Seduto su di una sedia scomoda guardava fuori dal vetro che gli stava di fronte.
Si sentiva infantile davanti a quel banco cosparso di matite colorate.
Fuori le ciminiere scure facevano gare con gli anelli di fumo.
Pensava:- Che schifo lo smog.-
Ma non gliene importava davvero.
Dio o chi per lui aveva ormai provveduto a dotare l’umanita’ di filtri nasali, bronchi scafati e chissa’ che altro.
Non era lo smog il problema.
Un fischio riempi’ la stanza.
L’uomo sbuffo’ e prese una delle matite.
Quella azzurra per l’esattezza.
Il foglio bianco sembrava attendere con una certa impazienza.
L’uomo comincio’ a disegnare il cielo.
Grande.
Limpido.
Con appena qualche nuvola rinascimentale in lontananza.
-Bene.- Disse la voce che usciva dall’altoparlante conico.
-Adesso le colline…-
Allora l’uomo afferro’ il verde.
Aveva la certezza che il suo disegno non sarebbe servito a nulla per questo impegnarsi risultava una fatica quasi insopportabile.
Comunque fece colline dolci, sfiorate da un vento profumato.
L’erba inclinata.
Le cascine tiepide.
-Bene.- Fece nuovamente la voce.
L’uomo si volto’ verso la telecamera in maniera che inquadrasse la sua espressione di insofferenza. Sapeva bene di essere bravo nel suo lavoro.
-Adesso il lago. Si’, un bel lago.-
Comincio’ con il blu.
L’acqua fu limpida e fresca.
Decorata da fiori di loto.
Da farfalle imprevedibili.
-Oh, si’, molto bene!-
L’uomo ebbe l’impressione che la voce fosse leggermente eccitata.
-Adesso disegna un’allegra famigliola.-
Fuori la pioggia acida ricomincio’ a cadere sfrigolando.
-Cosa? Non crederete che ci cascheranno?- Urlo’ quasi voltandosi di nuovo verso la telecamera.
-Non discuta! Padre, madre, due marmocchi. Un maschio ed una femmina.
Il padre con la pipa in bocca ed una mano intorno alle spalle della donna. I bambini che si rincorrono o fanno qualche stupido gioco.
Tutti sorridenti ! Vogliamo una famiglia dannatamente felice .-
-Non credo di esserne capace, e’ difficile disegnare quello che chiedete senza modelli.-
-Poche storie.-
-Almeno una fotografia…, se non faro’ un lavoro eccezionale non ci cascheranno.-
-Poche storie!- Ripete’ la voce con una nota piu’ alta di decisione.
-Qualche vecchia foto con una famiglia felice. Ci sara’ in archivio, andiamo. Avete raccolto tutte le fotografie sulla faccia del pianeta…-
-Dobbiamo consultare la Valvola, la sua e’ una richiesta insolita.-
Con un sibilo l’altoparlante si spense.
La pioggia cesso’ di colpo.
Era cosi’ da un anno circa.
Pioveva ad intervalli quasi regolari.
Dieci minuti di pioggia acida e dieci minuti no.
Guardo’ il disegno e rise scuotendo la testa.
Pensavano davvero di nascondere il decadimento del pianeta eliminando semplicemente ogni illustrazione e fotografia?
Questo si chiedeva per passarsi il tempo.
Conosceva la risposta.
Lo pensavano eccome.
E pensavano un sacco di altre cose che alle teste sentimentali parevano follia.
Un crepitio annuncio’ che i circuiti dell’altoparlante erano di nuovo al lavoro.
-La Valvola ha deciso che lei continui il suo lavoro senza modelli o fotografie.-
L’uomo si strinse nelle spalle e dopo aver accarezzato i pastelli prese un grigio.
La telecamera alle sue spalle si avvicino’ e mise a fuoco.
Osservo’ la famiglia prendere forma.
Il padre con un pipa all’angolo della bocca e due occhi chiari e chiaramente folli. La madre oppressa dal braccio di lui con un tentativo di sorriso. Una smorfia di rassegnazione.
I figli si rincorrevano alle loro spalle.
Con rabbia. Alzando zolle di terra.
Per uccidersi e scarnificarsi.
La telecamera si avvicino’ ancora e all’uomo parve di vedere una palpebra sbattere sull’obbiettivo.
Scherzi della poca luce.
-Questa sarebbe una famiglia felice?-
La domanda non suono’ severa. O ironica. Ne’ di rimprovero.
Semplicemente chi parlava sembrava non saper valutare.
-E’ cio’ che di meglio posso fare senza modelli.-
Rispose l’uomo sospirando.
-Crede che se il padre alzasse un braccio in segno di saluto sarebbe meglio?-
-Si puo’ provare.-
In pochi minuti il pazzo saluto’ con la mano grinzosa.
L’uomo attese la nuova analisi della telecamera.
-Non lo so…forse e’ meglio chiedere ad uno degli Anziani.-
Le ciminiere fuori smisero di fumare e cominciarono ad emettere una nota bassa e tetra. Le stavano pulendo.
Riprese a piovere forte.
L’uomo osservava il suo disegno.
Spaventato. In attesa che uno degli Anziani lo esaminasse dal video di chissa’ quale stanza.
Gli artigli del padre accarezzavano la gola della donna. Ed ora notava chiaramente che la bambina aveva in mano una piccola accetta da campeggio. Nella corsa risultava sfuocata, ma era senz’altro un’accetta.
I fili d’erba marcivano a contatto con la pelle grigia delle gambe dei bambini.
Si stropiccio’ gli occhi.
Scherzi della luce bassa.
Ogni cosa sembrava essere normale anche se l’uomo salutava con gli occhi da omicida.
-Non e’ abbastanza convincente!-
Attacco’ l’altoparlante con una nuova voce.
Quella dell’anziano, evidentemente.
-Un incaricato le sta portando una fotografia che abbiamo scelto.-
L’uomo appoggio’ la testa al banco in attesa.
Ascoltando la vibrazione delle ciminiere.
Cesso’ nuovamente di piovere.
Passo’ qualche minuto prima che un ragazzo coi capelli rossi apparisse dalla porta alla sua destra.
Era vestito di una salopette blu e di un cappello dello stesso colore su cui era scritto “Deposito Immagini n.2”.
Rideva rumorosamente con gli occhi quasi chiusi.
-Cosa c’e’?- Domando’ l’uomo alzando la testa dal banco.
-Questa foto fa proprio ridere! C’e’ una bicicletta! AH! AH! Un uomo in giacca e cravatta in bicicletta!.-
Butto’ l’istantanea sul marmo del banco del disegnatore.
L’uomo avverti’ una fitta al cuore.
Quella era una diavolo di famiglia felice. VERA!!!
La faccia da pazzo del padre che aveva disegnato gli divenne insopportabile e la copri’ con una mano.
-Poi ha visto cosa fanno quei due bambini? HI! HI!-
Continuava a ridere con un suono sgradevole e gorgogliante.
I bambini della foto mettevano due mollette all’altezza delle caviglie sui pantaloni del padre.
-Lo fanno perche’ non si sporchi col grasso della catena? Cosa c’e’ da ridere?-
-Grasso? Non ho mai visto una bicicletta vera. C’e’ del GRASSO?-
Questo lo fece ridere ancora di piu’.
-Vattene e lasciami lavorare.-
Spari’ nella porticina da cui era venuto sciogliendo il suo verso nei corridoi.
L’uomo concentro’ la sua attenzione sulla donna che reggeva la bici al marito.
Un angelo.
Due occhi sinceri, almeno immaginava che fossero cosi’.
I denti e la pelle di una purezza sconosciuta.
La telecamera si era avvicinata di nuovo.
-Perfetto.- Disse l’altoparlante.-Ora puo’ continuare.-
Nella fotografia c’era anche un uomo sorridente e caloroso con due baffi gradevolmente bianchi.
Il nonno di quei bambini.
-Devo fare anche il nonno?-
Domando’ rivolgendosi alla telecamera.
Passo’ qualche secondo in cui senti’ qualcuno confabulare.
-Non e’ necessario.-
-E il mulino?- Domando’ di nuovo.
-Non e’ necessario!-
Il pazzo e la sua famiglia maniacale sparirono sotto dolci colori.
L’uomo fini’ il suo lavoro con vero entusiasmo.
In fondo forse ci sarebbero cascati.
I quattro e la bicicletta erano vicino al lago. Raggianti.
Il padre riconoscente e divertito dai figli.
Innamorato della moglie, buona madre dei due angeli, bravi scolari che si’, forse ogni tanto litigavano, ma si volevano un gran bene.
E quella notte l’elegante ciclista e la donna si sarebbero amati, si capiva da come i loro sguardi si sfioravano.
Le ciminiere ripresero a sbuffare.
La telecamera si avvicino’ per controllare il risultato finale.
-Perfetto. E’ perfetto.- Gioi’ la piramide da cui usciva il suono
-Ora passi tutto al computer e inserisca lo slogan. Fra una settimana il suo poster sara’ distribuito in tutto il sistema solare.-
L’uomo mise il foglio sullo scanner e lo guardo’ illuminare l’immagine che venne traferita sullo schermo.
Poi inizio’ a digitare dopo aver scelto dei caratteri belli e incisivi.
-VI SIETE MAI CHIESTI PERCHE IL PARADISO ERA TERRESTRE? VISITATE IL
PIANETA TERRA E LO SAPRETE!-
Ricomincio’ a piovere.
Questo e’ un bel racconto
F.Venturi