sfida planetaria, rispostaglobale
«La criminalità si èinternazionalizzata più velocemente
delle forze dell’ordine e della governanceglobale»
(Antonio Maria Costa, DirettoreEsecutivo dell’Ufficio delle Nazioni Unite
contro la Droga e il Crimine)
Introduzione
Le Nazioni Unite,tramite il proprio servizio preposto alla lotta al traffico di droga e alcrimine, l’UNODC[1],hanno presentato nello scorso mese di giugno il Rapporto dal titolo “LaGlobalizzazione del Crimine“ che coglie l’occasione del decimoanniversario della sottoscrizione della Convenzione ONU contro il crimineorganizzato transnazionale[2],per condurre una preziosa analisi dell’evoluzione di questo fenomeno e dellepossibilità di attuare un efficace sistema di risposta concordato tra idifferenti attori.
Un dato che appareimmediatamente evidente dallo studio delle 314 pagine che compongono ildocumento è che negli ultimi 25 anni la criminalità organizzata è stata capacedi sfruttare al meglio le opportunità offerte dalla globalizzazione per ilperseguimento dei propri interessi, cosa che, invece, spesso non si avuta perle autorità di polizia che avrebbero dovuto contrastarla.
Difatti, l’intensificazionedegli scambi commerciali e finanziari, la facilità nei trasporti e nelletelecomunicazioni ha aperto enormi e proficue opportunità anche per i criminalie le loro attività; di pari passo non si è sviluppato un modello di “governoglobale” che potesse garantire il rispetto delle regole dello stato di dirittoe si è invece confermata la connaturale anarchia tipica della comunitàinternazionale.
Il Rapporto nascedalla constatazione che oggi la criminalità organizzata si è talmentediversificata da raggiungere proporzioni macro-economiche di portata globale edivenire un vero problema transnazionale e una minaccia alla sicurezza dellacollettività umana. Malgrado ciò, questo fenomeno non è ancora sufficientementestudiato e compreso: mancano informazioni precise sui mercati criminali transnazionalie sulle loro tendenze e mancano politiche d’intervento elaborate congiuntamentea livello sovranazionale. Per ovviare a questa lacuna, l’UNODC focalizza la suaindagine sui flussi dei traffici illegali, mettendo assieme tutte le tesseredel puzzle delle diverse aree del pianeta e fornendo una visione globale deimercati, degli interessi, degli attori, dei mezzi di contrasto attuati e daattuare.
Il crimineorganizzato transnazionale
Ma andiamo conordine: innanzitutto, con il termine “crimine organizzato transnazionale“(o, secondo la dicitura anglosassone, Transnational Organized Crime – TOC) si deveintendere qualsiasi reato grave di natura transnazionale, compiuto da tre o piùpersone, con lo scopo di ottenere un guadagno materiale, così come previstoagli artt.2, 3, 5 e 6 della Convenzione contro la criminalità organizzatatransnazionale.
La nozione, inquesto caso, risulta più ampia di quella classica e, per questo motivo, ilrapporto prende in esame le molteplici interazioni esistenti ed influenti sullanatura delle azioni criminose, sui soggetti autori delle stesse, sui flussi chequeste generano e su cui si sviluppano, sugli interessi che producono e sulleripercussioni che hanno a livello locale, regionale e globale.
Sembra che oggi ilcrimine organizzato transnazionale coinvolga sia le organizzazioni altamentestrutturate che quelle più flessibili, anche se numerose fonti autorevolisostengono che le organizzazioni del primo tipo stanno perdendo terreno afavore delle altre. L’esperienza recente insegna che gruppi criminaliorganizzati dalla struttura tradizionale e gerarchica hanno sviluppato, a causadelle pressioni delle forze dell’ordine, una “struttura a cella” simile aquella dei gruppi terroristici, caratterizzata da piccoli network che eseguonoil lavoro precedentemente svolto da strutture più rigide.
Probabilmente, èpiù sicuro affermare che i gruppi stessi siano diventati meno importantirispetto al segmento criminoso nel quale sono impegnati: la criminalitàorganizzata sembra individuarsi più con un insieme di attività da condurrepiuttosto che con un gruppo specifico di persone che partecipano ad una seriedi attività comuni. Per questo motivo, anche se i soggetti venissero fermati,le attività continuerebbero in quanto il mercato illecito e i proventi che essogenera rimarrebbero intatti. Per risolvere il problema del crimine organizzatotransnazionale è quindi necessario affrontare questi “mercati” nella dimensioneattraverso la quale operano.
I flussi criminali
Tali mercati, cosìcome considerati nello studio dell’UNODC, sono segmentati secondo l’oggetto edesaminati seguendone i flussi.
Vengono consideratii corridoi impiegati per la tratta di esseri umani, in particolar mododestinati allo sfruttamento sessuale (70.000 ogni anno, solo in Europa!), daEst a Ovest e da Sud a Nord, verso i Paesi dell’Europa occidentale, e quelliper il traffico di migranti (Sud-Nord, dall’America latina agli StatiUniti attraverso il Messico e dai Paesi del Maghreb all’Europa attraverso ilMar Mediterraneo).
Vi sono poi lelunghe strade dell’eroina, dall’Afghanistan verso i maggiori mercati diRussia ed Europa, per un valore di circa 55 miliardi di dollari, e quello dellacocaina, dai Paesi andini al Nord America e all’Europa, per più di 70miliardi di dollari, con il coinvolgimento di organizzazioni criminali, gruppiparamilitari e terroristici anche in regioni del pianeta impensabili (peresempio nei Paesi africani del Golfo di Guinea).
Il tradizionale trafficodi armi da fuoco, che genera un montante calcolato intorno ai 170-320miliardi di dollari, risponde oggi a due differenti richiedenti: quelli chenecessitano di armi per propositi criminali e quelli che se ne servono perscopi politici. La direttrice Stati Uniti-Messico rappresenta un esempio delprimo, mentre quello che ha origine dall’Est Europa verso l’Africa centrale èun esempio del secondo.
Nuove forme,invece, hanno elaborato coloro che si dedicano ai crimini ambientali: relativiall’inquinamento, in particolare allo scarico di rifiuti pericolosi e alcommercio di sostanze inquinanti, e relativi al commercio illegale di risorsenaturali (specie animali, vegetali, legnami da costruzione e pietre preziose). Gliesempi più noti sono il contrabbando di specie in via di estinzione dall’Africae dal Sud-Est asiatico verso tutta l’Asia, e il contrabbando di legname dalSud-Est Asiatico all’Europa. In questi casi, la complicità di autoritànazionali corrotte risulta essere uno degli elementi fondamentali per ilperpetrarsi dell’azione criminosa. Altrove, invece, la presenza di gruppi di ribelli,che controllano il territorio e che sono in rapporto con organizzazionicriminali internazionali, alimenta il saccheggio e il commercio clandestino dirisorse naturali (come accade per diamanti e coltan dal Congo, solo per fare unesempio).
La criminalitàglobalizzata, dal canto suo, è riuscita pure a sfruttare le opportunità offertedal fenomeno della delocalizzazione delle produzioni industriali, in particolarmodo in Paesi asiatici, avviando e controllando i mercati dei benicontraffatti (per un valore superiore ai 10 miliardi di dollari all’anno). Questofenomeno ha per oggetto prodotti di consumo destinati all’Europa e medicinalidiretti verso il Sud-Est Asiatico e l’Africa.
Negli ultimi anniil flusso di merce contraffatta verso l’Europa è cresciuto considerevolmente ela difficoltà nel riconoscere simili prodotti fa sì che alcune classi rappresentinoun serio rischio per la salute e l’incolumità pubblica.
Il traffico dimedicinali contraffatti, invece, è un “crimine opportunistico” che vieneinnescato laddove le capacità di regolamentazioni sono deboli e ha conseguenzeche possono divenire letali (quando si hanno farmaci inefficaci o dannosi e quandosi contribuisce all’evoluzione di ceppi di agenti patogeni).
Antica come ilmondo, ma di gran lunga la più longeva forma criminale, risulta essere la pirateriamarittima: caratterizzata oggi da sequestri di navi cargo, e conseguenti domandedi riscatto, è praticata da pirati provenienti dalle coste del Corno d’Africa(in prevalenza, somali). I riscatti generano ogni anno oltre 100 miliardi didollari, di cui solo un quarto va ai pirati, mentre il resto finisce nelletasche della criminalità organizzata.
Se i pirati di mareaffondano le loro radici nella notte dei tempi, gli autori dei criminiinformatici legati alla rete delle reti, internet, sono tra i più moderni epossono mettere a rischio la sicurezza nazionale di molti Paesi: centralielettriche, traffici aerei ed impianti nucleari sono già stati oggetto dimolteplici attacchi. Si possono distinguere quattro forme principali: gli atti di”hacking“, infrazioni contro dati e sistemi; il “phishing“,falsificazioni e frodi informatiche; la divulgazione di contenuti illegali(come la distribuzione di materiale pornografico); la violazione del diritto diautore.
Di particolarerilievo, anche per l’impatto economico, risultano essere i furti di identità inrete, particolarmente sviluppati negli Stati Uniti, sia in termini di autorisia per numero di vittime.
Per quanto riguardala produzione e distribuzione di materiale pedopornografico, dall’altra parte, ilweb ha portato con sé il rischio che la domanda crescesse al punto dal renderela vittimizzazione dei bambini un’attività redditizia per i gruppi criminali e,dunque, meritevole di un innalzamento della soglia di vigilanza.
Conclusione
Si deve riconoscereche la maggior parte dei flussi illeciti esaminati giunge, transita o haorigine sui territori dei Paesi che rappresentano le maggiori potenzeeconomiche (i Paesi del G8 in primis, ma anche i BRIC, Brasile, Russia, India eCina). In altre parole, i maggiori partner commerciali al mondo sono pure iprincipali mercati di prodotti e servizi illeciti nonché le piazze piùimportanti per la consumazione di reati da parte della criminalitàinternazionale.
Questo hatrasformato la criminalità transnazionale in uno dei business più sofisticati eproficui al mondo, fattore che dovrebbe portare naturalmente alla elaborazionedi un nuovo approccio di contrasto dal momento che le strategie elaborate econdotte a livello nazionale risultano inadeguate contro un crimine che haraggiunto una dimensione globale.
Inoltre, leautorità competenti dovrebbero trovarsi concordi nell’individuare strumentiatti a controllare e intercettare i flussi finanziari originati dalle attivitàcriminali e, da questi, risalire agli autori per assicurarli alla giustizia eimpedire la continuazione di simili attività.
Per affrontare econtrastare questi sistemi criminali, servono delle soluzioni creative basatesu tecniche che vadano oltre le tradizionali metodologie: un’azione dicooperazione internazionale tra le forze di polizia e le magistrature si stasviluppando, ma è indispensabile un ulteriore impegno affinché la lotta alcrimine transnazionale sia parte integrante di un progetto più ampio digovernance globale.
Come riconosce ilRapporto, in maniera cristallina, la globalizzazione è cresciuta piùvelocemente della capacità umana di guidarla, ed è proprio in questa zonagrigia priva di regolamentazione che si sono sviluppate le enormi opportunitàper la criminalità organizzata che abbiamo esaminato.
Se si vuolerealmente contrastare il crimine organizzato transnazionale, risulta dunqueimprocrastinabile creare un sistema normativo condiviso che detti, anche soloin maniera minimale, regole certe per tutti i flussi esaminati.
Non vi è altrascelta che contrastarli sul loro medesimo campo: quello globale!
Solo l’approccioglobale permetterà di analizzare a fondo ogni aspetto del multiforme fenomenocriminale, trovarne i punti deboli da attaccare e, infine, vincerlo.