Inizio con questo una serie di recensioni di spot, che spazierà fra i più famosi e controversi senza dimenticare quelli anonimi ma interessanti e curiosi per molte ragioni.
Lui è l’uomo che l’Europa ma forse il mondo intero ci invidia(http://www.roccosiffredi.it/lingua.asp, questo il sito ufficiale, rigorosamente e saggiamente vietato ai minori). Ma lui non è solo questo è molto di più. Rocco. Il divo- culto diventato in Francia attore di film impegnati, cerebrali e femministi, http://it.wikipedia.org/wiki/Rocco_Siffredi, dove esibisce il suo corpo ben sapendo che grazie a quello tutti ma proprio tutti abbiamo potuto conoscere anche il suo cervello. Un genio del contemporaneo, Rocco Tano, pornodivo per precoce vocazione, supermanager, capace di ironizzare sul suo ruolo, sulla sua (leggendaria) virilità, sul suo mestiere. Un colpo di scena vivente. Lo scandalo reso evento in ogni sua manifestazione. La versione maschile di Moana Pozzi. Tutte le definizioni , per lui, funzionano per un po’ ma poi si staccano, si frantumano, si rivelano inadeguate, inadatte. Rocco è Rocco e basta. E sempre oltre. Di recente ha fatto un colpo da maestro. Ben consapevole che gli spot sono l’espressione artistica- consumistica che meglio rappresenta il nostro contemporaneo ha girato uno spot per Amica Chip, una marca di patatine fritte, spot, che in un pochissimo tempo è diventato giustamente un culto. Brecht diceva: “Sventurato il paese che ha bisogno di eroi“, bene noi siamo un paese un po’ ammaccato e abbiamo bisogno dei nostri miti, un bisogno vitale. Quindi Rocco è importante. Quindi Rocco non può essere presente solo in alcuni circuiti, anche sideralmente distanti come il porno e il cinema colto francese. Deve ARRIVARE alla gente, INCARNARE nella scatola catodica quell’elemento pop che lo contraddistingue. Perché Rocco da sempre intercetta il nostro tempo, lo esprime, lo “penetra” (scusate il doppio senso ma rende) lo interpreta, dimostrando la capacità di indossare tutte le maschere che vengono richieste dalla società dello spettacolo. Per un po’ di tempo è andato in onda, quindi, questo spot fantascientifico, assolutamente in linea col personaggio che, indossando una vestaglia-accappatoio, si aggirava fra splendide ragazze neanche troppo nude, neanche troppo scosciate, (in certe televendite di prodotti anticellulite o di elettrostimolatori abbiamo visto corpi molto più esposti), sul bordo di un’enorme piscina, magnificando quella patatina, lui che nella sua vita ne ha provate e conosciute tante,anche due, tre alla volta. Lo spot, assolutamente meraviglioso, è stato bloccato dal Giurì della pubblicità su richiesta, manco a dirlo, del MOIGE (quello sì che andrebbe proibito per legge.).
Qui http://www.corriere.it/Primo_Piano/Cronache/2006/03_Marzo/19/siffredi.shtml potete vedere lo spot in versione originale e nella versione accorciata che sta cominciando a circolare. Intanto occorre analizzare che non c’era nulla di scandaloso in quella reclame della chips: c’era della saggezza nella sua esortazione, ovvero fidatevi di chi ne sa, di chi ha provato davvero. Un messaggio che richiamava alla sperimentazione diretta, all’esperienza sul campo. E poi il termine “patatina”, il doppio senso infantile, capace di evocare i primi giochi coi quali si davano i nomi agli organi sessuali, magari a scuola, furtivi e furtive, nei bagni. Pronunciato da lui, in un ossimoro di innocenza-perversione, rendeva la semplice pubblicità di una patata una vera opera d’arte e i doppi sensi, invece che offensivi di chissà quale senso del pudore, erano solo geniali iperboli linguistiche e metafore spassose.
Qui potete leggere un’intervista all’attore http://lavoro.economia.virgilio.it/racconti/r125_rocco.html che ha appena dato alle stampe la sua autobiografia ufficiale,uscita manco a dirlo in Francia, dove, come vi ho detto è venerato quasi come Mastroianni, ha annunciato di avere vari progetti fra cui la prossima partecipazione all’Isola dei Famosi (potete leggere alcune notizie qui http://www.bloo.it/news_Spettacolo_468.html) dimostrando così che non smetterà certamente di sorprenderci e di continuare a giostrarsi con ironia nel ruolo di “icona del contemporaneo” che gli si addice alla perfezione.