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Voci che sussurrano

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Voci che sussurrano

L’estate è stata per molti di noi un ottimo periodo di riflessione e riposo. Riposo non nel senso di “sonno”, però, ma di recupero di quelle energie che la routine e lo stress tendono a diminuire. E da questo breve momento in cui la nostra vita può essere organizzata in modo più libero e autonomo, eliminati alcuni dei vincoli che normalmente la incanalano in lavoro e studio, qualcuno ne ha approfittato per leggere e scrivere… come del resto noi spesso abbiamo suggerito.
E quindi, grazie a quanti hanno investito una parte del loro tempo per noi e voi, ci auguriamo di aprire questa nuova “stagione” della rubrica con sempre migliore e più numeroso materiale.
Intanto non perdetevi questo.

Riapre la nostra rubrica, dopo questa breve pausa estiva, il sesto classificato del concorso SUSSURRI: Riflessi Borg di Antonio Corradi.
Il breve brano (che si è aggiudicato 30 punti) si appoggia ad una vicenda particolarmente cara agli appassionati di Star Trek: The Next
Generation, ovvero alla cattura di Picard da parte dei Borg. Questo fatto, forse, ha penalizzato un testo ben scritto e curato nei particolari: la sua collocazione estremamente selettiva ne ha sicuramente reso più complessa la lettura per chi non conoscitore del background da cui attinge immagini e nomi. Estrapolato infatti da un contesto non comune a tutti, è risultato interessante ma poco chiaro e coinvolgente.

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La prima poesia di questo mese è di un autore italiano che rivolge quasi tutta la sua produzione alla lingua inglese, presentando normalmente brani di discreto interesse. So blind di Untold evening tales è un corto componimento che ripropone un tema particolarmente caro all’autore (l’amore) sconvolto da un altro dei suoi elementi classici, l’apatia, il senso di vuoto e di impotenza. E qui, tra la nebbia, queste due cose si fondo insieme, ed il vuoto che segue l’aver lasciato o perso qualcuno di importante viene reso ancora più freddo dall’impossibilità di provare qualcosa di particolare. L’impossibilità di ricordare, di esprimere ciò che si ha dentro.
Nel complesso una buona prova, forse solo un po’ semplice nello stile.

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Molto complessa e interessante l’ultima poesia di Cesare Mortera che proponiamo questo mese: Assoluto. Quasi sicuramente una delle più difficili tra le tante poesie presentate, ricca di giochi di immagini, e di spessore, nella quale il ritmo svolge un ruolo non secondario.
L’uso delle pause spezza le domande, e le parole, organizzate come in un gigantesco lavoro di incastro, confondono e spiazzando, piacevolmente. Gradevolissimo lavoro che merita sicuramente una seconda lettura.

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Un nuovo autore che dovrebbe iniziare a collaborare con la nostra rubrica è Luciano Cavazzuti. E dopo aver letto alcune delle sue poesie, da lui definite molto modestamente “cose”, ci auguriamo che possa colpire l’interesse dei lettori tanto quanto è riuscito ad attrarre il nostro. Presentiamo questo mese, come introduzione di un personaggio che scrive da molti anni, e che quindi ha nel suo carnet una capacità stilistica molteplice e ben differenziata, un brano semplice ma che ha sedotto sia me sia Stefania sin dalla prima lettura: L’estraneo. Di questo testo, una cui lettura metaforica è immediata, risalta la sequenza di immagini, ed il loro brusco interrompersi. La scelta ritmica, quasi musicabile, è discreta e apprezzabile.

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Il primo racconto di questo settembre è di un autore che non si era più fatto vivo su queste pagine di SUSSURRI da quasi un anno. Ed il suo ritorno, con il racconto (da lui stesso definito PULP) Sotto al braccio, mi auguro suggerisca a tutti voi di cercare nei numeri del
1996 il suo nome (Fabrizio Guicciardi) tra le fila dei collaboratori di questa rubrica.
La storia, tutto sommato semplice, è coinvolgente e accattivante soprattutto grazie alla abilità nella descrizione di luoghi, pensieri e sensazioni. L’idea stilistica della “voce fuori campo”, che si intromette nella vita normale del protagonista come il sussurro roco di un demone rende la costante alienazione reale e inquietante.

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Ambientato in una delle più musicali città d’america, New Orleans di
Marco Giorgini è un piccolo tributo al blues… un modo per sottolineare come non siamo mai veramente lontani da noi stessi, dai nostri problemi o dai pensieri. Nulla accade veramente in quei pochi minuti di tempo narrativo che passano tra le dita del lettore. Solo ricordi ed elaborazione mentale del presente. Solo un po’ di malinconia, di tristezza, di voglia di essere, sempre, dove non si è.

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L’ultimo brano in prosa proposto questo settembre è di un altro nuovo autore Claudio Caridi, appartenente allo STIC. Questo testo apre una carrellata di opere in tema Star Trek, che verranno presentate di mese in mese da ora in avanti. Gli aquiloni di La Barre più per coincidenza che per altro, risulta non poco simile a “Riflessi Borg”, commentato in apertura, ma rispetto al primo, risulta ancora più profondo e gradevole anche per un estraneo dell’universo SF entro cui si colloca.
La scena degli aquiloni, da cui il titolo prende forma, è per il neo trasformato Picard un punto di contatto con la sua passata umanità; la sua trasformazione, descritta con parole che ben chiariscono quanto questo avvenimento abbia stimolato l’immaginazione dei trekkers, non è completa… o forse si. Ma i ricordi sono spesso più importanti della realtà quando nient’altro resta.

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Ed ecco che anche questo mese, in chiusura di SUSSURRI ritorniamo a proporre materiale del concorso del giovane Holden.
La poesia che abbiamo deciso di proporre questo mese è Il volo del mio tempo di Laura Galloni, giovanissima autrice, che esterna un conflitto generazionale con la madre in modo vero ed immediato. Il suo grido di protesta è forse comune a molti di noi. Lo schiacciante desiderio di libertà di chi adolescente sta iniziando a scoprire il mondo, spesso urta contro il bisogno di proteggere i propri figli dei genitori, ed il contrasto è qui suggellato da parole forti e schiette.

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Ottimo lavoro uscito sempre dal concorso di HOLDEN è sicuramente nelle giornate di sole di Nora Jari, autore che ha partecipato in modo completo alla manifestazione cimentandosi in più di un campo con, a mio parere, eccellenti risultati. Se la poesia precedente mostrava un grido di ribellione nei confronti dei genitori, questo testo propone un urlo di dolore lacerante espresso nei confronti della società intera, della vita stessa. I due protagonisti, abbozzati in qualche rapido episodio della loro esistenza, sono reali, e sofferenti. Il loro urto con tutto ciò che è normale è atroce, e il loro finale ineluttabile.
Ricordo che ci si chiese durante le consultazioni per la premiazione
QUALE fosse la marcia giusta… se la retromarcia o la prima… ma forse questo è appunto l’amletico essere o non essere, vestito di nero, e borchiato, e messo in mano a giovani di oggi.

Buona lettura.

Marco Giorgini

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