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Intervista con Mezzafemmina

16 min read
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Controrecords e NewModel Label sono felici di annunciare che il 20 aprile 2011, allo Spazio 211 a Torino ci sarà il concerto / presentazione dell’album di esordio di Gianluca Conte, in arteMezzafemmina.
 
Mezzafemmina – “Storie A Bassa Audience”.Dal 1 Maggio 2011 in CD e digitale. Prodotto da Gigi Giancursi e Cristiano LoMele (Perturbazione)
Le “Storie ABassa Audience” di Mezzafemmina, al secolo Gianluca Conte, sono storie chenon sentirete in televisione, ma allo stesso tempo sono storie necessarie,contemporanee, a volte tragiche ma sempre affrontate con un punto di vistapoetico e al di fuori dei luoghi comuni.
“Articolo 1″apre l’album, citando la Costituzione Italiana e unisce elementi della canzonedi protesta degli anni ’70 con una diversa poetica, con un gusto per ilparadosso e un tocco di ironia che potremmo trovare in artisti come Morrissey.”L’Italia è una Repubblica fondata sul lavoro ma se vado a lavorare muoio”,è soltanto un esempio della poetica del cantautore torinese, che affronta temitrasversali, dal precariato e la spersonalizzazione dei centri commerciali in”Le Prigioni Del 2000″ oppure ancora la storia di una società che cirende tutti ugualmente vulnerabili, una surreale e tragicomica democraziarappresentata in “Insanity Show”.
Ci sono poi altre”Storie A Bassa Audience”, storie di violenza come in “Giochi Da Grandi” ed”Iside”, raccontate dal punto di vista del carnefice e da quello della vittimae poi ancora storie con un esito positivo, come “I Pinguini Si Comprano IlCappotto”, dichiarazione d’amore per Torino e per il Sud Italia, terra diorigine di molti torinesi oppure in “Brace”, il racconto di un’illusione, di unattimo inaspettato, di un’estate di irrazionalità.
L’intensità delleliriche di Mezzafemmina non fa comunque passare in secondo piano la suamusicalità, la cura negli arrangiamenti e la presenza di diversi musicistidella scena torinese, la pianista Jolanda Moletta, Niccolò Bosio allafisarmonica, Andrea Ghiotti, altro ex Melanie Efrem, formazione in cuimilitava Mezzafemmina e attuale batterista dei Toys in the Attic, Marco Frattaal basso, Eros Giuggia al Sax e Giorgio Codias dei Verlaine allechitarre elettrica, oltre che della preziosa collaborazione degli stessi GigiGiancursi e Cristiano Lo Mele, della splendida voce di Robertina, Elena Dianadei Perturbazione al violoncello e Ivan Larocca dei The Johnny Staccato Bandalla tammorra e alla tromba.
 (ControRecords)
Tracklist:
1. Articolo 1 / 2. Le Prigioni Del 2000 / 3. Insanity Show / 4. i Pinguini SiComprano Il Cappotto / 5. Giochi Da Grandi / 6. Iside / 7. Braci / 8. Sorrisi EBalle Varie
Controrecords:www.controrecords.com
NewModel Label: www.newmodellabel.com
 

Imiei nonni materni vivono in un paese ai confini tra Campania e Puglia,Rocchetta Sant’Antonio, paese a cui sono molto legato, e che insieme a Torinomi ha allattato e con i suoi personaggi mi ha spinto a fare musica. In questoaffascinante paese ancora oggi è abitudine chiamare le persone non tanto con ilnome o con il cognome ma con lo “scangianome”, un soprannome di famiglia usatoper tutti i membri della famiglia.
Loscangianome della famiglia di mio nonno è Mezzafemmina. Quando da bambino michiamavano così io ci rimanevo male, perché non capivo cosa volesserointendere, se volesse essere una presa in giro, se volesse essere una battutaper i miei lunghi capelli biondi, o cos’altro. Crescendo ho voluto saperesempre di più sulla storia della mia famiglia e mio nonno mi ha spiegato ilsignificato di questo soprannome, di cui vado fiero.
Ilmio bisnonno, ai tempi del fascismo, se ne fregava del modo di pensare vigentee delle opinioni della gente ed aiutava molto nei lavori di casa. Tutto ciò nonera ovviamente ben visto all’epoca, per cui qualcuno cominciò a provocarlo,affibiandogli questo soprannome di Mezzafemmina, che lui invece accettò, senzavergogna.
Sonorimasto colpito dal fatto che alcune persone in quel paese ancora oggi michiamino Mezzafemmina, per la evidente somiglianza fisiognomica con mio nonno ela sua famiglia. Ma forse non solo per quello. E riflettendo un po’ sulsignificato di questo “scangianome” ho scoperto che è un nome che raccontatante cose di me, più di tutti gli altri soprannomi che mi sono stati dati invita. A partire dai lati femminili che non nego di avere e di cui, così come ilmio bisnonno, non mi vergogno affatto; la testardaggine di proseguire con leproprie convinzioni, fregandosene del giudizio degli altri; l’autoironia, che aquanto pare non è mai mancata alla mia famiglia, sintomo di una forteconoscenza di sé; e quel sapore di Sud e di strada e di storie da raccontare.
Aposteriori mi son trovato a notare che anche il gruppo nel quale ho militatoper anni, e a cui devo la mia crescita musicale ed umana, i Melanie Efrem, eracaratterizzato in molti aspetti da questa coesistenza di elementi femminili emaschili: nel nome stesso, costituito da un nome di donna e uno di uomo, nellamusica, che miscelava momenti di rudezza tutta maschile e momenti di intensadolcezza femminile, per finire nel logo, costituito da una figura umanasostanzialmente ermafrodita.
Eallora nel momento in cui mi son trovato a dover scegliere un nome d’arte perquesto mio nuovo progetto solista mi è venuto a chiedermi. Quale miglior nomese non quello che è già inscritto nelle mie radici?
(Gianluca Conte)
 
 
 
 
Intervista
Davide
CiaoGianluca. Raccontaci un po’ di te… Nel booklet hai scritto : “Un giorno allescuole medie pensai che mi sarebbe piaciuto fare un mio disco da grande, masubito constatai che non sarebbe stato possibile: non sapevo cantare né tantomeno suonare nulla. Oggi con questo lavoro posso dire di essere già andatooltre le mie aspettative di bambino“. Cos’hai fatto nel mezzo, da queigiorni alle scuole medie a questo primo disco solista?
 
Gianluca
C’èstato un lungo e tortuoso percorso. Appena ho preso la chitarra in mano hocominciato a scrivere canzoni, riempiendo una serie di quaderni. Tuttaviaall’inizio della mia esperienza con i Melanie Efrem (nel lontanissimo 1999) nonavevo il coraggio e forse nemmeno l’interesse di portare nel gruppo le miecanzoni; forse ne ero geloso e le sentivo troppo personali per poterle esporreal pubblico.
Ungiorno per rinfoltire una scaletta un po’ scarsa, prima di un concerto, portaiuna delle mie canzoni e da quel giorno, senza nemmeno dircelo, diventaicantante e autore dei Melanie Efrem, con i quali soprattutto dal 2004 èiniziata un’esperienza fantastica ed indimenticabile, fatta di molti ostacolima anche di grandi soddisfazioni, dalla vittoria di alcuni concorsiall’apertura di vari grandi nomi italiani, come Afterhours, Perturbazione, Meg.
Potreiparlare per ore ed ore di questa esperienza che è stata fondamentale per me alivello musicale ed anche umano.
Dasempre ho avuto comunque anche l’idea di un progetto solista che, nel periodoin cui abbiamo cominciato a discutere di una possibile fine del progettoMelanie Efrem, è diventato sempre più forte e pressante e non ho avuto dubbinell’iniziare subito a buttarmi anima e corpo in questa nuova esperienza.
 
Davide
E i MelanieEfrem… ? Continuano, si sono sciolti…?
 
Gianluca
I Melanie Efrempurtroppo non esistono più. Dico purtroppo perché, ripeto, è stataun’esperienza rivoluzionaria, in un certo senso, nella mia vita. Siamo arrivatiad un punto in cui ci siam messi ad un tavolo per parlare, ammettere qualifossero le aspettative e le perplessità di ciascuno e decidere “cosa fare dagrandi”.
Econ grande sincerità qualcuno ha ammesso che non se la sentiva di andareavanti, che non era una sua priorità. Sono stati gli stessi membri dei MelanieEfrem a stimolarmi ad andare avanti e a puntare su uno stile più cantautorale.
Continuanoa seguirmi spesso e non escludo che in futuro possa riprendere qualche pezzo diquesto gruppo che mi ha regalato tante emozioni.
 
Davide
La nostra è una Repubblica fondata sullavoro
Ma se vado a lavorare muoio…
Esì, “lavorare stanca“… Anzi di più, spesso uccide, in tutti i sensi. Peraltro sappiamo ora quel che pensa il ministro Brunetta: …La Costituzione variscritta anche nella sua prima parte, a partire dall’articolo 1 dellaCostituzione, quello che recita “l’Italia è una Repubblica fondata sullavoro“… (SIC). Cosa ne pensi? Su cosa, su quali altri valori tipiacerebbe che fosse rifondata la nostra Repubblica?
 
Gianluca
Sonoun cantautore e non un politico, e ci tengo al fatto che le due cose siano bendistinte, perché non è questo l’obiettivo delle mie canzoni. Questa frase inrealtà vuole solamente sottolineare il fatto che ci sono dei valoricostituzionalmente riconosciuti, facili da sbandierare quando se ne ha bisogno,ma che poi, nella realtà quotidiana del lavoro, vengono assolutamentedimenticati, in termini di diritti e sicurezza sul lavoro.
Per riprendere iltitolo del cd, solitamente si parla di temi legati al lavoro quando succedonotragedie che colpiscono l’immaginario collettivo, insomma quando fannoaudience. Questa canzone parla nello specifico del caso tragico della città diCasale Monferrato, in cui davvero andare a lavorare all’Eternit, o anche soloabitare nelle vicinanze della fabbrica, voleva dire andare a morire. Non è ilcaso soltanto di Casale Monferrato, ma purtroppo son storie di cui si parlatroppo poco.
Equi non c’entra la politica, la destra o la sinistra, ma è un problema di buonsenso.
Miverrebbe da dire, per rispondere alla tua seconda domanda, che tra i valori perrifondare la nostra Repubblica bisognerebbe mettere al primo posto il buonsenso.
 
Davide
Haiscritto dei bei testi. Prendiamone uno a esempio, quello di “Insanity Show”…Ricorda un po’ “Le pietre” di Gian Pieretti…
 
Sesei ricco di famiglia, puoi finire in comunità,
se sei povero di famiglia, puoi finire in comunità.
Se mangi sempre troppo, puoi finire in comunità,
se ti pesi sempre dopo lo sbocco, puoi finire in comunità.
Se hai una madre troppo apprensiva, puoi finire in comunità,
se hai una madre che non si fa mai viva, puoi finire in comunità.
Se bevi troppo vino, puoi finire in comunità,
se bevi solo acqua, puoi finire in comunità.
Se sei sempre innamorato, puoi finire in comunità,
se vuoi stare solo e dimenticato, puoi finire in comunità…
 
InsanityShowTutto è il contrario di tutto, è spiegabile con tutto e può portare a tutto… Qualsiasi cosa fai, qualsiasi ruolo hai, anche tu un giorno potresti averbisogno di aiuto…e finire in una comunità… Ma almeno la patologia è democratica.
Oforse, “in questa nostra società che ha fallito“, parli tra le righeanche di una “patologia della democrazia”… Chi ti ha maggiormente influenzatonella scrittura?
 
Gianluca
Tiringrazio per questa domanda e ti spiego il perché. “Insanity show” è unacanzone a cui tengo particolarmente, perché sono riuscito ad esprimere,perlomeno nella mia testa, esattamente quello che volevo spiegare. È unacanzone che può essere facilmente fraintesa, a causa della sua atmosferaapparentemente leggera e spensierata, ed invece credo che sia forse la canzonepiù complessa ed in un certo senso cervellotica che ho scritto finora.
Lacanzone può essere analizzata sotto due punti di vista. Da una parte ècentrata, come dici tu, su una certa patologia della democrazia, intendendo perdemocrazia le nostre democrazie occidentali, che ci offrono un benesseremateriale e tecnologico formidabile, ma allo stesso tempo ci rende più deboli evulnerabili alle patologie, soprattutto di tipo mentale (moltissimi disturbidei nostri manuali psichiatrici non esistono in Africa, per esempio);dall’altra parte prende in considerazione anche la faciloneria con cui un certotipo di psichiatria è solito incasellare qualsiasi comportamento in un nuovodisturbo.
Inquesto senso l’influenza maggiore per la stesura di questo pezzo mi è provenutada un libro di un famoso medico statunitense, Szasz, “Il mito della malattiamentale”, uno psichiatra fuori dal coro, profondamente avverso alla rigidità dialcuni metodi, tanto da definire la psichiatria una pseudoscienza che vuoleoperare un controllo sociale sulle persone e sul loro modo di essere. Aprescindere da quanto si possa essere d’accordo o meno una sua dichiarazione,semplice ma incisiva, mi ha ispirato decisamente nella formulazione dellastruttura del ritornello: “Se fumi troppo è una malattia; se sei infelice è unamalattia; se sei troppo magro o grasso, sono malattie”.
Questa frase mi ha stimolato tutta unaserie di riflessioni. Riassumendo brevemente questa canzone è come se siponesse la domanda: è la nostra società che ci rende tutti più vulnerabili allapatologia o è chi detiene la cura della patologia che riconduce qualsiasicomportamento ad una possibile malattia? O come le due cose si influenzano avicenda?
Qualcunol’ha anche definita una sorta di nuova “livella”: non è nemmeno più la morte arenderci tutti uguali, come diceva Totò, ma la patologia.
 
Davide
Chemusica ascolti?
 
Gianluca
Sonosempre stato profondamente infastidito dalle muraglie della categorizzazionedella musica in generi o in aggettivi, se non altro quando invece chedescrizioni diventano delle vere e proprie divisioni. Secondo me esistesemplicemente una buona musica e una cattiva musica, una musica fatta conmotivazione artistica e un’altra fatta con motivazione industriale.
Ioho sempre cercato in maniera istintiva e curiosa di prendere tutto il possibileda qualsiasi musica del primo tipo. Posso dirti che fondamentali nella miaformazione artistica sono stati in particolare nomi come Sonic Youth, MarleneKuntz, il cantautorato italiano, che ritengo il migliore del mondo (inparticolare De Andrè, Guccini e Gaber), Radiohead, Fluxus, Blonde Redhead e gliA Perfect Circle.
Negliultimi anni la mia curiosità si è accresciuta ulteriormente, andando a toccareanche realtà musicali che conoscevo un po’ meno, come la musica popolare, lastoria dei cantori del Gargano per esempio, ma allo stesso tempo sto ascoltandomolta elettronica e industrial e il cantautorato sudamericano, che è davveroaffascinante e geniale.
Ecome tutti vado a periodi: questo è il periodo della riscoperta di Bjork, TomWaits, Fossati e gli Shellac.
Ascoltomolta musica che apparentemente sembra centrare poco con quello che poi faccio,ma come dicevo prima è il concetto e la motivazione che c’è dietro il modo difare musica che è uguale. E comunque sia dal momento che sono molto aperto aqualsiasi sperimentazione non escludo che in futuro possano entrare nella miamusica sonorità molto diverse da quelle presenti in questo primo disco.
 
Davide
Ame capita a volte di ascoltare o riascoltare qualcosa di così personalmenteevocativo da sentirmi togliere il respiro… Una sensazione tutto sommatodolorosa e insopportabile. Mi è successo di recente riascoltando “How can Igo on” di Freddy Mercury e Montserrat Caballè. C’è una canzone che ti abbiamai dato questa sensazione? Qual è la canzone, non necessariamente la piùbella, ma la più evocativa o importante per te?
 
Gianluca
Sedovessi scegliere ne sceglierei due. La prima è “Paranoid Android” deiRadiohead, perché con i suoi continui cambi di atmosfere è una canzone che mirappresenta parecchio. Quando la sentii la prima volta ricordo che mi dissi”questa è la mia canzone”.
Laseconda è “L’avvelenata” di Guccini. Anche in questo caso ricordo come fosseieri la prima volta che la sentii, nel periodo in cui cominciai adappassionarmi ai cantautori italiani e passavo giornate intere a  curiosare traquelle cassettine di mio padre, che prima avevo sempre snobbato e visto comecose noiose.
Misisu quella cassetta e quando cominciò quella canzone me la inspirai tutta d’unfiato e poi la riascoltai 6-7 volte, inghiottendo ogni singola parola, e pensaiche era una di quelle canzoni che avrei voluto scrivere io, una canzone chedescriveva perfettamente cosa era ed è tuttora la musica.
 
Davide
Lapoesia dice troppo in pochissimo tempo, la prosa dice poco e ne impiega troppo.(Charles Bukowski)… È la canzone la giusta via di mezzo? Perché haiscelto la canzone e non altre forme creative ed espressive?
 
Gianluca
Questaè una domanda che sinceramente mi pongo spesso. Forse la risposta la stotrovando proprio in questa citazione di Bukowski. Non ho mai pensato discrivere poesie, anche se qualcuno vede i miei testi come poesie; al contrarioho spesso pensato di scrivere in altre forme più romanzate, racconti o qualcosadel genere, e anzi ti dirò sinceramente che ho più volte cominciato a farlo,fermandomi ogni volta puntualmente dopo poche pagine.
Credoche la forma canzone sia la forma che più si addica al mio modo di scrivere,che è un modo di scrivere e di riflettere molto istintivo ed intuitivo, caricodi immagini e stimoli molto concreti, come un quadro a schizzi.
Inrealtà io ci metto pochissimo a scrivere; quando ho un’idea me la lascio abagnomaria nella testa per un po’ di tempo, poi arriva un momento in cui sentouna sorta di segnale che mi dice che è arrivato il momento di scriverla e inpochi minuti è fatta.
Laprosa richiede una maggiore costanza e progettualità che probabilmente inquesto momento non fanno parte del mio stile di scrittura e di approccio altesto, ma non escludo che non possa farlo tra un po’ di tempo, dato che è unacosa che mi affascina molto.
Mipiace molto spaziare nei testi di canzoni, ma forse non tutto è adatto adessere raccontato in una canzone.
 
Davide
Saràche amo Torino ma mi sento più meridionale…” Rocchetta Sant’Antonio, paese a cuisei molto legato, e Torino che ti hanno spinto a fare musica… Come?
 
Gianluca
C’èun rapporto molto forte e continuativo tra me, Rocchetta e la musica. Quandoero ragazzino e cominciavo a suonare timidamente la chitarra non mi osavocantare, nemmeno tra amici. Ma nelle tante estati passate in questo paese,negli infiniti pomeriggi che io e un folto gruppo di amici passavamo a cantare,pian piano ho preso coraggio, scoprendo di non avere una voce poi così male.Non esagero se dico che forse, se non fosse stato per quei pomeriggi, non avreicominciato a pensarmi come cantante e cantautore.
Daquando ho cominciato a pensare a questa nuova esperienza solista ho sentito dinuovo riesplodere molto forte questo rapporto. Non è una caso forse che moltedelle canzoni che sono state poi inserite in “Storie a bassa audience” sonostate scritte proprio a Rocchetta. In un paese le “storie” sono più facili daconoscere, a volte anche da modificare a proprio piacimento, ma vedi da piùvicino come i grandi problemi della società moderna si possono ripercuoterenella vita quotidiana delle persone.
Con Torino ho un legame per ovvi motiviancora più forte e viscerale. Gli anni del liceo sono stati fondamentali pertutto il prosieguo della mia “carriera” musicale ed erano anni di grandefermento a livello musicale. In quel periodo ho cominciato a scrivere canzoniun po’ più mature, a confrontarmi con altri gruppi, a cercare di migliorare, afrequentare concerti.
Ancheoggi l’inizio di un mio nuovo percorso cantautorale non pare casuale, dato chein questo momento c’è una scena cantautorale molto interessante a Torino,sfociata nella nascita di un collettivo di cantautori, dal nome “Minoranzad’autore”, di cui per l’appunto faccio parte.
Sonsicuro che tale rapporto con questi due luoghi continuerà ad essere molto forteed influente su ciò che continuerò a scrivere e registrare.
 
Davide
L’abitudinedello scangianome è in realtà ancora viva al sud… Avendo io anche originiirpine, conosco bene questa consuetudine che non risparmia nessuno. Sarebbebello farci un libro. Cosa significa per te riandare alle radici?
 
Gianluca
Mihai letto nel pensiero. È da un po’ che penso di scrivere qualcosa su questatradizione che a me sinceramente piace moltissimo, perché permette diironizzare ed esorcizzare alcune caratteristiche negative o comunqueparticolari della persona.
Perme tornare alle radici significa passeggiare per le stradine, ascoltare iracconti dei miei nonni, guardare i bambini giocare per strada e capire chetutto ciò ha avuto un ruolo ben definito nella costruzione della miapersonalità, anche musicale.
 
Davide
Veniamoalla copertina, ai disegni, agli schizzi sulla carta di quaderno a righe condue spazi, quelle della terza e della quarta elementare, se mi ricordo bene…Sono tuoi? Perché questa scelta che rimanda all’infanzia, ma anche all’ArtBrut?
 
Gianluca
Lacopertina e tutte le grafiche sono opera del mio carissimo amico AndreaBarnaba, dopo un lungo lavoro di scambio di idee e di provini.
Lascelta del form del quaderno delle scuole elementari riporta un po’ a queiprimi quaderni di mie canzoni, che citavo all’inizio, e anche all’idea distorie come fossero piccoli temi delle scuole.
Ancheper questo ho scelto di inserire all’interno del libretto citazioni con la miavera calligrafia, come fosse davvero un mio quaderno, il quaderno in cui imparoa scrivere i miei primi temi.
Perchéè un po’ così che mi sento e che ho vissuto l’uscita di questo primo lavoro.Come i primi giorni di scuola, pieni di emozioni ma anche di dubbi, perplessitàed enigmi sul futuro, ma vissuti comunque sia pienamente, a costo di essereanche un po’ ingenui.
 
Davide
LaControrecords nasce nel 2009 e non è una etichetta come le altre ma uncollettivo di artisti. Ce ne parli?
 
Gianluca
Neparlo io anche se dovrebbe parlarne Davide Tosches che ne è stato il fondatore.Come hai detto giustamente più che una vera e propria etichetta laControrecords è un collettivo che lascia all’artista il controllo esclusivodella propria opera e la gestione completa della sua promozione, nei modi e neitempi che ognuno preferisce. L’obiettivo è quello di collaborare e di aiutarsiper quanto possibile.
Comeama dire Tosches, che è uno dei cantautori a mio parere più preparati edesperti del panorama cantautorale torinese, i contratti in Controrecords sifirmano con una stretta di mano.
Cosìè nata per esempio la nostra collaborazione. Eravamo stati chiamati a suonareinsieme in una serata lo scorso luglio e ci siamo piaciuti subito.
Cisiamo rincontrati, ne abbiamo parlato e ascoltato il mio cd ed eccomi a far parteanche io di Controrecords.
 
Davide
Prossimedate dopo il debutto il 20 aprile allo Spazio 211 di Torino?
 
Gianluca
Primadi tutto vorrei sottolineare che live suonerò con diverse soluzioni. Con laband al completo, come allo Spazio211, e ci tengo a nominare i musicisti chesuonano con me perché hanno dato un’impronta importante sul sound del live,entrando perfettamente nelle mie canzoni: Andrea Ghiotti (anche lui ex MelanieEfrem) alla batteria, Emanuele Pavone al basso, Rocco Panetta alla chitarra, SilviaCrovesio al piano e Eros Giuggia al sax.
Il21 aprile suonerò poi da solo all’Arci Groove a Rozzano, in provincia diMilano, insieme ad altri due cantautori della Controrecords, in una serataorganizzata da un cantautore milanese, Andrea Labanca.
Il6 maggio sarò poi di nuovo a Torino, probabilmente in formazione da 2 chitarreal Cafè Basaglia.
Cistiamo poi muovendo per l’estate, ma non abbiamo ancora date sicure.
Possoinvece già annunciare che abbiam gettato le basi per i prossimi due video chesaranno proprio delle due canzoni citate prima, “Articolo 1” e “Insanity show”.
 
Davide
Equali sono ora le tue aspettative di adulto?
 
Gianluca
Muoiogià dalla voglia di registrare un altro cd, per il quale, tra l’altro, ho giàmolto materiale. Io, come inclinazione personale, ho la tendenza a non farmigrossi progetti, e a vivere sul breve termine. Sto vivendo tutto quello che staarrivando in maniera entusiastica ma disincantata e credo continuerò così. Nonho mai vissuto il mio rapporto con la musica in modo morboso. La mia è unanecessità più che un fine.

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