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Intervista con Bj Jazz Gag

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La band è composta da Biagio Marino, Luca Bernard e Massimiliano Furia, musicisti attivi nel panorama jazz e della musica di ricerca con pubblicazioni per varie label del settore (Dodicilune, Setola di Maiale, Fonterossa Records, SplascH, ecc) e partecipazioni a festival e rassegne di rilevanza nazionale ed internazionale.
Il progetto nasce nel 2018 dal comune desiderio di esplorare le possibilità interpretative offerte da un repertorio di brani originali costruiti utilizzando inusuali accordature della chitarra e caratterizzati da un continuo alternarsi di parti ben definite ed altre “aperte” in cui corde, percussioni, effetti elettrici ed acustici concorrono alla creazione estemporanea mediante la libera improvvisazione. Attraverso un lavoro minuzioso sulle strutture e sull’interazione il trio giunge alla registrazione di “Somestring Else!”, un disco di confine tra jazz, rock e free improvisation, pubblicato da Fonterossa Records nel Luglio 2020. 

Line-up:
Biagio Marino – Guitar
Luca Bernard – Double bass
Massimiliano Furia – Drums

Tracklisting:
1. Emblemata
2. Alghero
3. Fino all’ultimo respiro
4. Abbia Masella
5. Native American painting

Tutti i brani composti da Biagio Marino
Registrato al Binario 69 (Bologna) il 18 e 19 maggio 2019 da Andrea Caprara
Mix di Andrea Caprara
Master di Labella Studio (Montelupo Fiorentino, Firenze).
Graphic art di Irene Giuliani e Daniele Borri

Intervista 

Davide

Ciao Biagio. Cosa hai fatto prima di “Somestring else!”, come ti sei appassionato alla musica e qual è la tua formazione musicale, quali le tappe per te salienti o più significative?

Biagio

Ciao Davide. La musica è stata sempre la mia passione principale. Sono stato un autodidatta fino alla fine dell’università; poi ho deciso di fare un percorso accademico e mi sono diplomato in chitarra jazz. Sentivo la necessità di approfondire alcuni aspetti teorici della musica con il chiaro intento, però, di metterli al servizio delle mie idee. Oltre al percorso accademico, penso che siano state molto importanti nella mia formazione alcune band di cui ho fatto parte durante il periodo universitario e in cui ho maturato idee e tecniche che sono alla base della musica che suono e compongo oggi.

Davide

Com’è nato e si è formato invece il trio BJ JAZZ GAG, sotto quali influenze, con quali idee e proteso verso quale progetto generale? Perché “GAG”, che in inglese vuol dire battuta o facezia ma anche “bavaglio” (e di questi tempi sembriamo un po’ tutti imbavagliati)…

Biagio

Io e Massimiliano Furia ci siano conosciuti ed abbiamo suonato insieme per la prima volta ad un Jazzit Fest. Ci siamo subito piaciuti molto, tanto da decidere di dar vita a un duo. Poi abbiamo allargato il progetto a Luca Bernard che conosco da tempo perché svolgiamo entrambi attività didattica  alla Scuola Popolare di Musica Ivan Illich di Bologna. L’idea, sin dall’inizio, è stata quella di esplorare le possibilità interpretative offerte da una serie di brani composti da me utilizzando accordature inusuali della chitarra. Pian piano abbiamo maturato un suono collettivo ed i brani, con le loro rispettive accordature, sono divenuti dei punti di partenza da cui muoverci per costruire le nostre improvvisazioni. Abbiamo ancora parti e strutture ben definite ma la composizione estemporanea è divenuta sempre più una caratteristica fondamentale della nostra musica.

Il termine “gag” va inteso nel significato di “trovata divertente” che ha di solito nel linguaggio dello spettacolo (film, teatro, trasmissioni televisive di vario genere, ecc.). “Jazz gag” è dunque un gioco di parole utilizzato per mettere l’accento sul nostro particolare approccio all’improvvisazione.

Davide

“Somestring else!” dunque, un bel titolo, un gioco di parole intraducibile (gli inglesi dicono “pun”) con “Something else” (Qualcos’altro), quindi diventa “Qualche altra corda”. È questa l’idea centrale del disco, la ricerca cioè di accordature aperte o alternative (o scordature) per creare nuovi accordi e sonorità inusuali, magari – come in “Emblemata” – superando (sembra) il temperamento equabile?

Biagio 

Le accordature aperte incidono molto sull’ambientazione sonora sia dei temi che delle fasi estemporanee; abbiamo dunque pensato ad un gioco di parole che mettesse in evidenza quest’aspetto e che nel contempo facesse riferimento alla nostra idea di proporre qualcosa di personale ed originale. Ci piaceva poi il fatto che “Something Else!!!” fosse anche il titolo di un celebre disco di Ornette Coleman.

Davide

Come si sono posti contrabbasso e percussioni nel dialogo con le tue chitarre? Cosa avete cercato insieme da un punto di vista concettuale o intellettuale, cosa avete trovato e raccolto lungo il percorso creativo?

Biagio

Massimiliano, Luca ed io abbiamo subito deciso di lavorare in modo minuzioso sull’interazione prendendo in eguale considerazione tutti i vari parametri musicali. Sia nelle fasi definite che in quelle estemporanee partiamo dall’idea di creare delle “stanze sonore” che siano il frutto della costante ricerca di “disposizioni” timbriche complementari. I titoli dei brani non sono scelti a caso e cerchiamo di “raccontare insieme” ogni singola storia. Il nostro percorso creativo è stato sinora caratterizzato da una costante crescita dell’intesa non solo professionale ma anche umana. 

Davide

In che modo vi accordate sul modo di improvvisare? Cos’è per voi l’improvvisazione?

Biagio

Nell’improvvisare cerchiamo di sviluppare le idee dettate dall’esecuzione delle composizioni. L’ascolto reciproco è l’elemento fondamentale e lo scopo è quello di creare sempre un discorso d’insieme, sfruttando le varie tecniche e possibilità espressive dei nostri rispettivi strumenti.

Davide

Robert Fripp, Glenn Branca, Marc Ribot, Derek Bailey… Giusto qualche nome… Ma la chitarra è stata esplorata in lungo e in largo da una lunga, lunghissima schiera di chitarristi sperimentali (a volte anche inventori dei propri innovativi strumenti, alcuni stupefacenti, come quelli di William Eaton o dello stesso Branca)… Quali sono i tuoi chitarristi di riferimento? 

Biagio 

Penso che l’originalità in un musicista (ed artista in generale) sia l’unico aspetto che possa fare davvero la differenza e dunque i chitarristi che hai citato non potrebbero non essere un punto di riferimento anche per me. Mi verrebbe da aggiungere il nome di Fred Frith, che considero più un band leader ed un compositore/ideatore di progetti musicali (ma la stessa cosa potrebbe valere anche per Branca e forse Fripp). In generale comunque ascolto un sacco di musica in cui le chitarre non ci sono o non hanno un ruolo determinante.

Davide

Cosa racconta “Somestring else!” percorrendo i titoli, da qualcosa che rimanda al libro di emblemi umanisti (“Emblemata” appunto di Andrea Alciato) alla pittura dei nativi americani?

Biagio

“Emblemata” s’ispira all’omonima opera xilografica di M.C. Escher; Alghero è un dipinto musicale impressionista raffigurante la bellissima città sarda; “Fino all’ultimo respiro” cerca di raccontare in musica le vicende del protagonista del capolavoro di Godard; anche “Abbia Masella” racconta una storia, quella di Masella una donna che in un paesino della Campania, Sant’Angelo a Fasanella, osò ribellarsi ad alcune assurde regole imposte dalla chiesa; “Native American Painting” prende infine ispirazione da una stampa raffigurante, per l’appunto, alcuni dipinti di nativi americani.

Davide

Il jazz è ancora la rivolta delle emozioni contro la repressione, come definì il giornalista e storico giamaicano Joel Rogers, o cosa per te? Oppure secondo te, specialmente oggi in Italia, che significato ha proporre una musica “esigente”?

Biagio

Il contesto socio-culturale oggi è molto diverso da quello in cui visse Rogers. Fatico ad associare il jazz di oggi sia alle rivendicazioni degli afroamericani che ad altre generiche velleità di rivolta. A mio avviso il vero problema del presente è rappresentato dalla banalizzazione e becera “emotivizzazione” dei contenuti in tutti gli ambiti, compreso quello artistico. Si tratta di una diretta conseguenza del nuovo modo di comunicare, un fenomeno che sta avendo ripercussioni politiche e sociali gravissime. Oggi più che mai urge, a mio avviso, un’idea “militante” di arte, anzi direi di cultura “esigente”: esigere che il fruitore debba andare a fondo dei contenuti per intendere un qualsivoglia discorso, vuol dire in realtà ridargli dignità, smuovendolo dalla sua attuale funzione di soggetto passivo e ricollocandolo nella sua veste di essere pensante.   

Davide

Cosa seguirà?

Biagio

La situazione attuale rende ovviamente tutto poco prevedibile. L’idea tuttavia è quella di suonare con regolarità dal vivo e registrare entro qualche mese un nuovo disco.

Davide

Grazie e à suivre…

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