Pagg.243 Euro 19 Einaudi Editore
Vicendepersonali e pubbliche si intersecano in questo libro dello scrittore sardo che,a pochi anni di distanza dalla pubblicazione del volume “Memoria del vuoto” sulbrigante Samuele Stocchino, ritorna al romanzo storico. I protagonisti sono duetrovatelli, Michele Angelo e Mercede Chironi, ” lui fabbro, lei donna” che sisposeranno ed avranno diversi figli, dando vita ad una “stirpe. ” I Chironiprosperano economicamente, grazie alla trasformazione della società sarda ealle persone che desiderano i balconi delle villette in ferro, la lorosituazione è florida, ma dovranno pagare un prezzo molto alto con una serie dilutti perché, come fa dire lo scrittore a Michele Angelo ” queste sono cose che debbono succedere se no è tutto inutile”. I gemellini Pietro e Paolo verrannotrovati morti nel bosco, il figlio intellettuale Luigi Ippolito partiràvolontario per la grande guerra, ma verrà schiacciato dall’assurdità delle coseviste, tanto da essere rinchiuso in manicomio e, in un momento di lucidità, sitoglierà la vita. Gavino, fabbro come il padre, omosessuale ed antifascista,partirà per l’ Australia dove morirà nel viaggio, la figlia Marianna lasceràNuoro, dove è ambientato il romanzo, per andare ad abitare a Cagliari, sposa diun gerarca fascista che morirà ucciso in un agguato insieme all’autista e allafiglia Dina. Mariana resterà ricca, ma sola. Mercede, impietrita dal dolore,scapperà da casa forse per uccidesi, forse per ritrovare la serenità perdutadopo tanti lutti e tanto dolore. E’ la morte la vera protagonista di questolibro, le pagine di Fois sono intrise di un dolore profondo, personale che simescola a quello collettivo perché il libro attraversa un secolo di storiacertamente non felice, che si snoda dal 1889 fino alla fine della secondaguerra mondiale. E’ un libro corale, di ampio respiro, ma lo scrittore, purdescrivendo morte e lutti, suddivide il volume in cantiche , Paradiso,(1889/1900) Inferno(1901/1941) e Purgatorio, (1943) lasciando spazio alla speranza. Una delle pagine più intense di questo libro la cui scrittura nonstanca il lettore, è la scena finale che descrive l’incontro fra il vecchioMichele Angelo e il presunto figlio di Luigi Ippolito perché, come recitano leultime righe de “La Stirpe”, “e la fine non è una fine”, lasciando spazio allasperanza di un futuro diverso e migliore.