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Che la festa cominci – Niccolò Ammaniti

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Pagg.328 Euro 18 Einaudi Editore

Roma, 2009. L’imprenditore Sasà Chiatti, figlio di un carrozziere di Mondragone, riesce ad aggiudicarsi l’acquisto di Villa Ada, la residenza del Duce, dove fu arrestato, villa che il comune ha messo in vendita per rimpinguare le casse comunali. Cosa fare per festeggiare l’evento? Una festa che passi alla storia come il più grande evento mondano della storia della Repubblica. Ingaggia uno chef bulgaro,alcuni battitori negri ingaggiati alla stazione Termini, acquista una serie di animali per dare vita a diverse cacce. Fa restaurare la villa e,alla festa, invita la Roma che conta: politici, imprenditori, calciatori, veline, soubrette. Chiatti , che ci ricorda un personaggio politico di primo piano, vuole entrare, dopo anni di gavetta, a respirare gli acidi della carrozzeria del padre, a far parte del bel modo ” dorato” romano. Lo scrittore, fra i numerosi invitati, fa acquistare un ruolo di primo piano a due personaggi: lo scrittore Fabrizio Ciba, conosciuto al grande pubblico non solo per i suoi romanzi , ma perché è il conduttore di una trasmissione televisiva e uno sgangherato gruppo satanico, le belve di Abaddon, quattro persone di Oriolo Romano capitanate da Saverio Moneta, chiamato Manton, un uomo frustato che si è infelicemente sposato con la figlia del titolare di un negozio di mobili tirolesi dove lui lavora. Si introduce, con il suo gruppo satanico,all’interno di Villa Ada nel tentativo di uccidere Larita, la cantante che dovrà tenere un concerto nel corso della festa. Nel corso della serata, diversi e imprevedibili avvenimenti sconvolgeranno il piano delle belve di Abaddon e moriranno numerosi invitati, compreso lo steso Chiatti perché si verificherà un evento inaspettato. Ammaniti elabora una trama narrativa articolata e complessa, ricca di colpi di scena, popolata da una miriade di personaggi e si avvale di un linguaggio ironico, a tratti comico. A distanza di tre anni dalla pubblicazione del libro “Come Dio comanda” dove descriveva il rapporto tra Rino e Cristiano Zena, padre e figlio, uniti da un amore viscerale che diventa sopraffazione e violenza, lo scrittore cambia totalmente registro narrativo. Ci descrive, tramite i vari personaggi del modo editoriale, imprenditoriale e politico, la società di oggi: vuota, fatua, priva di valori etici, dedita al successo e, non a caso, dopo la serata disastrosa, lo scrittore Ciba, piuttosto che andare via con Lorita, della quale si era innamorato, oltre che farsi intervistare dalla tv, scapperà via con un’attricetta , Simona Somancini. Oggi è importante, lascia intendere lo scrittore romano, apparire più che essere, viviamo in una società consumistica dove conta il denaro, il potere , i soldi, indipendentemente da come si sono realizzati e la società è in preda ad un caos totale. Villa Ada e i suoi ospiti, purtroppo, sono lo specchio dell’Italia di oggi e “Che la festa cominci”, è un libro intriso di comicità, a tratti esilarante, ma decisamente politico, nel senso più nobile del termine. Una Apocalisse descritta sapientemente, questa della festa, che prelude all’apocalisse della nostra società ed è anche un atto d’amore verso Roma e verso Villa Ada che , secondo lo scrittore, “è in una situazione di terribile degrado. Uno degli ultimi polmoni verdi di una metropoli asfissiata dallo smog e rintronata dal rumore che sta per morire”. Come, si legge tra le righe del romanzo, stiamo morendo, culturalmente, tutti noi.

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