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Le Cosmicomiche – Italo Calvino

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“Ora voi mi chiederete cosa diavolo andavamo a fare sulla Luna, e io ve lo spiego. Andavamo a a raccogliere il latte, con un grosso cucchiaio ed un mastello. Il latte lunare era molto denso, come una specie di ricotta. […] Si formava negli interstizi tra scaglia e scaglia per la fermentazione di diversi corpi e sostanze di provenienza terrestre, volati su dalle praterie e foreste e lagune che il satellite sorvolava. Era composto essenzialmente di: succhi vegetali, girini di rana, bitume, lenticchie, miele d’api, cristalli d’amido, uova di storione, muffe, pollini, sostanze gelatinose, vermi, resine, pepe, sali minerali, materiale di combustione.”
 
Calvino qui fa scacco matto delle sue, definiamole così, teorie cosmogoniche: ipotesi azzardate sulla genesi del mondo prima che fosse il tal mondo che noi conosciamo, incollato nel manto della Via Lattea a roteare tra astri e pianeti.
Sono dodici gli squarci di brevi racconti in cui riparano le suggestioni calviniane; per l’estro e la fantasticheria di cui succhiano la linfa vitale paiono lontane sorelle degli svolazzi surreali incisi dalla penna di un Borges.
Irrealistiche queste Cosmicomiche, sicuramente nulla hanno da spartire con qualcosa che abbracci la verosimiglianza.
 
Qfwfq ne è il protagonista, sempre. Di volta in volta incarna sembianze diverse, un sarto Calvino confeziona per lui molteplici vesti e Qfwfq le indossa tutte, una dopo l’altra, e frattanto ci rende partecipi della condizione in cui imperversava il cosmo un milione di anni fa e nell’era Carbonifera o forse soltanto ieri l’altro, da ché la narrazione vive di spasmi atemporali così che stabilirsi in una dimensione spazio-tempo è impresa vana e implausibile.
Un cipiglio lucido e svelto quello di Qfwfq, un timbro quasi cronistico investe le confidenze che ci srotola addosso, grazie alle quali veniamo a conoscenza degli innumerevoli stati di cose che Qfwfq ha sperimentato, lui che senza età esiste da sempre e per sempre o quantomeno, da quando l’Universo è divenuto l’Universo.
E’ stato un essere umano impegnato con una grottesca combriccola nella raccolta del latte lunare, poiché  in quel tempo la Luna si trovava così vicina alla Terra che Qfwfq e i suoi compari non dovevano far nient’altro che ormeggiarsi tra le creste marine e con l’ausilio di una scala arrampicarsi sull’olivastro lunare. E nul plùs.
Ora l’ultimo dei dinosauri sopravvissuto alla strage dell’estinzione, “anch’io, per un certo periodo, sono stato dinosauro: diciamo per una cinquantina di milioni di anni; e non me ne pento”; un dinosauro disorientato e intimorito dall’era dei Nuovi di cui non comprende leggi e consuetudini.
Ora punto, linea nello spazio, una molecola, in un vuoto perenne senza delimitazioni spaziali, senza punti di riferimento; una molecola in caduta libera insieme ad altri due compagni di caduta, Ursula H’x e il Tenente Fenimore, e la diàtriba di erotiche gelosie tra i due pretendenti della stessa Ursula.
Ora uno dei primi vertebrati derivati dai pesci ossei polmonari, ” Ormai era chiaro che i tempi dell’acqua erano finiti […] tutti raccontavano cose straordinarie di quel che c’era da fare in terraferma, e chiamavano i parenti “.
Ora, creatura gettata su una Terra che ancora non conosceva Oceani ne atmosfera, né montagne né rumore, un mondo inerme e grigio poiché ancora tutto risultava pallido e incolore. Qfwfq assistette così all’epocale cambiamento che investì una terra siffatta: il boato gemente di un mondo che esplodeva in suoni ruggenti e in fervide gradazioni cromatiche
Ora bambino perso in una giocosa infanzia insieme a un altro bambino, Pfwfp; insieme non si fa nient’altro che giocare a lanciare e rincorrere gli atomi, come fossero biglie, in un universo in cui vi sono nient’altro che atomi di idrogeno.
Ora scommettitore d’azzardo, votato alla vincita costante a discapito del Deacano (k)yK, sulle più minute sorti e sui più improbabili destini in cui  potrebbe, forse, un giorno, chi lo sa,  incorrere il mondo.
Qfwfq è una voce fuori campo, un angolo di visuale, l’ammiccamento di un occhio di fronte a cui si denuda la particolare prospettiva di uno specifico istante della vita cosmica.

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