Il resoconto della 55a Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia giunge inaspettatamente prestissimo, ancor prima che la manifestazione si chiuda. Perché? Perché quest’anno la mia partecipazione è durata solamente un’ora; un’ora scarsa è infatti il tempo che l’accredito stampa è rimasto in mio possesso prima di venire riconsegnato all’organizzazione. Andiamo per ordine. All’inizio di Giugno non si trova una camera libera a meno di 70.000L al giorno, anche cercando fuori dal Lido, anche preparandosi ad un pendolarismo massacrante (e costoso) dalla città di Venezia. Come gli anni passati mi dirotto sullo spartano ma comodo Camping San Nicolò pur essendo un campeggiatore per necessità più che per passione. Il campeggio ha i soliti problemi e si saprà solamente all’ultimo giorno se otterrà la consueta proroga dell’autorizzazione per la durata del festival. Non demordo. Pur non conoscendo i motivi dell’ordinanza di chiusura del campeggio faccio del mio meglio per smuovere le acque, scrivo all’Amministrazione Comunale di Venezia e ad un quotidiano denunciando le infinite difficoltà di chi intende seguire uno dei più importanti festival del cinema del mondo. Decine di piccoli sforzi di questo genere fatti da altrettanti sconosciuti appassionati fanno sì che una settimana prima dell’inizio del festival il campeggio possa dire che è in possesso di una autorizzazione certa ma ancora ufficiosa. Do’ aria alla tenda e organizzo il viaggio. Venerdì 4 Settembre. L’auto è stracarica; Io, la Caterina, due biciclette pieghevoli per supplire al costo e all’orario ridotto dell’autobus campeggio-cinema, pluriball e plaid per lenire i dolori causati dalla terra irregolare ed umidissima del Lido, banane e cracker per le prime esigenze nutritive in barba ai prezzi ladri del Lido. 250 Km, 15.000L il pedaggio Modena Sud-Venezia, 23.000L il costo del ferry boat che trasporta noi e la Punto al Lido. Davanti al campeggio una brutta sorpresa. Un cartello dice "Campeggio chiuso".
Chiuso? "Ma se abbiamo telefonato solo ieri!", affermano stupiti due ragazzi bolognesi. La responsabile del campeggio è molto gentile. Non ci spiega esattamente cosa sia successo ma ci informa che le poche tende già piantate nell’area devono sgomberare entro sera, pena la reclusione. Ci indirizza al campeggio di Punta Sabbioni, un lembo di terraferma a ridosso
dell’estremità Est del Lido. I traghetti ben servono quella zona, tant’è che ce ne sono più di uno all’ora e per tutta la notte. Il campeggio però costa come un albergo con vista sul Colosseo (lo giuro!) e per riuscire a vedere tutti i film si dovrebbe prendere il traghetto delle 7:23 il cui approdo è a un Km dal campeggio per poi tornare con quello dell’1:30… La Caterina cede, io resisto e mi reco all’Excelsior a ritirare il mio accredito stampa. La carta magnetica con la mia foto stampata sopra è molto carina ma le 50.000L che devo pagare mi lasciano un po’ d’amaro in bocca. Ho sempre sostenuto che un’iniziativa del genere avrebbe tenuto lontani almeno i "giornalisti" da un film al giorno ma, viste le premesse, le pago molto malvolentieri. Ora che ho l’accredito ed il programma entro nel vivo. Mi servirà la tessera speciale ACTV che al costo di 40.000L mi permetterà di risparmiare sui viaggi da e per il Lido. Cerco lo stand per almeno mezz’ora durante la quale, come un novello Dante all’infermo, vedo tutto e apro gli occhi. Un fotografo maleducato occupa il corridoio degli uffici stampa per fare un servizio su di uno sconosciuto. Il casellario stampa è severamente vietato a chi non ha l’apposito accredito a differenza degli anni scorsi quando anche i "culturali" potevano fornirsi dei resti dei comunicati, delle brochure e di tutto il materiale che ha il solo scopo di essere divulgato e letto. La Nestlè è uno sponsor ricco ma scomodo, la sua campagna per la diffusione del latte in polvere tra le
madri africane è imbarazzante ma "pecunia non olet" sembra essere il motto di questa edizione. Decidiamo quindi di ordinare quanti più caffè gratuiti possibili per poi gettarli, in religioso rispetto alla campagna di boicottaggio contro questa multinazionale ma i banchetti del Nescafè sono desolatamente vuoti, neanche un ristretto. La delusione aumenta. Mi sento imbrigliato in qualcosa, costretto da una forza non percepibile a mettere la mia faccia, la mia pazienza, il mio nome, la mia schiena, i miei soldi, la mia passione al servizio di un evento che nulla fa per me, che nulla fa per il pubblico, che poco fa per il cinema. Uscendo dall’ufficio stampa osservo la passarella di Storaro e penso che con i suoi 812 milioni (ottocentododicimilionidilire) si sarebbero potute pagare le spese di 16240 accreditati! Ho una crisi di coscienza. Nell’aria c’è malumore, non vedo l’allegro viavai degli anni passati, gli stand di contorno sono fiacchi e semivuoti, la fila al Palagalileo è breve e silenziosa. La postazione di ItaliaRadio "Ridateci i soldi" è strapiena di messaggi che denunciano tutte le assurdità dell’organizzazione, specialmente nei confronti degli accrediti culturali: orari impossibili, film sovrapposti, sale semivuote alle quali non possono accedere e così via. Basta, io torno a casa. Ritorno all’ufficio stampa e ottengo la restituzione delle 50.000L che conserverò per un festival più cinematografico. Rammarichi? Certo!
Spielberg, Lelouch, Archibugi, i corti, Spike Lee, Ivory, il cinema dei paesi più lontani, Segre, i Taviani, Rohmer, Weir, Ruiz, Makhmalbaf, Luchetti Paskaljevic, la seria Alfabeto Italiano, Rafelson, Martone, Ferrara, Gitai, Allen (sigh!), Amelio, Singer, Del Monte, Kusturica (sigh!), Garrone, Chiti, Frankenheimer vi bastano? Chi li vedra? Chi decreterà il successo di questi film? Il grande pubblico per quelli più commerciabili, gli ostinati appassionati per quelli più particolari, sicuramente non quello che risponde al telefonino durante la proiezione o cazzeggia attorno al Casinò tutto il giorno… Se qualcuno fosse interessato a proseguire il dibattito con tante piccole voci faremo un grido (nessuno sospetta che io abbia un cuore!).
Morte a Venezia
Michele Benatti