Ivan Costamagna è il protagonista del nuovo romanzo di Andrea Malabaila (“La parte sbagliata del Paradiso” – Fernandel – 2014). È un personaggio schivo, che fa di tutto per evitare quelle che ritiene possano essere le complicazioni della vita, siano esse in campo affettivo o lavorativo.
Da un lato Ivan ha fatto la scelta precisa di non innamorarsi. Una donna significherebbe incrinare la pace che avvolge la sua vita, rovinare il silenzio perfetto di quella che definisce “la solitudine del figlio unico”. Dall’altro lato c’è il lavoro, un posto fisso in un’azienda metalmeccanica, al Regis Metallia, otto ore giornaliere passate davanti alla stessa macchina senza quasi proferire parola con nessuno.
Ivan non cambierebbe questa routine per nessun motivo. Perché dovrebbe farlo? La sua condizione è sicuramente più stabile rispetto ai suoi coetanei che “avevano continuato a studiare, e che non avrebbero mai avuto un lavoro, al massimo contratti a progetto, a tempo determinato o di vera e propria schiavitù. Che non sarebbero mai stati indipendenti e avrebbero vagato qua e là come anime perse”, e ai suoi colleghi risucchiati dal sistema in cui erano inseriti senza nemmeno rendersene conto.
Sin dalle prime pagine del romanzo, tuttavia, vediamo Ivan impegnato a contraddire questo suo credo: un nuovo progetto lavorativo, la fiducia accordatagli dal padrone dell’azienda, le realizzazioni che non si fanno attendere. Ma soprattutto una ragazza, così perfetta nella sua ingenuità da non poter nascondere altro che il demonio.
È Valentina, la figlia del capo, una ragazza che “era di tutti e di nessuno
[1]” (1), e che per Ivan rappresenterà un ulteriore gradino da salire nella scalata che, quasi suo malgrado, intraprenderà verso il successo. Non sempre, tuttavia, si è preparati ai cambiamenti che la vita ci mette di fronte perché “a volte la vita va più in fretta di te, e quando entra lo fa senza bussare”.
Gli effetti collaterali non tardano a manifestarsi: nella lotta intestina della fabbrica che contrappone impiegati a operai e, più in generale, dipendenti contro padroni, Ivan passa da neutrale
[2] a colpevole di tradimento; i suoi genitori, legati a una concezione del mondo in cui il Muro di Berlino sembra non essere mai caduto
[3], non comprendono le decisioni del figlio; il suo stesso nome subisce un cambiamento e si trasforma da un bolscevico Ivan in un più socialmente accettabile Ivano.
Ivano non comprende il motivo di tanto accanimento. Non ha cambiato bandiera: di cosa può essere accusato? Ha sempre ammirato chi è riuscito, come lui, a ottenere una buona posizione partendo dal basso, è cresciuto con la convinzione che Drive In fosse più divertente della Festa dell’Unità e, dopo una vita passata a scappare, si è finalmente innamorato. Perché tanto astio nei suoi confronti? “Solo gli invidiosi e i senza talento potevano odiarlo”.
La crisi, tuttavia, è dietro l’angolo, e non solo quella che ha colpito l’economia mondiale, ma quella personale, familiare, affettiva. È in quei momenti che il vuoto interiore pesa più di quanto si possa immaginare, più dei successi accumulati, più di una felicità che non sembra durare oltre una manciata di secondi. “Il paradiso era questa fregatura che durava quanto un orgasmo?” si trova a chiedersi quando tutto sembra perduto ed è la paura ad avere il sopravvento. Ma anche una caduta può diventare lo stimolo per una nuova resurrezione, a patto di fare i conti con i sentimenti negativi su cui si fondano le paranoie che lo affliggono. E di trovare la forza necessaria a voltare pagina.
La parte sbagliata del Paradiso
Andrea Malabaila
Pagine 176 – Prezzo 14,00 €
ISBN 978-88-98605-04-0