Intervista con Luciano “Varnadi” Ceriello
Comunicato stampa AFRE MUSIC s.r.l. / Synpress 44
“Radio Varnadi” è il nuovo progetto-album del cantautore veneto-campano Luciano “Varnadi” Ceriello meglio conosciuto come il cantautore con 2 cappelli. E’ un album concepito e strutturato in modo da far percepire all’ascoltatore la sensazione di assistere a una vera e prorpia giornata radiofonica con un palinsesto che va dalle 8 del mattino alle 24 delle sera. In questo disco Varnadi ha avuto come collaboratore attivo ed entusiasta il noto attore ANDREA RONCATO il quale, nel brano “La storiella di Damer”, si è cimentato per la prima volta nell’interpretazione di un brano dalle sonorità rock. Altri illustri ospiti di “RADIO VARNADI” sono MAURO PALERMO (già chitarrista di VASCO ROSSI e di FRANCESCO BACCINI) che ha suonato e ha curato insieme al Varnadi l’arrangiamento di “Sto pensando a te”, MARIA PIA PIZZOLLA 8SUPERZOO) che ha prestato la sua voce per il finale del brano “Donne”, GIANNI COLONNA in qualità di chitarrista elettrico, arrangiatore, nonché one-finger-keyboard-man e la porno-sexy-star LEA DI LEO che ha lasciato un cameo sul finale di “Big Jim e Barbie”. Hanno, inoltre, dato un proprio contributo alla realizzazione dell’album il pianista-organista Oderigi Lusi (già tastierista degli OSANNA e storico collaboratore del Varnadi), il batterista-jazz Leonardo De Lorenzo che in “RADIO VARNADI” ha suonato pianoforte e tastiera, Max Cermoola con il suo particolarissimo stick, il quartetto d’archi Ondanueve String Quartet, Tony D’Alessio con i suoi cori lirici e non lirici, la piccola Francesca Ceriello (4 anni), figlia di Varnadi, che ha cantato nel brano suo omonimo “Francesca”, Walter Rivolta e Ciro Ciotola alla batteria, Gino Accardo, i fratelli Andrea e Lorenzo Petruzziello rispettivamente al basso elettrico e ai cori, Motecuzhoma Quetzalcoatl con la sua voce azteca, Mathi, Sarah Swan e Vera ai cori, Helèna Biagioni, Mario Nappi, il Sindaco di Sirignano, il Prof. Flavio Cermola (Docente di Cjìhimica Organica presso L’Università degli studi Federico II di Napoli), Pino da Roma e Al Lucino con la sua voce fuori canto.
In “RADIO VARNADI” ogni brano ha avuto una presentazione-lancio da parte di uno o più DJ (Big Wave, Piera Salvatori, Donato Zoppo, Mario La Momaca, Erennio De Vita, Betsy Best & Tiger Girl) e, come la maggior parte delle radio, ha al suo interno un radiogiornale, le previsioni del tempo, le richieste da casa e tante altre iniziative simpatiche che sapranno sedurre l’ascoltatore e che qui non sveleremo.
RADIO VARNADI. CHE RADIO RAGAZZI!!!!!!
INTERVISTA
A cura di Davide Riccio
Davide
Ciao Luciano. Ho ascoltato e apprezzato il tuo cd, però Iniziamo dal look… I copricapi, come ricorda Hans Biedermann nella sua Enciclopedia dei simboli, ingrandiscono l’aspetto di chi li porta e, trovandosi all’altezza degli occhi dell’osservatore, vengono facilmente notati al primo sguardo. Simbolo di rango o di appartenenza a determinati gruppi… Ho letto che sei meglio conosciuto come il cantautore con 2 cappelli… Com’è nata questa idea, cosa intendi esprimere al primo sguardo degli altri su questa tua immagine?
Luciano
Ciao Davide, mi fa molto piacere sapere che tu abbia apprezzato “RADIO VARNADI”, è un progetto nel quale ho fortemente creduto sin dalla sua genesi e nel quale ho investito un’infinità di energie.
Ma veniamo ai due cappelli.
Io sono nato in Veneto a Rovigo e vivo ormai da anni in Campania tra le province di Napoli e di Avellino. La mia mamma è rodigina ed il mio papà era napoletano, così, come tante persone figlie di genitori settentrionali e meridionali, sento molto viva in me l’ appartenenza al paese ITALIA che, purtroppo, alcuni vorrebbero dividere, ma per fortuna ancora non ce l’hanno fatta.
I due cappelli, inseriti l’uno nell’altro, vogliono simboleggiare le mie due patrie unite, quella veneta e quella campana, con persone diverse sì tra loro, così come sono diversi i cappelli, ma facenti parte di un’unica famiglia: quella umana.
So che ad un primo sguardo è un po’ difficile, da parte di chi mi guarda, percepire questo messaggio di fratellanza ma, la maggior parte dei miei interlocutori, dopo un primo momento di sbigottita meraviglia, di solito mi ha fatto sempre la solita domanda “Ma perché due cappelli?” Ed io, dopo una prima goliardica risposta, che potrebbe essere: “Perché così, se incontro un amico che ne ha bisogno, gliene presto uno!” spiego il vero significato del messaggio che voglio portare avanti.
Davide
Ci sono molti ospiti rinomati nel tuo disco. Mauro Palermo, chitarrista di Vasco Rossi, Maria Pia Pizzolla dei Superzoo, l’attore Andrea Roncato, Oderigi Lusi già degli Osanna… E c’è anche la sexy diva Lea Di Leo. Ma la domanda è: intorno alla tua attività musicale si muovono sicuramente molte competenze ed energie interessanti. Cos’è il Rinascimento Cantautorale Campano da te fondato? Cos’è anche LeMUVAZò?
Luciano
Sono convinto del fatto che le collaborazioni siano di fondamentale importanza per i percorsi artistici dei cantautori. Io ho sempre cercato di farmi arricchire dalle esperienze avute con gli artisti con i quali mi sono trovato in contatto e spero di aver lasciato anch’io in loro qualche traccia di me dopo la nostra collaborazione. Una cosa che vorrei sottolineare è l’entusiasmo che gli artisti da te citati e tutti gli altri presenti nel disco, hanno messo nella produzione di “RADIO VARNADI”.
Ma veniamo al Rinascimento Cantautorale Campano, in acrostico: RCC.
Il RCC nasce proprio per dare forza alle collaborazioni tra cantautori ed i fondatori siamo io ed il cantautore Zorama.
Quest’idea ci è venuta dopo aver notato che in Campania c’è un nutrito stuolo di cantautori che hanno una o più produzioni discografiche all’attivo con progetti musicali propri decisamente intriganti ed interessanti, ma che non hanno spazi per esprimersi, di conseguenza non hanno la possibilità di fare apprezzare le proprie opere e devono sentirsi inevitabilmente chiamati “Emergenti” oppure “Giovani cantautori”, nonostante siano per età già entrati negli –enta o negli –anta. Abbiamo per di più notato che oggigiorno, a livello nazionale, quando si pensa alla musica di Napoli e della Campania, si pensa principalmente a D’Alessio e ai neomelodici.
Fermo restando il fatto che ognuno può fare ciò che vuole e produrre la musica che gli pare, noi attraverso il RRC intendiamo rivendicare la nostra esistenza musical-culturale e apriamo le nostre porte a tutti i colleghi cantautori, cioè coloro i quali scrivono e compongono le proprie canzoni per far sì che tale genere, quello cantautorale, rinasca dalle proprie ceneri.
Sia io che Zorama, così come tutti i soci del RCC, ci impegneremo e ci faremo carico di creare spazi, progetti, eventi, collaborazioni, ecc. affinché quest’arte possa riemergere dalla quasi irreversibilità e stagnazione nella quale purtroppo versa in Campania. Noi ce la metteremo tutta! Speriamo di riuscirci.
Il progetto al momento è in nuce, ma è sinergicamente un progetto in itinere.
I LeMUVAZò, sono una delle naturali conseguenze del RCC, in quanto nascono dalla collaborazione tra me (cantautore), Zorama (cantautore) e Lello Murtas (Percussionista, autore e conduttore televisivo). Infatti LeMUVAZò sta per Lello MUrtas, VArnadi e Zorama. Noi tre ci siamo incontrati ed amalgamati a Caserta, negli studi televisivi di Lunaset, ci siamo reciprocamente stimati a livello artistico ed abbiamo deciso di intraprendere un percorso comune che, al momento, è partito con situazioni live ma che è nostra intenzione farlo approdare in un lavoro discografico che uscirà verosimilmente verso i primi mesi dell’anno prossimo.
Noi LeMUVAZò, attraverso le parole e le musiche mie e di Zorama interlacciate al concetto di BOLD SYSTEM di Lello Murtas, proponiamo una sorta di meta teatro a metà strada tra canzone e recitazione. Il credo ufficiale del gruppo consiste nell’affermare, che la genialità e l’originalità dell’artista, nelle sue varie sfaccettature, è genetica. Asseriamo, infatti, non senza una vena polemica, che non si diventa artista e non si fa l’artista ma ci si nasce. Ovviamente, al fine di poter creare nuove sperimentazioni artistiche, all’interno di questo progetto, non disdegnamo collaborazioni attive da parte di colleghi musicisti in sintonia con il nostro sentire musicale.
Davide
L’idea di una giornata radiofonica è nata per dare prova che tutti i tuoi brani sono radiogenici, che hanno o avrebbero tutti un’ottima resa radiofonica? O quale altro omaggio alla radio hai voluto fare, a quale tipo di radio o cos’altro volevi significare attraverso l’idea di una giornata radiofonica?
Luciano
A dire il vero, nel passato, mi è stato sempre rimproverato da parte dei discografici, che dai miei album precedenti non era possibile estrarre brani radiofonici, per cui, lungi da me il pensare di riuscire a produrre canzoni radiofoniche a priori, sin dal concepimento.
Nel creare “RADIO VARNADI”, ho dovuto, infatti, adattare alcune canzoni ai ritmi, ai suoni ed alle regole che si impongono in radio, ossia: primo ritornello che deve arrivare tra i 40 ed i 50 secondi, riff “cantabili”, suoni ed arrangiamenti più o meno in linea con il trend del momento, canzoni che devono durare dai 3 ai 3 minuti e 50, ecc.
Ho fatto tutto questo cercando, ovviamente di non snaturare i contenuti dei vari brani.
La cosa più difficile, nella realizzazione dell’intero progetto, è stata quella di dover inventare o trovare notizie universali per l’Info-traffico, per il Meteo e per il Radiogiornale presenti nell’album; notizie che andassero bene in ogni momento della giornata e fossero attuali in ogni giorno dell’anno.
Devo dire che è stata una gran bella sfida con me stesso, che spero di aver vinto.
L’idea di “RADIO VARNADI” mi è venuta dopo aver appreso che quest’anno ricorre l’ottantesimo anniversario della nascita della radio ed ho così pensato di rendere un omaggio a questo meraviglioso strumento che accompagna le nostre giornate da poco meno di un secolo. L’intero album vuole essere un tributo dedicato a tutte le radio del mondo, dai grandi network alle web-radio. Dalle più “piccole” alle più “grandi”. Nessuna esclusa!
Davide
Radio Varnadi è senz’altro una radio frizzante e svelta. Però a me piace ancora quella radio che la maggior parte degli italiani ritiene ormai obsoleta e noiosa… Il parlato tranquillo, ricco di notizie e riflessioni, i programmi culturali, le inchieste e le informazioni dettagliate (ma per i più oggi invece prolisse) su ogni brano musicale (possibilmente non commerciale), meglio se trasmesso per intero, le commedie radiofoniche o i radiodrammi… Cose come la radio di una volta o ancora oggi Radio3 Rai, insomma: Il Terzo Anello, Battiti, Fahrenheit… Cosa pensi davvero delle radio oggi? Partendo dalla tua protesta verso la televisione (La protesta), qual è il tuo vero punto di vista sulla radio?
Luciano
Adoro la radio, qualsiasi tipo di radio, perché lascia ancora spazio alla fantasia, stimolandola. Il fatto stesso di poter immaginare il volto di uno speaker, ascoltarlo quotidianamente e non sapere che faccia abbia, doverlo conoscere e riconoscere soltanto attraverso la voce e le sue parole, quando oggigiorno tutto è visivo, immediato, imposto attraverso l’immagine e non l’immaginario, è una cosa meravigliosa.
Trovo interessanti buona parte dei programmi radiofonici, ma non tollero quelli degli scherzi telefonici, specie se con un linguaggio simil-triviale, che trovo di cattivo gusto e diseducativi per le nuove generazioni.
Riguardo quella radio che, come dici tu, la maggior parte degli italiani ritiene obsoleta e noiosa, con commedie radiofoniche e radiodrammi, io la trovo meravigliosa anche se apparentemente anacronistica. Quella è una radio teatro e, come il teatro, è ovvio che non piaccia a tutti e, a pensarci bene, forse è meglio così.
Pensa che il 9 luglio, dalle ore 1,00 alle 2,00, ci sarà una monografia completa su di me, con intervista in diretta dagli studi della RAI a Saxa Rubra all’interno del programma NOTTURNO ITALIANO.
Per me sarà un infinito piacere esserci.
Davide
Francesca, canzone dedicata a tua figlia… La dedica dice: “Alla donna che, qualsiasi cosa accada, amerò di certo per tutta la vita!” Mi ricorda un rimpianto espresso da Vasco, che avrebbe voluto avere una figlia per poter avere una donna da amare e che lo avesse amato per tutta la vita. Ci sono altre tue affinità con Vasco Rossi e/o con quali altri cantautori?
Luciano
Sono stato un ascoltatore ed estimatore di Vasco nel mio periodo adolescenziale e, adesso, l’aver collaborato con Mauro Palermo che è uno dei suoi chitarristi, è stato per me un piacere inimmaginabile. E’ stato divertentissimo lavorare con Mauro anche nelle riprese del video del brano “Sto pensando a te”, infatti egli, all’interno del video, che parla di un amore impossibile da parte di un uomo nei confronti di una donna a causa dell’omosessualità di lei, appare sia come chitarrista che come portinaio. Credo che la mia affinità certa con Vasco sia quella zodiacale: siamo entrambi del segno dell’Acquario. Altre affinità potrebbero ricercarsi nella sfrontatezza di alcuni miei testi oppure nella dolcezza di alcune canzoni. Ma questo non devo essere io a dirlo, ma gli ascoltatori.
Parlando di altri cantautori, alcuni critici musicali hanno trovato affinità tra la mia voce e quella di De Andrè, specialmente quando canto in tonalità molto basse ed uso toni gravi (Donne, Avrei Dovuto, Non preoccuparti), e, sinceramente, mi sono sentito lusingato tantissimo nell’essere accostato ad un tale mostro sacro e mio grande idolo.
Riguardo la dedica a mia figlia…….
Il fatto di amarla per tutta la mia esistenza è davvero l’unica certezza che ho nella mia vita. Nonostante io adori mia moglie ed ella sia il mio angelo, il mio costante punto di riferimento e colei la quale mi dà forza nei momenti di sconforto, è pur sempre mia moglie ed ho imparato che, nonostante sia un pensiero che non mi sfiora nemmeno minimamente, potrebbe, per assurdo, capitare di non amarla più, oppure potrebbe succedere che ella si stanchi di me.
Ma una figlia no! Una figlia si ama per tutta la vita ed io amerò fino alla fine dei miei giorni sia Francesca che i miei altri due figli Giuseppe e Giovanni, sperando di essere un buon padre per loro.
Davide
Non c’è più tempo per essere indifferenti… Basterebbe una rivoluzione nazionale senza armi e senza guerra, solo un dito, spegniamo tutti insieme quel canale dozzinale, quel canale paraculo e inferiore… e allora protestiamo tutti quanti, tutti in coro… Detto ora, che si sta avviando lo switch-off televisivo analogico e che costringerà tutti alla televisione digitale… Pensa che io sono figlio di uno dei due soli italiani che abbia mai chiesto il sigillo alla televisione (una vecchia legge… però nessuno mai venne a metterlo, forse nessuno avrebbe saputo come o cosa realmente fosse… Mah!). Forse in questo momento sarebbe più efficace che nessun italiano comprasse un decoder digitale. Anche perché non è più solo questione di un canale, ma di quasi tutti. Però, anche di fronte a questa occasione per dire no, gli italiani non sembrano rispondere in modo molto lungimirante, rivendicativo e creativo. Tu l’hai comprato? Perché gli italiani, secondo te, non protestano quasi più? E’ anche un po’ responsabilità della canzone mainstream odierna, ormai del tutto spoliticizzata e non sempre autenticamente intimista, direi più ego-orientata o ego-ripiegata?
Luciano
Io il decoder non l’ho comprato e non lo comprerò, anche perché io la televisione l’ho ormai spenta da una decina d’anni. Fino a qualche anno fa guardavo almeno il telegiornale, ma con il progredire di Internet, ho pian piano preferito documentarmi via web, dove spesso si riesce ad avere un’informazione meno pilotata e più vicina al reale. E dico e sottolineo più vicina, perché, attraverso tutte le manipolazioni che avvengono da parte di alcuni giornalisti, è sempre più difficile individualre l’attendibilità di una fonte e, di conseguenza, la veridicità della noitizia.
Gli italiani ormai non protestano quasi più, proprio perché ormai sono assuefatti e schiacciati dal sistema nel quale vivono. Al momento, molti di loro hanno problemi economici, per cui, sono distratti da ciò che li circonda e che potenzialmente potrebbe affossarli, il livello culturale, si sta sì uniformando, ma purtroppo verso il basso e questo sicuramente anche grazie ad alcuni programmi televisivi. Tutti o almeno la maggior parte degli italiani dimentica di vivere nel paese che a livello artistico possiede il 70% dei beni culturali e delle opere d’arte mondiali. Si dovrebbe protestare e tanto, per chiedere più rispetto da parte dei governanti nei confronti di questo paese. Io, da parte mia, ci provo attraverso le canzoni: ” La protesta” e, insieme ad Andrea Roncato, “La storiella di Damer”. Pensa che quest’ultima l’avevamo anche iscritta al 58° Festival di Sanremo, ma il buon Pippo Baudo, insieme alla commissione esaminatrice, ha ritenuto opportuno escluderla dalla competizione. Diciamo che va bene così, ma sono certo che, se il brano fosse stato scelto, dalla mattina dopo la prima esibizione, buona parte degli italiani avrebbe cantato “Merda! Merda!!!!!”
Davide
Tra i ringraziamenti e saluti c’è Juri Camisasca… Qual è stato il suo contributo?
Luciano
Il contributo di Juri Camisasca non è stato un contributo vocale o musicale, ma un contributo umano al mio sentire artistico. Direi un insegnamento. Infatti, l’ascolto de “La finestra dentro”, album del 75, ha cambiato totalmente il mio sentire musicale. Juri, inconsapevolmente e, forse al di là del suo volere, date le scelte spirituali ed ascetiche che poi ha fatto nella vita, mi ha trasmesso, a livello artistico, la forza ed il coraggio di osare senza esitazione, pur sapendo di essere controcorrente. E, per tale motivo, io lo ringrazierò per sempre.
Davide
Sono curioso di conoscere i tuoi riferimenti poetici e musicali. Quale disco e quale poesia ti hanno fatto dire: io sono questo?
Luciano
Come riferimento poetico direi certamente Ungaretti e la sua lirica che più mi ha straziato il cuore per l’intensità dell’ispirazione e per l’emozione trasmessami è: “Gridasti: Soffoco!”, poesia, purtroppo scritta in memoria del figlio deceduto in tenera età.
Riguardo il disco, sono costretto a ripetermi, citando di nuovo “La finestra dentro” di Juri Camisasca, ma a questo vorrei aggiungere, per non essere soltanto ripetitivo, l’album di Leo Ferrè in italiano che, ad oggi, considero meraviglioso ed ancora abbastanza attuale per le tematiche trattate.
Davide
Visto che è virgolettato, posso banalmente chiederti che cosa significa Varnadi? C’è qualcosa di bulgaro, ellenico o indiano… O è solo il tuo secondo cognome?
Luciano
Non ho la più pallida idea di cosa significhi realmente! Varnadi faceva parte di una trilogia di parole che erano: “NIOBEL-RIBEL-VARNADI” che lessi in un libro quand’ero ragazzo. Varnadi è la parola che mi è sempre rimasta nella mente ed ho sempre pensato che se avessi formato un gruppo musicale l’avrei chiamato “I VARNADI”, ma poi ho seguito un percorso cantautorale ed ho così pensato di darmelo come nome d’arte.
Ma……a pensarci bene………effettivamente……….forse lo so………..
E’ il nome di una radio!
E’ il nome di “RADIO VARNADI”!!!!!!!
Davide
Grazie per la tua disponibilità. Nell’augurarti un buon prosieguo mi sento all’impasse… Buona fortuna si dice che sia da evitare e porti sfortuna; in bocca al lupo non è più politically correct (che crepi ancora il povero lupo non è più il caso e qualcuno ha protestato pure contro Prokof’ev per la sua storia di Pierino e il lupo)… Quello della balena non è molto raffinato… E allora à suivre.
Grazie a:
Ufficio stampa Synpress 44