Marino Malagnino è il giovanissimo ideatore di una atipica one man label: le produzioni Pezzente. Tutto nasce nel 2005, mettendo a frutto la scarsità di mezzi disponibili a principale specialità della casa. Cd-r, carta scritta e disegnata manualmente e fotocopiata per copertine numerate, chiuse a busta con scotch e spillatrice, disegnate o colorate ulteriormente per personalizzarle, talvolta associate ad altro patchwork dadaista con piatti di plastica e tempere, brandelli di riviste e avanti. In catalogo ad oggi, una stretta cerchia di collaboratori del giro della sperimentazione sonora. Va detto che ci sono anzitutto tre miei lavori, Poesia sonora – poesia con creta, Musica per no film (bestiario musicale con interferenze di Luca Pagani, già dei Vic Larsen, Matu (Laura Masi), Jorge Hernanedez Lince (inventore di uno strumento chiamato “gaiofono”) e lo stesso Malagnino, e un cd reso funzionale” da Tizano Milani di suonerie d’autore per telefonini in mp3 da scaricare direttamente nel proprio cellulare (Musiche d’autore per telefoni cellulari). Vi sono poi Alemòn, ovvero la lituana Agne Raceviciute, con un cd di per tornio da ceramiche suonato come strumento musicale, Quattro e il Cartolaio di Francia per circuit bending, ovvero strumenti musicali giocattolo o altra strumentazione trasformata elettronicamente, quindi una compilation (“Ghirigori”) ove partecipano anche alcune punte di diamante dell’avanguardia italiana (OvO e Opus Avantra), un doppio cd di due maestri americani dell’improvvisazione (Arrington De Dyoniso e Scott Rosenberg) , un dvx di “poesia visiva” di Luisa Sax e, da poco uscito, un cd-r di Malagnino (“Pop”) a cui hanno partecipato vari amici, tra cui Sig. Sapio.
Malagnino gira instancabilmente per l’Italia, portando il suo banchetto di produzioni Pezzente ad ogni rassegna o evento che si rispetti. Alcuni giornali, tra cui Blow Up, gli hanno dedicato articoli molto positivi.
Tra le più recenti novità, il sito “Nuova Musica Rurale”. Dal sito si può accedere anche a materiale inedito, come il “Progetto telematico” http://www.nuovamusicarurale.it/coloniale.htm e alla pagina http://www.nuovamusicarurale.it/automanifesto.htm, work in progress di un futuro cd sulla scia degli Experimental Musical Instruments di Harry Partch, Bart Hopkin, Arnold Dreyblatt, John Cage, Ellen Fullman & C. E’ un progetto ancora aperto, a cui si può collaborare, di musica per strumenti autocostruiti (al momento vi sono Alemon, Quattro e il Cartolaio di Francia, Marco Bucci con un brano per custodia di cd che ricorda la percussione inventata da Giacomo Balla, il “ciac ciac”, Jacopo Andreini e il suo clarinetto supercontrabbasso ed altro).
http://www.nuovamusicarurale.it/
Davide
Cosa intendi per “Nuova Musica Rurale”?
Marino
I contadini non ci sono più, sono stati rimpiazzati da extra-comunitari trattati come schiavi. Ci sono le macchine. Noi siamo le macchine. Cos’è “nostro”? Qualcosa che vediamo perché è ovunque o qualcosa che ci appartiene? Cos’è quel che vediamo? Qualcosa che è ovunque o qualcosa che vogliono farci vedere? Quando acquisti un barattolo di pomodori hai soddisfatto una tua esigenza o quella di una azienda? Cambio parte. Guardiamo le cose con distanza. Noi siamo un prodotto per il mercato. E’ molto più facile soddisfare un mercato se questo è etichettabile. “Grunge-ska-punk elettro-afro-techno”, vi è mai pervenuta una presentazione simile da un gruppo musicale? A me si, e trovo questo drammatico. Nuova musica rurale vuole essere una riscoperta di quel che è “nostro”. culturalmente – storicamente – sessualmente parlando. Un’eccedenza rappresenta un dannoso disequilibrio e per questo sarebbe da reprimere. Basso e batteria sono eccedenti nel mercato musicale. Li trovi anche negli pseudo-gruppi di Pizzica… praticamente ovunque. E’ questa la nostra musica? E’ questa la musica che ci è più vicino? Per me no. E’ semplicemente imposta (e se contiamo come gli italiani stravedano per l’estero capirete che non c’è voluto nemmeno tanto) Nuovamusicarurale.it è la giusta evoluzione del progetto prod. pezzente. Il dominio di secondo livello era per me scomodo, quindi ho preferito cambiare sito. Cambiando nome, il progetto poi si è anche allargato, non solo Cd-r ma prossime attività concertistiche e in giugno la presentazione del progetto “dislessici”, un modo per annotare la musica utilizzando le vocali comprensibili anche ai non-musicisti.
Davide
Ma perché “rurale”?
Marino
Uno degli obiettivi che l’attività si prefigge è quello di costruire strumenti musicali. Osservare il paesaggio e costruire. Suonare cose acustiche. E’ una cosa che sembra così antica, che sa quasi di campagna. Anche se questa non esiste più. Anche se è stata rimpiazzata da case su case, da banche e un sacco di stupidate simili tendenzialmente chiamate “progresso”. Se il nostro verde è oggi il parco comunale o quel vaso di fiori sul balcone di casa, piccoli cactus messi là per abbellire in camera, se per vedere un cavallo devo sintonizzarmi su SuperQuark o andare in un macello allora sì, voglio riscoprire la MIA musica partendo dall’ambiente in cui vivo. Osservare questo ambiente “rurale” plastificato che mi circonda e partire da lì. Non farò delle maracas da una zucca essiccata, magari ne farò una da una radiolina rotta! Quella è la nuova tragica musica rurale!
Davide
Mi descrivi come è avvenuto il Progetto Telematico? Ne hai altri in programma?
Marino
Il “ProgettoTelematico” è giunto improvvisamente dal cielo, un giorno imprecisato. Ero cosiì arrabbiato che inviai una e-mail di sfogo a Stefano Giust e gli chiesi se potesse registrarmi un improvvisazione di batteria partendo dal titolo “mi odio”. Il responso fu positivo e dovetti inventarmi un modo per utilizzare quel brano. Su internet va di moda lo scambio link e da lì trassi ispirazione: creare un gruppo vero della cosiddetta era del myspace. Lasciando ognuno libero nelle proprie attitudini (il vero nòcciolo che divide e differenzia le varie musiche) ma assemblandole con delle altre, come un puzzle. Una sorta di brano-compilation. Ad ognuno lasciavo delle direttive su come muoversi, come accade con le improvvisazioni strutturate. Ma nel “ProgettoTelematico” c’è qualcosa di diverso, qualcosa di più. Si è creato un connubio fra collage e improvvisazioni guidate. Il primo brano, che vi invito ad ascoltare dal sito, ha avuto una lavorazione assai lunga quanto complessa, ma a riprova di quanto il progetto abbia una sua vera anima, che insomma sudi mentre sta suonando, il pezzo non appare per nulla freddo. Certo che nel tempo ne verranno altre di costruzioni di brani/gruppi telematici. E’ solo che non bisogna forzare l’ispirazione. Quando sarò nuovamente arrabbiato e impossibilitato a muovermi per andare a suonare da qualche parte di reale… ovvero creando un gruppo virtuale. PROGETTOTELEMATICO: malagnino: regia – cut-up stefano giust: batteria marco bucci: synth cristina abati: viola tiziano milani: field-recordings, oggetti susanna: field-recordings, oggetti nicola mosca: piano a034: elettronica tuia cherici: clarinetto edoardo ricci: trombone benpresto: schitarrata luca miti: organo romeo sterlacchini: chitarra elettrica, looper
Davide
Come si svolge la tua attività promozionale? Come quella di vendita dei cd?
Marino
Davide, lo sai benissimo che qui si gioca a far gli intellettualoidi rimanendo alla fine in tre. Facciamo i musicanti, il pubblico e i giornalisti al tempo stesso. Fin quando la musica non avrà una sua funzione per un gruppo di gente, questa non potrà essere funzionale. E per funzionare non basta che questa sia il sottofondo delle nostre giornate. La musica è magia. Prima di essa c’è un rito. Anche il semplice vestirsi prima di andare ad un concerto, dà la prova di come ci si prepari mentalmente per questo. Il modo in cui si posizioneranno le orecchie prima che parta la musica dà il senso di come ci prepari all’avvento musicale. Bisogna analizzare l’attitudine, e cercare un modo di sfruttarla. Pochi soldi. Mi ritrovo generalmente in questa situazione. Ovvio, stampando cd-r. La facilità con cui entro in contatto con questi mezzi mi dà quasi l’illusione di essere “libero”. Poi scatta il problema degli €. Devo cercare di rendere ‘professionali’ (stampa seriale, jewelbox…) dei dischi low-budget? Mi sentirei frustrato in tal caso… Insomma quando avrò tanti titoli di debito (meglio noti come €) farò un disco che si presenti in un modo differente, più canonico. Ora ritengo divertente fare degli artwork a mano, dipingerci sopra, bollarli “produzioni pezzente”. Posso darli in cambio di “5 titoli di debito verso la BCE” (5€) oppure, dato che sono molto legato ai miei dischi, li curo fin dal pacchetto, mi piace barattarli: in cambio di poesie, oggetti personali, degli abbracci, un panino dopo un concerto con una bella chiaccherata. Barattare attiverebbe un senso di comunicazione. Comunicare è fuori moda. Comunicare è la vita che ci hanno tolto. Invio i miei dischi a gente che mi sta simpatica. Generalmente questa, in un modo o nell’altro, parlerà del disco in qualche posto e questo farà pubblicità… una catena di Sant’Antonio… Poi arriva l’illusione di essere liberi che l’eccesso di giornali, web-zine, media, radio e quant’altro ha creato.
Davide
Io penso invece che ci sia fin troppa comunicazione. Altro è definire oggi una qualità della comunicazione. Io penso il contrario, che è il silenzio (di fatto e, per esteso, metaforico di una più ampia disciplina alla propria quiete, all’introspezione, alla contemplazione, alla selezione e all’essenza) quanto ci si toglie o ci lasciamo togliere nella vita. Non credi che senza questa consapevolezza e critica rivolta a se stessi, e non criticamente e apocalitticamente verso o contro il mondo, si finisce solo per contribuire ad accrescere l’eccesso e, insieme, a diminuire incisività e visibilità reali?
Marino
Aspetta Aspetta, forse non è stato chiaro il punto precedente sull’illusione del sistema di “libero” mercato che due righe più in su ho esposto, oppure stiamo pericolosamente mischiando due argomenti, correlati ma distinti: il primo è il fittizio senso di libertà che l’eccessiva presenza di web-zine ha portato (come se apparire più volte all’interno di una ricerca su google dimostrasse la propria esistenza); l’altro punto è la qualità di questi ultimi. Accrescono i blog, sempre più versione scaduta d’un diario personale che personale non è. E affiorano le “net-label” e/o “cdr-label” (nomi insulsi a mio avviso) che “promuovono” più che libere improvvisazioni, delle jam-session d’un pomeriggio annoiato spacciandosi poi per “sperimentale” e lamentando inoltre scarsità di spazio per esporre i loro lavoro.
Certo che bisogna guadagnarsi il proprio silenzio. Se la musica fosse un discorso fatto di parole anziché di suoni, sarebbe forse chiaro come, utilizzando incessantemente una determinata parola, questa finisca per perdere significato. Bisogna che le parole siano “rare”, utilizzate per cogliere o distrarre l’attenzione del fruitore, se non anche di noi stessi.
Davide
Le tue produzioni celebrano l’improvvisazione e, talvolta, la naivetè del non-musicista (o del musicista che si approcci alla musica come non-musicista)… A volte immagino la musica delle tue intenzioni come quella dell’uomo preistorico che va scoprendo i suoni intorno a sé e li riproduce senza essere condizionato da una cultura pre-esistente (modi, toni, bpm ecc.), percuotendo stalattiti e stalagmiti nella eco di una grotta, soffiando dentro una canna palustre come prima faceva il vento e avanti. Tutto questo, sebbene fatto oggi con oggetti moderni e reinterpretati in chiave sonora, non richiede forse la stessa dimensione propria, personale o condivisa dal vivo, secondo me quasi sacrale, che la registrazione contraddice e impoverisce di senso? Un po’ come registrare un’arpa eolia o un organo a vento o altre installazioni sonore (penso a quelle bellissime di Luigi Berardi), quando il loro senso è di suonare un continuo, sempre diverso flusso fascinoso e casuale là dove sono. Come ti poni il problema della fruibilità altrui e del giocare ed esplorare col suono e improvvisare fissando poi antiteticamente in una registrazione, e quindi una finzione, ciò che nasce in totale libertà e per se stessi e nella sua libertà soltanto ha e può mantenere il suo vero senso?
Marino
Togliendo l’assolo di sax di Arrington De Dionyso non mi risulta vi sia altro di liberamente improvvisato nel catalogo dei dischi pezzenti (per ora). L’Ensemble Torcito improvvisa si, ma sotto conduzione e rispettando alcune regole (anche nel susseguirsi dei brani). Ogni canzone del disco “pop”, per automobili e telefonini, aveva degli storyboard scritti.
Comunque presto sbarcheremo il lunario dal vivo. Il problema è che, ricercando la musica in oggetti e strumenti auto-costruiti, non sempre si può su questi avere il massimo controllo nell’esecuzione. Ecco, l’ “improvvisazione”. Per me questo è un deficit da sormontare. A tal proposito sto studiando un metodo di scrittura per musicisti “dislessici” che non conoscono il pentagramma o che non suonano strumenti che possano su questo esser rappresentarti.
Vocali, Colori e Schemi. Questa è la formula per poter scrivere e annotarsi delle melodie che potranno esser ri-eseguite.Quando sapremo di uno strumento auto-costruito avere il pieno controllo, quando sapremo dirigere i nostri “errori”, allora questi non saranno più errori ma nuovi strumenti!
L’improvvisazione è assai bella e liberatoria, ma tendo a distinguere una jam disimpegnata da una improvvisazione strutturata con qualche finalità. Quello che improvvisiamo è l’atto d’accarezzare e percuotere oggetti per sentire che suoni possono fare.
Quello che voglio è prender coscienza di questi suoni per poi utilizzarli a mio piacimento. Suonarli. Scriverli. Eseguirli ancora. Poter dire: questo è il mio strumento.
Davide
Qual è la tua visione personale dell’estetica?
Marino
Variante, essenzialmente. Potrei parlare della mia visione dell’estetica oggi e questa risulterebbe diversa in un prossimo domani. Credo nella ricerca e credo che l’estetica musicale sia da rapportare a molti altri elementi socali, fra cui la politica e il senso religioso. Al tempo, oltre quello rappresentato dalla clessidra v’è da rapportare la geografia e l’architettura. Chi tiene conto di tutto questo (alle volte incosciamente) crea musica interessante.
Davide
Cosa stai preparando di nuovo?
Marino
Preparo i quadri dei dislessici. Cerco delle date per suonare da maggio in poi. Spero in luglio di poter suonare a Roma dagli amici delle ScatoleSonore (www.scatolesonore.org)
Poi registrerò delle free-form condotte con gli amici Vito LaForgia (contrabbasso) e Giuseppe Mariani (tromba) del collettivo AFK… lì mi divertirò a gridare in vari modi. Quel che voglio ottenere è una sorta di Free-GrindCore.
Come sempre quel che mi interessa è colmare i vuoti che ci sono nella mia cd-teca. Quando ho voglia di ascoltar qualcosa che non posseggo, comincio a suonare.