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Il porto delle nebbie – Georges Simenon

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Traduzione di Fabrizio Ascari
Edizioni Adelphi
Narrativa romanzo
Collana gli Adelphi – Le inchieste di Maigret
Pagg. 182
ISBN 9788845910777
Prezzo Euro 10,00  
 
Indagine nella nebbia  
 
Pubblicato nel 1932 Il porto delle nebbie fu scritto a bordo dell’Ostrogoth, il cutter che Simenon si era fatto costruire e attrezzare a Fécamp, ancorato nel porto di Ouistreham, dove si svolge l’intera vicenda. Avvolta sovente dalle nebbie la località marittima della Bassa Normandia è il teatro di una trama piuttosto intricata, in un’atmosfera di costante e inclemente tensione, in cui accade di tutto, perfino che il celebre commissario Maigret sia costretto a trascorrere una piovosa nottata legato come un salame e disteso sul molo. Ben conoscendo (ormai ne ho letti diversi) i gialli con proagonista l’infallibile detective è uno dei pochi casi in cui prevale l’azione. Beninteso non è che Maigret si metta a effettuare spericolati inseguimenti o sia costretto a sparare, ma la dinamica delle indagini è tale da riservare frequenti colpi di scena in cui addirittura si arriva a un furioso corpo a corpo. C’è un ex capitano di lungo corso, poi in pensione e diventato responsabile del porto di Ouistreham, che viene trovato a Parigi a vagare in stato confusionale, e che soccorso non capisce nulla di quel che gli si chiede e nemmeno parla.
E’ solo un caso fortuito che permette di scoprire chi é e sulle sue condizioni di salute grava una ferita da proiettile al cranio, peraltro operato con notevole perizia. Chi gli ha sparato? Perchè? Proprio per questo Maigret avvia le indagini e accompagna il capitano Joris (così si chiama quello che per un po’ era uno sconosciuto) alla sua casa a Ouistreham, da cui mancava da parecchi giorni. Nel corso della notte tuttavia l’uomo muore, avvelenato dalla stricnina.  Il piccolo borgo, umido di nebbia, popolato di marittimi e di pescatori diventa così il teatro dell’indagine, in cui tutti, o comunque quasi tutti i soggetti interessati sanno, ma non intendono parlare, in una sorta di omertà che manda in bestia il commissario. Fra fortunali e ancora nebbie il massiccio investigatore si muove con la massima determinazione e da l’impressione sin dalle prime battute di aver capito molte cose, di cui tuttavia, invano, chiede le conferme. Si arriva così alla fine con il colpevole che non viene assicurato alla giustizia, ma che paga la sua colpa in altro modo,  con soddisfazione di Maigret che manifesta la sua grande umanità nei confronti degli altri sospettabili, vittime in altro modo del reo che è un esponente di quella borghesia di provincia che Simenon non solo non ha mai amato, ma che ha dipinto nelle sue opere quasi sempre in modo impietoso.
Il porto delle nebbie,  che nulla ha a che fare con il famoso film dall’eguale titolo diretto nel 1938 da Marcel Carné,  è un ottimo poliziesco, capace di avvincere il lettore dall’inizio alla fine, ed è pertanto da me più che consigliato.  
 
Georges Simenon, nato a Liegi nel 1903, morto a Losanna nel 1989, ha lasciato centonovantatre romanzi pubblicati sotto il suo nome e un numero imprecisato di romanzi e racconti pubblicati sotto pseudonimi, oltre a volumi di «dettature» e memorie. Il commissario Maigret è protagonista di 75 romanzi e 28 racconti, tutti pubblicati fra il 1931 e il 1972. Celebre in tutto il mondo, innanzitutto per le storie di Maigret, Simenon è anche, paradossalmente, un caso di «scrittore per scrittori». Da Henry Miller a Jean Pauhlan, da Faulkner a Cocteau, molti e disparati sono infatti gli autori che hanno riconosciuto in lui un maestro. Tra questi, André Gide: «Considero Simenon un grande romanziere, forse il più grande e il più autentico che la letteratura francese abbia oggi»; Walter Benjamin: «… leggo ogni nuovo romanzo di Simenon»; Louis-Ferdinand Céline: «Ci sono scrittori che ammiro moltissimo: il Simenon dei Pitard, per esempio, bisognerebbe parlarne tutti i giorni».

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