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The weathering continent

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The weathering continent

Atlantide, continente perduto, una terra che da sempre ha affascinato la fantasia di uomini e donne di tutto il mondo. Un continente isolato in mezzo all’oceano, dove la civiltà umana sarebbe iniziata e si sarebbe poi estinta migliaia di anni prima che in ogni altro luogo sulla Terra. E’ proprio questo lo scenario di uno degli ultimi capolavori della Kadokawa: THE WEATHERING CONTINENT, Il continente del vento, tratto dal romanzo fiume di Sei Takekawa.
Vediamo subito la scheda tecnica:

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TITOLO ORIGINALE: Kaze no Tairiku – The Weathering Continent
STORIA ORIGINALE: Sei Takekawa
CHARACTER DESIGN ORIGINALE: Mutsumi Inomata
CHARACTER DESIGN/ANIMAZIONE: Nobuteru Yuki
SUPERVISIONE: Mamoru Nagano
MUSICA: Michiru Oshima
PRODUZIONE: Kadokawa. Japan.

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Due nomi dovrebbero già aver fatto una certa impressione agli appassionati di anime e, soprattutto, di anime fantasy: Nobuteru Yuki, il character design di RECORD OF LODOSS WAR e THE FIVE STAR STORIES, e
Mamoru Nagano, il realizzatore di THE FIVE STAR STORIES; due nomi, una garanzia, avrebbe detto uno spot pubblicitario di qualche tempo fa… e in effetti THE WEATHERING CONTINENT è un fantasy di rara bellezza grafica, sicuramente superiore a LODOSS, per quanto riguarda i fondali e la cura dei personaggi.
La storia è quanto mai complessa nel suo insieme; il film, essendo un lungometraggio pilota, rappresenta solo un piccolo episodio autoconclusivo, ma è comunque necessario conoscere, almeno in parte, i retroscena della storia intera per capire al meglio la psicologia dei personaggi.
Nel 14000 a.C. il continente di Atlantide è diviso in grandi regni e piccole repubbliche impegnati in una costante guerra fratricida che sta lentamente rendendo arido e sterile il territorio. I Centauri, mitica razza di semi-uomini, protettori e maestri degli umani, hanno rinunciato da tempo a tentare di riportare la pace e la prosperità e stanno lentamente scomparendo, lasciando l’umanità al suo destino di distruzione. L’ultimo di loro, il centauro Chiron, trova un giorno, in pieno deserto, un neonato accanto al corpo della madre morente.
Il piccolo è Teeye, un bambino dallo sguardo misterioso e magico (ha gli occhi di due colori differenti), sfuggito per miracolo alla distruzione del suo paese ( il principato di Denn) da parte del potente regno di Adolie. Chiron alleva il bambino, insegnandogli la magia dei centauri e la scienza di comunicare con chi non c’è più e, dopo vent’anni, ordina al discepolo di incamminarsi verso Adolie, il luogo dove incontrerà il proprio destino. Ad Adolie, infatti, regna ora re Iladel, il cugino di Teeye, identico a lui come un gemello, se non fosse per il colore degli occhi.
Lungo il cammino, Teeye incontra Lakshee, una principessa diretta anch’essa verso Adolie e che viaggia travestita da ragazzo (per una serie di complicate vicende legate ad un fidanzamento forzato per nulla gradito) e, poco tempo dopo, i due salvano la vita ad un mastodontico mercenario;
BoŒce, ferito da una freccia avvelenata durante una battaglia. L’uomo, per riconoscenza, giura fedeltà ai suoi due salvatori e si incammina con loro verso Adolie.
Proprio a questo punto inizia la vicenda del film: i tre viaggiatori, dopo un lungo cammino tra le distese aride del deserto, si imbattono in ciò che resta di una carovana di cercatori di tesori vittima di un agguato dei predoni. L’unica sopravvissuta è una bambina di nome
Lifaz, già tuttavia agonizzante; la piccola fa appena in tempo a rivelare ai tre viaggiatori che la carovana si stava dirigendo verso la città perduta di Azek Systra e subito dopo muore tra le braccia di
Lakshee. I tre compagni proseguono il loro cammino, nella speranza di trovare al più presto un’oasi e, dopo una lunga marcia si ritrovano proprio ad Azek Systra, conosciuta nelle leggende come la città della vita eterna. In effetti, le strade e i palazzi della città sembrano pieni di gente riccamente vestita, ma si tratta solamente di mummie coperte di abiti e maschere: la vita eterna di cui si parla nelle leggende, come spiega Teeye, non è altro che un’illusione. La scena è interrotta dall’arrivo dei predoni, decisi più che mai a fare razzia dei tesori della mitica città: Lakshee, cercando di fuggire, cade in una botola del pavimento del tempio principale; BoŒce subito si lancia al suo salvataggio, mentre Teeye rimane nell’edificio, nel tentativo di calmare con le sue preghiere le anime dei morti di Azek Systra che si stanno già minacciosamente agitando, disturbate dall’intrusione dei viventi. Ben presto, il giovane viene raggiunto dai predoni e fatto prigioniero, ma non appena il capo della banda apre il primo dei sarcofagi del tempio, migliaia di maschere fuoriescono dalla bara, circondando i predoni e sterminandoli senza pietà, succhiando loro le essenze vitali tramite sottilissimi fili che lanciano dalla bocca.
Solo Teeye riesce momentaneamente a salvarsi, grazie ai suoi poteri medianici, ma sa benissimo di non poter resistere a lungo. BoŒce e
Lakshee lo raggiungono quando ormai è già sfinito e tentano di aiutarlo, ma le maschere imprigionano BoŒce, cominciando ad ucciderlo lentamente e, subito dopo, circondano Lakshee. Sembra tutto perduto:
Teeye, con le ultime forze cerca di salvare i suoi compagni e all’improvviso, come rispondendo alle sue preghiere, un insperato aiuto arriva dall’aldilà…
Non vi racconto altro, perchè il finale va veramente gustato ®in diretta¯, ve l’assicuro. THE WEATHERING CONTINENT è un film ricco di atmosfera e le parole davvero non gli rendono giustizia nel riassumerlo: meglio vederlo con i propri occhi.
I riferimenti letterari, fantastici e mitologici appaiono dovunque in questo film dove l’azione occupa solo uno spazio minimo rispetto allo svolgersi della trama e forse questo privilegiare le scene d’atmosfera e le lunghe pause descrittive rende il film più difficile da capire per gli spettatori più giovani, ma è indubbio che, graficamente parlando, THE WEATHERING CONTINENT sia una delle opere più belle degli ultimi dieci anni. I personaggi sono stati concepiti e disegnati talmente bene che si potrebbe credere che siano vivi, senza parlare dei fondali che potrebbero veramente competere con fotografie d’autore (la panoramica sul deserto e le scene notturne ad Azek Systra parlano da sole!). Come ho già detto, il lavoro è stato portato a compimento da due nomi illustri del mondo degli anime, Yuki e Inomata.
Mutsumi Inomata aveva già curato le illustrazioni per il romanzo della
Takekawa, a Yuki è andato il compito, per nulla facile, di adattare per lo schermo i personaggi creati dal collega. In particolare, le difficoltà si sono fatte sentire nel ®riadattamento¯ di Teeye, sicuramente il personaggio più dotato di personalità di tutto il film, ma caratterizzato anche da un aspetto piuttosto effemminato. Seguire la personale idea di Mamoru Nagano (secondo il quale, in un disegno, gli eroi devono essere più belli delle ragazze) e nello stesso tempo dotare il personaggio di carisma e intensità d’espressione non deve essere stato affatto facile. Visti i risultati però, non possiamo che complimentarci con i due bravissimi disegnatori.
Due parole, prima di chiudere, anche sulla musica che merita davvero l’attenzione dello spettatore. Michiru Oshima riesce a trascrivere in note un’atmosfera magica, strana, quasi barocca, che si sposa perfettamente alle scene del film. Per chi volesse gustarsi la colonna sonora in tutta la perfezione del suono digitale, segnalo i due CD usciti poco dopo la pubblicazione del film: KAZE NO TAIRIKU original soundtrack Vol.I e Vol.II. in cui sono contenute anche le canzoni della versione radiofonica.
Come sempre, vi auguro buona visione! A presto!

Randy

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