglio. Ho paura.
Questa è la mia attuale vita.
La realtà è sempre la stessa. La mia vita però è cambiata del tutto.
Mi hanno licenziato dallo studio.
Resto chiuso in casa. Distrutto dalla stanchezza.
Ogni tanto mangio qualcosa, poco. Ogni tanto esco per andare a fare la spesa. Ma non so fino a quando avrò soldi.
Ho provato a cercare aiuto. L’ho fatto all’inizio. Ma è stato peggio. Sono stato in cura da diversi dottori. Alcuni mi hanno imbottito di farmaci che hanno peggiorato la mia situazione, visto che mi facevano dormire. Altri mi hanno preso per pazzo e, spesso, mi consigliavano il ricovero in case di cura. Altri ancora nemmeno stavano a sentirmi talmente presi dal loro egocentrismo.
Ora passo la giornate così. In casa.
Questa è la mia vita.
Il guaio è che non è l’unica.
Sì, avete capito bene. Non è l’unica vita che sto vivendo.
Non mi credete ?
Guardate che ormai non ho niente da perdere nel raccontarvi la verità. Non sono pazzo, di questo ne sono certo. Sono sempre stato sano come un pesce ed il mio fisico, adesso così debole, un tempo era robusto e forte.
La verità, per quanto mi renda conto che possa apparire assurda ed incredibile, è un’altra.
Io vivo due vite.
Vivo in due realtà differenti.
Forse in due mondi lontani nel tempo e nello spazio.
Non ridete.
Ascoltatemi.
Un giorno, rientrato come sempre dal lavoro, me ne andai a letto.
Chiusi gli occhi. Ero stanco e mi addormentai subito. O almeno pensai di farlo.
Lo so che il mio racconto può apparire confuso e sconclusionato, ma sono stanco e poco lucido. Prendete per buone le mie parole.
Come dicevo, mi addormentai.
Quando i miei occhi si aprirono tutto era diverso.
All’inizio pensai di trovarmi in un sogno.
Ma da quando uno che sogna si rende conto che sta sognando ?Forse è possibile. Ma non era il mio caso.
Le luci erano soffuse. Solo quando i miei occhi si abituarono all’oscurità vidi dove mi trovavo.
Ero in una stanza piccolissima. La stessa in cui mi ritrovo ogni volta che apro gli occhi in quella realtà.
Tutto era metallo intorno a me. Davanti a me una porta simile a quella di un ascensore.
Ricordo come fosse ora la prima volta che mi ritrovai lì.
Non ero per niente agitato.
Ero completamente immobilizzato. Stavo sopra una specie di letto metallico, in verticale. La mani erano legate a questo letto da dei bracciali anch’essi in metallo. I piedi bloccati nello stesso modo. Ed un’altra specie di bracciale metallico mi teneva la testa, passando attraverso la mia fronte.
Non potevo muovermi.
Ad un tratto le luci, prima soffuse, aumentarono la loro luminosità fino a quando la piccola stanza fu chiarissima.
Poi una forte sirena emise un forte e stridulo fischio.
I bracciali che mi tenevano saldamente fermo al letto si aprirono velocemente.
Mi ritrovai a cadere sul pavimento della stanza.
Indossavo una tuta nera. Sul petto vi era un numero: 290875. Ai piedi avevo degli stivali, anch’essi neri, ma non capivo di che materiale fossero.
La porta si aprì.
Una voce, proveniente da chissà dove all’interno della stanza, parlò:
"Numero 290875, in piedi. Vieni fuori e mettiti in riga. Insieme agli altri."
Il numero 290875 ero io.
Mi alzai e mi recai fuori dalla stanza.
C’era un corridoio lunghissimo, sembrava non finire mai. Ad un lato di esso altre stanze coma la mia. Una accanto all’altra. Solo stanze tutte uguali. Dall’altro lato un’enorme vetrata che percorreva il corridoio e lasciava intravedere, al di fuori di essa, altri corridoi, disposti come a grattacielo, uno sopra l’altro, tutti uguali, tutti lunghissimi, con le stanze vicine e identiche.
E vidi persone. Milioni di esseri umani che venivano fuori dalle stanze. Tutti avevano la tuta nera e gli stivali neri. Tutti avevano una mano sul fianco e l’altra che aderiva, al livello delle spalle, alla parete in metallo. Tutti erano rivolti verso uno stesso punto.
La stessa voce si rivolse di nuovo a me:
"Numero 290875. Mano destra sulla parete!"
Misi la mano sulla parete, come gli altri.
Ricordo che pensai una cosa. Che quel sogno cominciava a non piacermi.
Ad un tratto, dalla parete si aprirono dei pannelli e ogni persona estrasse, con la mano che aveva sul fianco, un casco da essi.
Ancora quella voce.
"Indossare i caschi. Ora!"
Tutti staccarono la mano dalla parete e indossarono il casco.
"Numero 290875. Il casco. Subito!"
Non lo feci.
Un fischio assordante risuonò nelle mie orecchie. Incredibilmente forte. Mentre cascavo per terra potevo osservare tutti quegli esseri che cominciavano a camminare in avanti. Il fischio nelle mie orecchie divenne sempre più forte.
Svenni dal dolore. O meglio, non svenni, ma tutto si fece scuro in me. Sentivo il dolore, ero cosciente, ma non vedevo più nulla.
Non so per quanto tempo rimasi così. Ma quando quella voce parlò di nuovo riuscivo ad aprire gli occhi.
"Ascoltami 290875. Apri gli occhi e ascoltami bene. Tu sei un essere inferiore e sempre lo sarai. Oggi è il 30 maggio 3210. Il mondo è diviso in esseri superiori ed esseri inferiori. I primi regnano. Sono una minoranza, circa mille persone in tutto il pianeta. Tutti gli altri lavorano per loro e producono aria per la loro sopravvivenza. Siamo riusciti, dopo anni di studi, a creare Onyricon, un programma che rende possibile prelevare le persone vissute secoli fa e portarle qui. Gli abitanti del nostro tempo non bastano più per produrre aria necessaria a tutti. Così prendiamo esseri dal passato e gli facciamo vivere anche questa realtà. Non sempre. Solo quando, nella loro realtà, si addormentano. Vivere qui, lavorare in questa dimensione, vi consuma lentamente, fino a quando la vita non vi abbandona e morendo in questa dimensione, per fornire aria agli esseri superiori, trovate la morte anche nell’altra dimensione.
Questo, per ora, è tutto 290875. Ora torna nel tuo vecchio mondo. Per noi, da ora in poi, sei diventato un virus, un essere inferiore con coscienza, ma questo non cambia nulla. Continuerai a produrre aria, ma sarai cosciente di farlo. Torna nell’altra realtà. Adesso!".

Questo è ciò che sono ora.
Un essere sospeso tra due mondi, lontani nel tempo.
Sono un virus che lentamente si sta spegnendo tra due realtà.
Credetemi. Vi prego.
E ricordatemi.
Perchè mi si stan chiudendo gli occhi.
E tra un po’ morirò.

Alessandro Mereu

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