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Intervista con Arachnes

10 min read

A NEW DAY

Band formata nel 1995 dai fratelli Enzo, voce, e Frank Caruso, chitarra, dopo aver deciso di chiudere con il progetto hard rock Firehouse per dare vita a una nuova band prog power metal influenzata da gruppi storici come Led Zeppelin, Deep Purple, Queen, Van Halen, Raimbow, Whitesnake, Malmsteem, Emerson Lake & Palmer, Jethro Tull e Yes, ma anche dal jazz di Miles Davis o da compositori classici come Bach, Chopin e Stravinskij. “A new day” è stato il loro settimo album pubblicato con la Lion Music nel 2011, ripubblicato per Music for the Masses Records su cd nel 2021 in occasione dei suoi dieci anni.

L’album di debutto è The Goddess Temple, pubblicato da Lucretia Records nel 1997, e, dopo un paio di anni di pausa, viene pubblicato per l’etichetta Underground Symphony l’EP Metamorphosis, la cui copertina è stata illustrata da Luis Royo, artwork maker spagnolo. I primi due album sono progressive metal, anche se il sound ripercorre il suono del primo album più hard rock Nel 2001, entrarono a far parte del gruppo il bassista Max Clementi e il batterista Jaco, e si cerca una nuova Label per avere più attenzione ed esposizione all’estero. Gli Arachnes firmano con Scarlet Records ed iniziano a registrare Parallel Worlds. Ciò è l’inizio di un nuovo sound che si è piano piano evoluto; le canzoni sono più dirette e i riff sono più speed-power con aggiunta di un po’ di epico, ottenuto da cori e orchestrazioni. Nel 2001 la Scarlet Records decide di ristampare l’album di debutto della band italiana, completamente rimasterizzato, in digipack con copertina diversa e cinque bonus tracks (un inedito, due estratti da Parallel Worlds, l’uno l’intro dell’altro, e la cover di “Flash of the Blade” degli Iron Maiden, brano incluso nell’edizione brasiliana del disco, e Open Your Eyes, tratto dall’EP Metamorphosis; contemporaneamente vengono anche eliminate alcune canzoni.

Il terzo lavoro degli Arachnes è Apocalypse, nel 2002; è il primo concept album scritto dalla band. Gli Arachnes cambiano ancora sonorità, mantenendo la tecnica strumentale sia nella melodia che nella potenza dell’album precedente. La band firma con l’etichetta giapponese Avalon-Marquee e pubblicano l’album anche in Giappone, inserendo la bonus track Epilogue. Nel 2003 vi è un nuovo cambio di bassista, Paolo Giani prende il posto di Max Clementi, e dopo pochi mesi nello stesso anno esce il quarto album di Arachnes, Primary Fear, che ha un suono maturo e melodico, con influenze sinfoniche e progressive. Nell’album ci sono due bonus track: Tota Pulchra, registrata in una chiesa con organo reale e composta dal maestro F. Castelli, ed una reinterpretazione di Eruption degli Emerson, Lake & Palmer dell’album Tarkus. Ancora una volta la versione giapponese avrà una bonus track.

Nel 2006 esce l’album In Praise of Science dove la band, grazie all’apporto di due nuovi membri, il batterista Stefano Caironi e il bassista Gabry Baroni, esplora nuovi sounds, dirigendosi verso un suono più progressive ed hard rock, mantenendo tecnica e melodia. Nel 2008 gli Arachnes entrano in studio con la stessa formazione dell’album precedente per comporre un nuovo album. Dalle menti dei fratelli Caruso viene composto A New Day album che abbandona il power e le influenze classiche degli esordi, per esplorare nuovi suoni e sperimentare avvicinandosi a tratti al prog. L’album esce nel 2011 dopo diverse vicissitudini con Lion Music solo per il download digitale e sul sito della band una versione CD in edizione limitata.

  1. Psychedelic Trip (Intro) – 0.04
  2. I Know the Darkness – 4.59
  3. Big Hearth – 3.54
  4. I’m Sorry – 4.17
  5. Into the Fog – 4.59
  6. Magic World – 3.26
  7. My Face Is Hard – 3.45
  8. Running in an Old Town – 4.22
  9. Take Your Life – 4.45
  10. Parallel Worlds (orchestral version) – 2.12
  11. The Reason of the Things – 3.33
  12. Your Death – 4.49
  13. Fireball (Deep Purple cover) – 3.34
  14. First Of All (bonus track per CD edizione limitata) – 3.53

Formazione

Frank Caruso, chitarre, voce secondaria, basso
Enzo Caruso, voce, tastiere, piano, organo Hammond
Gabriele Baroni, basso, voce secondaria
Stefano Caironi, batteria, percussioni

www.musicforthemassesrecords.com

Intervista

Davide

Ciao. “A New Day” è stato dunque ripubblicato a dieci anni di distanza dalla sua prima uscita. Cos’è successo nel frattempo, cosa rappresentava per voi rispetto ai lavori precedenti e cosa rappresenta per voi questo lavoro oggi alla luce di quello che è successo dopo?

Arachnes

Ciao a tutti e grazie a voi, è un piacere tornare sul vostro spazio! Sono successe tantissime cose nel frattempo, collaborazioni artistiche con grandi vocalist (Mark Boals/Rob Rock), il progetto Thunder Rising e la collaborazione con il Vivaldi Metal Project oltre alla nostra costante attività televisiva come autori… Credo che “A new Day” rappresentasse allora, e tutt’ora, la nostra parentesi più progressive ed è incredibile come dopo 10 anni sia ancora attuale!

Davide

Nel tornare dopo dieci anni su un precedente lavoro si può essere tentati di cambiare qualcosa. L’album è stato rimasterizzato, remixato, differisce dall’originale in qualche modo?

Arachnes

(Frank) La tentazione è forte ma credo che il rispetto del contesto sia fondamentale, quindi non abbiamo toccato assolutamente nulla se non il mastering, ne andrebbe della coerenza stilistica altrimenti.

Davide

Di cosa parlano i testi di “A New Day”, qual è il suo tema centrale e a quale nuovo giorno intende (o intendeva) affacciarsi?

Arachnes

(Enzo) Noi parliamo sempre delle nostre emozioni, dei nostri sentimenti e della vita di tutti i giorni, e anche in “A New Day” abbiamo fatto la stessa cosa. Alcuni nostri album sono dei concept, ma ti confesso che in questo caso il problema non ce lo siamo neppure posto, ogni brano è una faccenda a sé stante. Tuttavia un tema centrale esiste, ed è quello del cambiamento, inteso come necessità nei riguardi della vita che ci pone sempre di fronte a delle sfide, se così possiamo chiamarle. L’adattamento non costituisce qualcosa di opzionale, bensì è la condizione per potersi muovere adeguatamente nella vita di tutti i giorni. Qui, il nuovo giorno è quello in cui ti rendi conto che è venuto il momento di dare una svolta, di cambiare direzione. E se non sei uno sprovveduto sai che, con ogni probabilità, anche questa volta non sarà l’ultima.

Davide

Quali, tra le molte vostre esperienze e collaborazioni, sono state quelle per voi più rilevanti, che hanno contribuito nel tempo ad arricchire la musica e la personalità degli Arachnes?

Arachnes

(Enzo) Credo che ogni esperienza sia formativa, nessuna esclusa, compreso quelle che magari non vanno benissimo, anzi forse dagli insuccessi si possono trarre grandi lezioni. Parlando a titolo personale, ti posso dire che confrontarmi con più generi musicali costituisce per me qualcosa di irrinunciabile. Ho suonato per anni come un pazzo, tutte le sere, negli anni ’80, con un gruppo pop che ha anche vinto una edizione del Festivalbar, e qui ho imparato a stare sul palcoscenico e ad affrontare ogni tipo di criticità eventuale. Poi sono arrivati i Firehouse prima e gli Arachnes poi, nei quali ho portato con me il bagaglio precedente. Da tempo mi occupo di laboratori di jazz e collaboro con Sante Palumbo, che è un grande jazzista a livello internazionale. In studio mi è capitato di lavorare con il team di produzione di Miles Davis. Se devo fare una “classifica” queste sono le prime cose che mi vengono in mente. Ma c’è altro, e sempre ce ne sarà.

(Frank) Mah sai in 30 anni di carriera per fortuna accadono tante cose, l’esperienza in orchestra ad Io Canto, suoni con Albano e Renga nella stessa sera, poi vai a casa e registri con Mark Boals per i Thunder Rising, e sul mio brano del Vivaldi Metal Project le batterie di Portnoy. Se me lo avessero detto a 20 anni, dopo tante porte sbattute in faccia perché la mia musica e la nostra musica non interessava a nessuno, non ci avrei creduto, invece oggi è tutto vero, e tutte queste esperienze le porti nel sound degli Arachnes, così naturalmente, perché fanno parte del tuo essere, questo è la musica! Dai grandi artisti ho imparato l’umiltà e il mestiere, e dalle porte in faccia la costanza e la perseveranza. Non credo si possa fare a meno di tutte queste cose insieme se vuoi costruire qualcosa in cui credere.

Davide

Nei vostri lavori vi siete dedicati anche ad alcune cover di Iron Maiden, Emerson Lake & Palmer o Deep Purple. Quando un pezzo di altri diventa per voi irrinunciabile fare vostro e rifare?

Arachnes

(Enzo) Per me una cover ha, quanto meno, due funzioni: è studio, ed è omaggio. È come per gli standard jazzistici o del blues. E non dimentichiamoci che tutta la musica moderna fa i conti con questi due grandi aspetti. Ogni nostra cover è qualcosa che ci ha formato e fatto crescere, e per questo abbiamo verso l’originale, sempre, un legame affettivo molto forte.

Davide

I vostri lavori hanno raggiunto svariati paesi europei ma anche giapponesi e statunitensi. Dove avete suonato fuori dall’Italia e che differenze avete riscontrato tra il pubblico e il mercato di altri paesi rispetto a quelli italiani?

Arachnes

(Frank) Con Arachnes abbiamo raggiunto molti paesi più con la discografia che con i live purtroppo, ma malgrado tutto la percezione delle differenze fra i mercati, e il pubblico, è evidente. Di certo all’estero il pubblico rock non è settoriale come in Italia, e ascolta tranquillamente generi diversi, band diverse. Da noi è tutto molto più rigido e poco flessibile, sia nei gusti musicali, che di conseguenza nella proposta musicale. All’estero è abbastanza normale che una band trash metal sia opener di una band di Hard Rock e viceversa, in Italia sarebbe uno scandalo, e questo è un peccato,

Davide

Avete cominciato a suonare negli anni ’80 come Firehouse. In questi quarant’anni sono cambiate molte cose. Qual è il vostro approccio nell’integrare il nuovo e le innovazioni al passato, come mantenete dunque un equilibrio tra pregresso e progresso?

Arachnes

(Enzo) Siamo partiti con l’analogico, i nastri, i sintetizzatori monofonici, e siamo approdati al digitale. Credo che sia il massimo. Potremmo stare ore a parlarne, e siccome non avrebbe senso ti dico solo questo: per noi il presente è l’evoluzione e la conseguenza logica del passato, non la sua negazione. L’equilibrio è dato dall’integrazione della cose, appunto, non dalla sterile sostituzione di esse. Lascio ai nostri fans tutte le deduzioni possibili di questo approccio.

Davide

Quali sono stati gli incontri per voi più emozionanti o importanti? Quali vi piacerebbe realizzare, con quali artisti da voi particolarmente stimati?

Arachnes

(Enzo) Gli “incontri” importanti, per me, sono sempre i feedback che giungono dai fans, vedere che ciò che fai è valido e utile. E comunque tutto è importante. Di certo è stato emozionante incontrarmi con Glenn Hughes dei Deep Purple, sono quelle cose che sogni quando sei adolescente e che la vita, un bel giorno, magari decide di regalarti. Non vorrei essere frainteso, perché non è un fatto di narcisismo. Ma sentirti dire dal produttore di Miles Davis che il tuo assolo di piano fender funziona alla grande, che questa armonizzazione suona stravinskiana, o trascorrere una serata insieme ai componenti degli Area e accorgerti che c’è tutto da condividere, beh, allora vuole dire che la mia musica arriva davvero, e che qualcosa rimane. Questo è importantissimo, emozionante e imprescindibile. Non so che cosa mi piacerebbe realizzare per il futuro, lascio che accada ciò che deve accadere, si va avanti, e gli eventi sapranno che cosa è giusto e che cosa non lo è.

(Frank) Credo che la collaborazione con Mark Boals sia stata la più importante ed entusiasmante, non solo perché era il cantante del mio chitarrista preferito (Y.J. Malmsteen) sul mio album preferito (Trilogy) ma perché con Mark abbiamo scritto insieme dei brani e questa circostanza oltre ad essere per me un grande onore, è stata un esperienza che mi ha insegnato moltissimo!

Davide

La vostra musica contiene parti strumentali di rilievo. Quando per voi in un brano servono voce, parole, canto, quando invece soltanto le note?

Arachnes

(Enzo) Credo che la musica strumentale sia più “libera”, un po’ come la pittura astratta e moderna rispetto a quella più descrittiva e puntuale del passato. La parola circoscrive, ti tiene più legato. Noi usiamo anche le parole, sì, ma i nostri testi sono sempre pervasi di metafore. Per farla breve: se devo dire qualcosa di preciso, vanno bene le parole. Ma forse l’infinito e l’indefinito si spiegano meglio con le note.

Davide

Avete entrambi una preparazione classica e avete affrontato svariati generi di musica, anche jazz, e la realizzazione di colonne sonore. Cosa invece continua ad appassionarvi allo hard rock e al progressive metal come linguaggio centrale o contenitore principale di Arachnes? Cosa ancora hard rock ed heavy metal rappresentano per voi?

Arachnes

(Frank) Nella tua domanda c’è già la risposta: Hard & Heavy sono forse l’espressione musicale moderna dove più forte è la componente classica, sia da un punto di vista formale e costruttivo, che estetico. Non dico un’eresia riprendendo un detto comune fra musicisti, ovvero che se Beethoven o Bach avessero vissuto i nostri tempi, forse sarebbero stati dei Rocker!

Questo è il nostro modo di vivere Arachnes e il rock in genere!

Davide

Cosa seguirà?

Arachnes

(Frank) Tanta musica, sempre e comunque, con Arachnes, con Thunder Rising e non solo.
Tanta musica veicolata sempre in modi diversi, non più solo discografia, ma video, Tv e cinema. La strada e lunga e l’obiettivo è l’orizzonte, quindi c’è solo da alzare il volume e andare veloci verso il cielo e la strada!

Davide

Grazie e à suivre…

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