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Trinità dell’esodo (2005-2010) – Eugenio De Signoribus

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Garzanti (Milano,2011), pag. 137, euro 16,50
 
Mentre eravamo inattesa della prosecuzione, dopo le poesie ‘datate’ 2007, arriva una raccoltanuovamente interlocutoria del poeta di Cupra Marittima, Eugenio De Signoribus,con il titolo giustamente già definito “suggestivo” da diverse fonti erispondente ai termini appunto molto mistici “Trinità dell’esodo”. Perché è invirtù, è proprio il caso di pescare, di questo titolo e delle sue parole dinetto contrastanti con le certezze dell’umano, che è possibile quantoipotizzabile ricominciare a reggere l’attesa della strada che si moltiplica.Grazie ai versi sdentati, in quanto comunque bianchi e privi di maliziaesoterica, del poeta. Autore che, da anni, è diventato una delle personalitàpiù attenzionate dalla critica alla poesia italiana. Dunque, appunto per questaragione, prima di passare alle liriche, ritorniamo a De Signoribus. Iniziando aricordare quanto sia vero che la cifra stilista di Eugenio De Signoribus, tantoallacciata allo sviluppo delle immagini, è originale. Che i maestri ci sono, maci citano e non si riprendono. Nato nel ’47 vicino Ascoli Piceno, dove èsituato il suo paese natale e d’elezione, ha pubblicato nel corso degli annidecine di sillogi poetiche rispettate e studiate. Fino, per fare un piccoloesempio, al momento di “Case perdute” (Marka e Il Lavoro Editoriale, poi versoil frangente attesissimo di “Altre educazioni” (Crocetti). Oppure fino a “Istmie chiuse” (Marsilio). Oppure alle prove letterarie chiaramente più recenti. Chepassano attraverso il trionfo al Castelfiorentino al Montale e al Cattafi, evanno al Viareggio ottenuto per “Poesie. 1967-2007” Garzanti; da dove, insommavogliamo ripartire. Per mezzo, persino, d’una consacrazione intervenuta dalSpagnoletti, addirittura, i versi di De Signoribus diventano un camminamento diquelli che non si devono mettere ‘a margine’. Oggi, insomma, guardano allapietra dell’utopia, si diceva, il poeta sceglie di farsi spazio nell’ascoltodel futuro che deve rinnovarsi necessariamente. Ne sono conseguenza, insostanza, le forme talvolta sfinite e in lotta con la prosaicità d’alcunicomponimenti della “Trinità”. Il punto di vista offerto essenzialmentedall’autore scopre il ‘mistero mistico’, almeno, prendendo a soggetto unviandante che dal primo all’ultimo momento della respirazione del libroraccoglie la natura del necessario. Ovvero si muove nell’individuo, pare, perreggersi nell’obbligatorietà di rallentare un disfacimento di genere (umano)pronto a disporre delle molecole in collisione con il presente. A frutto diconsumo. Comunque luce necessaria.

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