“Con la modernità, in cui non smettiamo di accumulare e di aggiungere, di rilanciare, abbiamo disimparato che è la sottrazione a dare forza, che dall’assenza nasce la potenza ” (Jean Baudrillard)
Marlo Morgan è una dottoressa americana. Lei, che sarà chiamata Due Cuori, camminerà al fianco di una tribù aborigena affogando i suoi passi nel libero e sperduto Outback australiano.
Non logoriamo queste pagine; dimentichi di sottoporle alla prova dell’effettività, senza domandare quanto di ciò che qui ci è confessato sia vittima dell’invenzione e quanto frutto dell’oasi della realtà, scardiniamo, invece, occhi e cuore di fronte a ciò che esse custodiscono, quel che peraltro è espresso in un tuono tagliente dal lucido anelito del pensiero di Baudrillard, sociologo francese.
La distinzione lévi-straussiana tra società calde e società fredde risuona qui il proprio eco: le une civilizzate ed evolute, almeno in teoria; sono le società ricche, occidentali, sfruttatrici instancabili dell’ambiente circostante per i propri fini progressisti, le altre, al contrario, cristalline, pensano l’ambiente naturale non come un oggetto manipolabile che si presta allora a essere strumentalizzato, bensì in quanto pezzetto del Tutto divino, un piano in eterno divenire, di cui anche il genere umano fa parte.
In questo senso, il Popolo della Vera Gente incontrato dalla Morgan è allora una società glaciale Eppure così rovente.
Mai si celebra il compleanno di alcun membro della Tribù, da ché questi aborigeni ritengono che sia giusto festeggiare soltanto qualora un individuo riesca ad accrescere se stesso, il proprio spirito; in questa vita ci è regalato il tempo e il suo fluire incessante con lo scopo primo di permetterci di divenire migliori e di arricchirci. Di denudarci senza inibizioni di fronte a noi medesimi, per perdonarci gli uni con gli altri e prima ancora, per essere capaci di perdonare noi stessi, mostrando in tal modo di accettarci e di amarci per quel che siamo, chiave imprescindibile per poter poi a nostra volta esserci sinceramente per l’ altro.
Questi aborigeni condannano senza rabbiosità ma profondamente costernati noi Mutanti (così ci chiamano, poiché ci siamo radicalmente allontanati dalla nostra naturalità) che stiamo distruggendo l’anima della Terra nostra madre, senza rispetto per le forme di vita che la popolano, senza rispetto per noi in primis.
Quel che è della terra alla Terra farà ritorno. Esseri umani compresi.
Questi aborigeni, completamente distaccati da qualsivoglia materialità, persuasi fin nelle viscere dell’idea che ognuno di noi abbia il potere di plasmare la propria vita in totale autonomia poiché in fondo ” possiamo arricchire le nostre esistenze ed essere creativi nella misura in cui permettiamo al nostro più profondo io di esserlo “, sono sudditi del reame della parte sinistra del cervello: vivono assecondando la creatività, l’immaginazione, l’intuizione. Ripudiano le cosiddette ” norme educative” prefabbricate, abbracciano principi spirituali incontaminati. Vivono ascoltando il suono dell’Universo.
Così, non c’è da stupirsi quando comunicano tra loro mediante telepatia: non esistono mezze verità per la Vera Gente, né giocattoli di bugie, le loro menti sono trasparenti, del tutto aperte; non sentendo allora la necessità di mentirsi reciprocamente, di mascherarsi gli uni di fronte agli altri, possono essi parlarsi tramite il pensiero, un pensiero privo di finzioni, di barriere.
Marlo Morgan non è una scrittrice – salta all’occhio in un istante – non cuce e rammenda castelli gotici con le parole, ragion per cui, stilisticamente parlando, queste sono pagine scarne, impoverite, stringate, per così dire, opache. E venne chiamata due cuori ha più i toni di un lucido reportage giornalistico, non è un libro nel senso artistico del termine. Tant’è che la narrazione, talvolta scadente nel baratro del banale, è una narrazione sterile, si percepisce ecco come manchevole di un certo quid.
Ma comunque, tutto questo è eclatante. Per quel che riguarda il contenuto, nessun abisso del banale potrebbe mai mangiarselo.
Due cuori ha il potere di far risorgere verità umane talmente sottili e lievi da essere sfuggenti.
Verità che alla fine dei conti ci sono sfuggite davvero credo.
Perdetevi qui dentro – leggete, masticate d’un fiato, in una notte, di corsa, fino all’alba – perché una volta finito, potreste accorgervi ubriachi dell’infervorante sensazione di esservi ritrovati.