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Il Suono Del Deserto (Insolita Musica)

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Con il termine “Desert Sound” o “Suono del deserto” di solito si intende quella musica etnica che proviene da aree desertiche, come il Nord Africa, il Sahara (per esempio Nour Eddine dal Marocco o i Tinariwen dal Mali). Oppure ci si riferisce a un particolare genere di musica rock americana, specialmente californiana (Queens of the Stone Age, Calexico, Kyuss, Fu Manchu), una road music di frontiera che nasce tra i Canyon, la sabbia infuocata dell’Arizona e del New Mexico e le suggestioni delle fieste messicane, una miscela tra rock e mariachi, folk e country’n’western, umori psichedelici e gitani, paesaggi sonori alla Morricone e dei nativi d’America. Ma c’è un suono del deserto, già descritto da Marco Polo o nelle poesie di Walter De La Mare (“Far are the shades of Arabia”), che è molto più antico e misterioso: sono le dune che cantano. Fin dai tempi più remoti coloro che viaggiavano attraverso i deserti raccontavano di suoni che udivano lungo il cammino tra le sabbie. Una cronaca di Ton-Fan, in Cina, dell’880 Anno Domini descrive una grande festa che aveva luogo sulle dune della sabbia tuonante. “Quando cavalchi o cammini sulla duna di sabbia, il suono dei tuoi passi sulla sabbia si sente a dozzine di miglia di distanza. Nel giorno della festa dei giovani, come era costume da secoli, la gente che viveva dentro le mura del castello era solita scalare il monte Ming-sha-shan e lasciarsi scivolare tutti insieme sulla sabbia. Il suono prodotto durante lo scivolamento era simile al rombo del tuono”. La grande duna è ora chiamata “La Montagna Cantante”, e il tempio nei pressi è chiamato “Il Tempio del Tuono”.
Per molto tempo si pensò trattarsi di una leggenda, ma oggi il fenomeno è stato certificato da registrazioni e studi scientifici. E’ un suono talvolta impercettibile, di bassa tonalità, tal’altra, nei casi di valanghe di sabbia,  possente come il rombo di un aereo. E’ un suono flautato o vellutato come se scaturisse da uno strumento a corda sfregata da un archetto, in altri casi simile a un rullo di timpani. Finora si pensava fosse generato dallo strofinamento delle particelle di sabbia ed era vero. Un articolo pubblicato sul Physical Review Letters lo attesta dopo uno studio accurato, durato ben nove anni e condotto in vari deserti del mondo dai ricercatori del Centro Nazionale per le Ricerche Scientifiche di Parigi. Benché resti un fenomeno abbastanza raro, gli scienziati hanno verificato che le sabbie delle dune non “cantano” solo quando si generano valanghe, che mettono in risonanza un’intera duna facendola vibrare come uno strumento musicale, ma anche nel corso di movimenti più lenti. Hanno ricavato suoni pressando la sabbia con le mani o con un bastone di metallo, scoprendo che il suono della sabbia non è unicamente frutto della risonanza prodotta da tutta la duna. Poi hanno constatato che dopo un mese di suoni, i granelli di sabbia perdono “la voce” insieme allo strato di silicio, ferro e manganese. La conclusione è  che, per suonare, i granelli di sabbia devono essere ricoperti da uno strato siliceo.
Il rotolamento dei granelli gli uni sugli altri produce suoni a diverse frequenze creando una serie di onde stazionarie che si rinforzano a vicenda. Perché ciò si verifichi è sufficiente che la sabbia raggiunga una velocità di 45 centimetri al secondo (1,62 km/h) e che lo strato superiore in movimento abbia uno spessore non inferiore ai 2 o 3 centimetri. Il suono è udibile anche a molte miglia di distanza, superando in certi casi i 100 decibel di intensità. A volte, a  mettere in risonanza la sabbia di una duna, è il calpestio che porta a sincronizzare i granelli di sabbia fino a far vibrare l’intera duna. La nota dipenderà dalle dimensioni dei granelli. Le dune infatti cantano note in diverse tonalità: quelle di Sand Mountain in Nevada suonano nella tonalità di do maggiore, due ottave sotto l’ottava centrale, in fa maggiore nel deserto cileno o in sol minore nel deserto del Marocco. Il suono armonicamente più bello e pulito pare sia invece quello del deserto dell’Oman. Stéphane Doaudy,
che ha coordinato gli studi del Centro per le ricerche scientifiche francese, afferma che si tratti di un suono davvero pulito, come se qualcuno lo producesse cantando. Doaudy sta ora realizzando il primo cd al mondo con le sabbie che cantano grazie a una macchina che gli consente di manipolare le varie frequenze variando la dimensione dei granelli di sabbia introdotti.
La sabbia musicale è un fenomeno che interessa anche le spiagge. A Cala Violina, Punta Ala, sulla spiaggia di Babadejuka a Rio De Janeiro, sulla Baia di Laig nell’isola di Eigg in Inghilterra, sulle sabbie giapponesi di Osodani (Baia del Flauto, Cala dell’Arpa) è presente la cosiddetta “sabbia canterina” o “sabbia tuonante”. Quando la sabbia è in movimento, essa genera un suono principalmente dovuto a granuli di quarzo dilavati ed erosi dall’acqua o dal vento. Nella sabbia asciutta o immersa nell’acqua in movimento si formano onde coerenti di pressione lungo le linee di scorrimento e l’attrito intergranulare produce il suono. Forse l’antico mito delle sirene di Ulisse, che bordeggiava a poca distanza dalla costa per non perdere l’orientamento, deriva da uno di questi fenomeni. Oggi è divenuto più raro a causa dell’inquinamento di polveri, olii, detergenti e altro e diverse spiagge con “sabbie canterine” sono divenute silenti.
 
 Per ascoltare alcuni campioni di “deserti sonori”:
Nel video del California Institute of Technology (su youtube) qui sotto indicato, si può assistere al suono di una duna provocato dallo scivolamento di cinque persone…
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La “Singing beach” di Amino-Chou (Giappone)

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