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Renault 4. Scrittori a Roma prima della morte di Moro

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a cura di Carlo Bordini e Andrea Di Consoli
prefazione di Yari Selvetella, Avagliano (Roma, 2007), pag. 150, euro 12.00.
 
 
Roma, prima dell’uccisione di Aldo Moro. Lo scenario temporale, se così si può dire, è questo. Ma nasce da una domanda, appunto: Come era dunque la Capitale prima dell’assassinio Moro? Con Renaul 4, raccolta di scritti di Massimo Barone, Carlo Bordini, Silvia Bordini, Fabio Ciriachi, Geraldina Colotti, Biancamaria Frabotta, Piero Galletti, Attilio Lolini, Renzo Paris, Riccardo Reim, Franca Rovigatti, Stefania Scateni e Antonio Veneziani si prova in un certo senso a rispondere. E le sollecitazioni, aumentano; invece di diminuire. Chi si chiede altro. Lolini, Paris, Sebaste, lo stesso Bordini e la Colotti, riescono a dire frammenti seducenti che invitano a portare avanti la riflessione. Per esempio loro. Ma anche tutti gli altri scritti, in qualche maniera, danno. Il tema è quello di entrare nel magna di anni che segnano quello che comunemente è definito con la parolina “riflusso”. Autrici e autori inseriti nella raccolta hanno fatto molto in quel tempo. Di quel grande e struggente caos ne facevano parte, a pieno titolo, se pure a volte ‘in sordina’. Furono, fra le altre cose bellissime, gli anni della poesia vista e vissuta come strumento di comunicazione di massa, del femminismo, e pure per certi o per tanti della deriva. I racconti offrono spazi di passato, pezzetti di vite. Emozioni e ovviamente tensioni. Le parole messe in pagina del poeta Lolini sanno di situazioni che il cuore non può negarsi. Lolini, senza volerlo – probabilmente – è stato ed è una delle figure più controverse quanto almeno interessanti di quelli anni lì e pure di questi. Un poeta. Il poeta non vate e non accademico. Che non accetta piedistalli, ma li scalcia via quando gli sono proposti. Per dovere da dare ai posteri, però, è lecito citare quanto comunica lo scrittore Sebaste. Beppe Sebaste che prende dal cassetto una poesia a suo tempo dedicata alla compagna Giovanna Sicari. Amore e lotta, coraggio e scelta di non tirarsi indietro; e neppure oggi ad anni e anni di distanza dalle riunioni e dalle scritture vicine. La politica prendeva e lasciava vite. In questi giorni, per entrare un po’ nel discorso di Bordini per tante e tanti (pochi… non lo sapremo mai?) la politica senza controllori di sorta fa la medesima cosa. Qualcosa c’è stato, e non può non esserci ancora. Proprio e nuovamente nelle rimpatriate del freddo buio.

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