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Intervista con Govind Khurana e Stefano Greco

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Govind Khurana, milanese di origini indiane, ai più noto come produttore e discografico con la sua etichetta New Model Label, fondata nel 2007, ha quest’anno pubblicato cinque nuovi singoli musicali sotto il nome di “Distropical”. Cinque tracce che ha condiviso con il produttore e dj Stefano Greco dispoinibili su tutte le principali piattaforme musicali.

https://bfan.link/astral-langur

https://soundcloud.com/distropicalism

Intervista

Davide

Ciao Govind e Stefano. Quando è iniziata la vostra storia musicale, con quali strumenti in particolare, e quali sono state le vostre esperienze più significative come musicisti e autori di musica?

Govind

Come ascoltatore è iniziata molto presto, e il primo strumento è stato la chitarra elettrica. Diversi progetti decisamente underground alla fine degli anni ’90 e poi l’elettronica. La contaminazione è sempre stata la mia passione, come musicista e come DJ, passare dal dub all’elettronica, all’industrial a cose jazz. Anche se vi ho dedicato molto tempo sono state poche le pubblicazioni, un brano in una compilation importante piuttosto mainstream e cose decisamente più underground che forse non esistono nemmeno in rete. La ricerca di sonorità insolite, provenienti da tutto il mondo è iniziata davvero molto tempo fa, i primi vinili che ho preso alla ricerca di sample risalgono ai primi 2000, quando ancora potevi trovarli a niente nei mercatini.

Stefano

Anche io come Govind ho approcciato la chitarra da autodidatta alla fine degli anni ’90, verso i 17 anni, per poi studiare con un maestro per alcuni anni. Ho bazzicato in un paio di band tipiche del periodo per poi appassionarmi alla musica elettronica ed elettroacustica studiando vari strumenti a corde (in quel periodo scopro anche il Monochord preparato che uso tutt’ora) e successivamente dedicandomi alla musica per immagine, soprattutto per brand e pubblicità.

In seguito, la passione per il suono mi ha portato a selezionare brani di musica “altra” per eventi particolari fino a diventare Dj nel 2008 con il mio pseudonimo Fana. Poi sono diventato consulente musicale per vari registi e organizzatori di eventi: questa attività si è sempre affiancata alla produzione in studio e ai live con progetti come Phase Duo con la violinista Eloisa Manera, tutt’ora in attività con decine di concerti in Italia e all’estero. Come dj e producer ho suonato in svariate situazioni, dal clubbing agli eventi di moda e site specific per brand. Ho sempre avuto una grande passione per la musica e gli strumenti tradizionali dal mondo e quindi ci siamo trovati subito con Govind.

Davide

Govind, nel 2007, dopo un periodo di lavoro nel marketing e nella promozione della Edel Records, hai fondato la New Model Label. Quale bilancio faresti ora dopo 17 anni di attività in questo senso?

Govind

Positivo, perché il catalogo ha superato i 2000 brani e penso ci siano musiche di qualità. Magari non tutti hanno avuto l’attenzione che meritavano ma se c’è una cosa positiva di questo mondo digitale è che la musica può sempre trovare nuovi ascoltatori, anche nei luoghi più inattesi ed avere una nuova vita.

Davide

Ti sei dedicato molto alla musica degli altri e ora, con “Distropical”, è venuto (o tornato) il momento di fare anche la tua musica. Il nome del progetto ci dice che c’è qualcosa di tropicale, ma anche di distopico o, meglio, dis- tropicale, dove dis- si fa suffisso con il significato di anti- o contro, quindi controtropicale o antitropicale. Cosa significa?

Govind

È un tropico insolito, ma non siamo per niente anti-tropicali. Il prefisso “Dis” in realtà ci può rivelare anche altre cose, da Disco a distorsione. Sono tutti elementi che sono nella nostra musica.

Davide

Come è nata la collaborazione con Stefano Greco e come avete condiviso questo progetto musicale?

Govind

Ci siamo trovati tramite il progetto Phase Duo, di cui Stefano è parte e, parlando, abbiamo scoperto di avere passioni musicali e interessi comuni. Da li ci siamo trovati a sperimentare in studio, per il gusto di fare qualcosa di particolare e il progetto ha preso forma in maniera abbastanza naturale, mettendo all’interno tutte le nostre influenze.

Stefano 

Ci sono momenti nella vita in cui tutto sembra fluire naturalmente e Distropical è proprio questo. Due persone che si sono intraviste per anni e hanno frequentato un sottobosco musicale che poi è venuto fuori come un vulcano nel giro di 6 mesi nel 2023. Entrambi amiamo la parte ruvida del field recordings e personalmente, come Govind, sono sempre stato appassionato alla parte timbrica e al poliritmo in musica più che all’armonia: avendo l’occasione di viaggiare tanto in Africa e ora in Sud-America, specialmente in Venezuela, ho potuto collezionare molte registrazioni recuperando strumenti musicali qua e là. All’inizio quindi ci siamo trovati ad ascoltare e condividere dischi ed esperieze, poi abbiamo cancellato i ruoli e trovato un’affinità sia artistica che personale di approccio alla musica e al dancefloor da DJ.

Davide

Questi vostri brani mi hanno rievocato una tra le ultime tendenza di Ibiza, la organic house, ma anche il sound del Goa trance, ovviamente quello più organico e non “cibernetico”. E bene si presterebbero a un rave in qualche foresta tropicale. Da quali coordinate e riferimenti siete partiti?

Govind

Anche se si è sviluppata in pochi mesi, la musica di Distropical viene dalla ricerca sonora e da alcune idee che avevo portato avanti negli ultimi anni, con cui avevo pubblicato un primo brano nel 2021. Questa ricerca, in parallelo, era la stessa che stava conducendo Stefano, da qui l’idea di unire le nostre forze. I riferimenti sono vari, dalle field recordings di musiche tradizionali all’elettronica, passando per ascolti che potrebbero non comparire come riferimento diretto, parlo per me e direi dai Can al dub, che però sono presenti nel nostro approccio.

Stefano

Si il mio ultimo disco in solo (Fana) stava già andando verso nuove sonorità sempre più vicine alla world music, ma in fondo sono sempre stato un musicista elettroacustico e personalmente la Warp Records dagli albori agli anni 2010 è l’influenza musicale maggiore che si sente nelle mie produzioni e ora credo anche in quelle con Govind. Il nostro focus è il dancefloor e la ricerca, vorremmo cercare di rimanere vicini ai ritmi e alle sonorità tipiche di alcuni popoli senza troppi compromessi e sempre con rispetto, cercando di valorizzarli e farli conoscere.

Davide

Vediamo traccia per traccia… Il titolo di “Langur” si riferisce alla scimmia cinese langur dal volto particolarmente umano, ma anche una delle specie di primati più minacciate al mondo? Ci descrivete questo brano?

Stefano

“Astral Langur” è un brano con tempo in 3 e sonorità nordafricane. Il riferimento del titoli è quello ai lemuri e a un primate particolare con espressioni a volte quasi umane. Lo immaginiamo di un altro pianeta e non leghiamo il nome del titolo a qualcosa di inerente al brano, infatti lo strumento che entra nel ritornello potrebbe essere una zampogna del centro Italia come una zurna algerina. Con Distropical siamo in un pianeta immaginario con creature un pò diverse dalla loro versione terrestre. Si nota nella cover del disco e di ogni singolo pubblicato: abbiamo chiesto a Linda Marino, illustratrice, di disegnare a mano i nostri animali immaginari e ci siamo molto divertiti creando un bestiario infinito che piano piano sveleremo.

Govind

Alcuni brani nascono da suggestioni, immagini che nascono nel momento in cui creiamo un ritmo, un suono o elaboriamo un campionamento. I brani dell’EP rappresentano tutti una situazione di party, con una sua atmosfera e un ambientazione. Quella di “Astral Langur” è desertica, mentre le altre tracce rimandano a un’idea di foresta, “Jaguarundi” ha la forza di un rito collettivo, mentre “Birds Of Toi” e “Crabitation” hanno qualcosa di più scuro e misterioso, anche per il solo fatto di essere strumentali. Per “Chuao Chuao” invece è la storia delle field recordings da cui nasce ad avere generato già l’atmosfera.

Davide

E “Birds of Toi”?

Stefano

È una marcia apocalittica in cui dei suoni di field recordings vengono trasformati in uccelli sacri di un pianeta immaginario (Toi). Questo brano sta avendo un ottimo riscontro e unisce varie influenze musicali, rasentando la trance che non è proprio nelle nostre corde ma ci ha divertito molto. Inoltre c’è un lavoro di sound design interessante che riguarda la creazioni di suoni di “vetro” che in questo caso vengono dalla sintesi e non dal campionamento.

Davide

“Jaguarundi” usa voci e canti e ritmi o poliritmi che potrebbero indistintamente appartenere a remoti luoghi asiatici, africani o amerindiani… Mi pare di ricordare che sei un collezionista di dischi di musica etnica proveniente da ogni parte del mondo, specialmente dall’Africa. Cosa cerchi in particolare tra i suoni del mondo che sono fuori dagli schemi standard tanto della musica popolare quanto dalla musica classica occidentali?

Govind

Il groove, le irregolarità che però suonano naturali e trascinanti e poi ancora, nei suoni delle field recordings, le radici di molte musiche, dalla techno, all’hip hop, l’industrial e il jazz. E poi ancora, intonazione, scale, ritmi, ambienti. La sfida è quella di cercare di produrre musica che sia originale e con una ricerca, ma che può essere apprezzata nel dancefloor, anche senza sapere ciò che c’è dietro.

Stefano

Il brano che dà il titolo all’ ep è anche il più canonico, quasi cosmic disco. Ci piace giocare con tutte le influenze al servizio del brano che se nasce in un modo e può andare verso il futuro o il passato come in questo caso. Il titolo è sempre all’insegna della contaminazione: Jaguarundi è una specie in via d’estinzione in Sud America, una via di mezzo tra un puma e un giaguaro.

Davide

“Crabitation” e “Chuao Chuao”… Quest’ultima ha forse a che fare con il villaggio di Chuao in Venezuela e coi Diablos danzantes? Avete usato anche dei field recordings o dei samples di srumenti musicali, specialmente a percussione?

Stefano

“Crabitation”, per cui abbiamo pronto un videoclip, suggerisce cadenze ritmiche amazzoniche e molto strascicate, infatti il bpm è basso ed entra una sorta di organetto synth in levare e quasi reggae. In questo brano abbiamo legato il tempo della registrazione al progetto del software quindi continua ad oscillare dall’inizio alla fine (per la contentezza dei DJ). Chuao è un piccolo villaggio meraviglioso in Venezuela nello stato di Aragua (costa nord). Difficilmente raggiungibile via terra, conserva infatti delle tradizioni forti ed uniche tra cui la produzione di cacao puro. Nella vicina Choronì (luogo già conosciuto dai turisti e da “fine del mondo”), ogni sera si celebra un rito di musica e danza mista creola/africana che è anche il cuore del brano (Tambor de Choronì). Da questa registrazione di strada abbiamo poi aggiunto synth anni ‘90 e maracas, seguendo sia l’armonia che il ritmo di quella esatta porzione registrata live.

Govind

“Crabitation” e Chuao Chuao” sono le due tracce più sperimentali del lavoro, quelle in cui è l’elettronica che si piega al suono e ai ritmi suonati realmente, e non viceversa, come accade da sempre in produzioni che guardano alle musiche dal mondo, non solo elettroniche, dove suoni e campionamenti “esotici”, sono adattati agli schemi di altri generi musicali, e diventano giusto un colore, una suggestione, come mettere curry o curcuma solo perché fa “etnico”.

Davide

Govind, con la New Model Label hai sempre prodotto musica su supporti fisici come il compact disc. “Distropical” invece è un progetto musicale disponibile solo per il download digitale? Perché?

Govind

Grazie al digitale siamo riusciti a raggiungere in pochissimo tempo un pubblico internazionale, quasi 50.000 ascolti nei primi due mesi dall’uscita, con un nome assolutamente nuovo. Pubblicare un supporto senza avere già costruito un pubblico al momento è molto rischioso. Spero avremo occasione di farlo, in vinile, ma potrebbe essere ancora presto. Abbiamo ancora una passione per l’album e per questo non vorremmo che fosse un progetto unitario, con una propria identità, come lo è stato questo primo EP.

Davide

Cosa seguirà, anche rispetto alla tua attività con la NML?

Govind

Non ho ancora piani nell’immediato, l’idea però è di proseguire la linea legata a un approccio differente alla musica italiana, e mi piace l’idea di mantenerlo separato alle produzioni che facciamo come Distropical.

Davide

Grazie e à suivre…

 

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